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Le 7 Regole del Successo di Covey

Esiste un metodo che può portare ciascuno di noi a raggiungere obiettivi professionali e personali davvero significativi?

Le 7 regole che sto per indicarti, mi hanno cambiato la vita nel 2003 quando le scoprii leggendo il libro che considero la bibbia del business, sto parlando de “Le 7 Regole per Avere Successo” di Stephen Covey (“The 7 Habits of Highly Effective People” del 1989).

Il libro di Covey va considerato come uno dei testi più innovativi nel panorama della letteratura manageriale, uno di quei libri che  non dovrebbero mai mancare nella cultura di imprenditori, professionisti, formatori, manager e coach. In realtà, si tratta di un vero e proprio percorso di miglioramento estremamente pratico su come ottenere risultati in linea con i propri obiettivi.

Le 7 Regole sono:

1. SII PROATTIVO: niente scuse o lamentele e lavora su quello che è in tuo potere.

La proattività è la capacità di controllare il proprio ambiente, piuttosto che venirne controllati. Il grande problema è “come” vediamo il problema e dove cerchiamo le soluzioni. Ci sono circostanze che non possiamo controllare direttamente (non possiamo far smettere di piovere, ad esempio), ma possiamo sempre scegliere come agire (invece di reagire) prendendo l’iniziativa per superare o aggirare gli ostacoli.

Covey focalizza l’attenzione sull’importanza di lavorare su ciò che possiamo influenzare, ovvero le cose che possiamo modificare. Quindi, invece di lamentarsi del problema o aspettarsi che altri lo risolvano al nostro posto, occorre pensare a cosa possiamo fare noi direttamente per risolverlo. Allora sì che dimostriamo di essere proattivi. Agendo in questo modo, saremo in grado di aumentare la nostra capacità di influenzare la realtà circostante, invece di subirla come spesso accade. Tutto dipende da noi!

2. COMINCIA PENSANDO ALLA FINE: focalizzati sul risultato finale e sulle azioni che contribuiscono a raggiungerlo.

Comincia pensando alla fine, significa aver chiaro dove vogliamo arrivare, quale destinazione ci siamo prefissati. Se non partiamo dalla fine, incontreremo molte difficoltà nel pianificare efficacemente il nostro piano d’azione, rischiando di correre nella direzione sbagliata.

Per non ritrovarci dopo anni nel posto sbagliato, dobbiamo comprendere cosa ci rende felici, quali sono le nostre priorità nella vita, a cosa diamo più valore (famiglia, coppia, lavoro, amici, successo, proprietà, ecc.). Siamo noi che scegliamo la direzione per essere felici.

3. DAI PRECEDENZA ALLE PRIORITÁ: impara a delegare per concentrarti sulle attività strategiche.

Se la seconda regola riguarda la creazione mentale, la terza è la creazione fisica. Imprenditori e manager sono spesso indaffarati su urgenze che non possono essere rinviate, ma debbono essere affrontate subito. Il segreto è dare la precedenza alle attività importanti prima che si trasformino in urgenti. La delega è una via necessaria per liberare il nostro tempo, così da dedicarci a ciò che solo noi possiamo fare per far espandere il business.

Se resti nel turbinio delle urgenze, ti allontanerai dal raggiungimento degli obiettivi che fanno davvero la differenza. È ciò che accade quando sei indaffarato (disperso su mille attività), invece che produttivo (focalizzato su ciò che è importante).

4. PENSA VINCERE/VINCERE: il successo non dato da uno scontro su un’arena, ma da un modo nuovo di creare benessere per tutti.

Occorre superare l’arcaico atteggiamento competitivo fondato sulla scarsità di risorse, la vera vittoria consiste nel trovare una soluzione che crei opportunità per tutti.

Covey paragona le relazioni a un conto corrente bancario. Alcune azioni rappresentano un versamento emotivo (disponibilità, apprezzamento, sorriso, comprensione), altri un prelievo (scortesie, litigi, disinteresse, critiche fini a se stesse). Se preleviamo sempre senza versare mai, il conto andrà in rosso e la relazione si rovinerà. Capiterà di dover prelevare, magari con un richiamo  su un errore, ma se abbiamo versato a sufficienza, probabilmente avremo ancora dei crediti emotivi.

Atteggiamenti win/win sono ad esempio: comprendere le altre persone, rispettare il loro pensiero, essere gentili, mantenere gli accordi, scusarsi quando si sbaglia.

5. COMPRENDI PER FARTI COMPRENDERE: perché qualcuno dovrebbe capirti se tu non sei il primo a farlo?

Finché mettiamo davanti sempre noi stessi, faremo una gran fatica a capire e farci capire perché tenderemo a giudicare pensando che il nostro punti di vista è l’unico corretto. Prima dobbiamo ascoltare attivamente ed essere interessati all’altro, poi possiamo esporre il nostro pensiero.

Spesso interpretiamo invece di comprendere veramente ciò che l’altra persona sta dicendo. Ti capita mai mentre qualcuno ti parla di avere la convinzione di sapere dove vuole arrivare?  Ok, potresti anche azzeccare, ma è sempre bene verificare che sia proprio così. Ripeti con parole tue cosa ti ha detto e chiedigli se hai compreso bene il suo pensiero. Una comunicazione efficace parte sempre dallo spostare l’attenzione da noi alla persona che abbiamo difronte. Un buon imprenditore e manager, comprende e viene compreso.

6. SINERGIZZA: cooperando otterrai una fetta più grande dell’intera torta che generi da singolo.

L’applicazione della regola 5 è fondamentale per riuscire a creare un team di persone che vogliono raggiungere insieme gli obiettivi concordati. Sinergia significa unire le energie per direzionale verso il vantaggio di tutti, un grande obiettivo comune che comprende gli obiettivi dei singoli. Potremmo semplificare questo punto in “L’unione fa la forza!“.

La cooperazione consente di collaborare verso il raggiungimento di uno scopo che permette di realizzare di più di quanto potrebbe essere realizzato da ognuna delle persone lavorando singolarmente.

7. AFFILA LA LAMA: il miglioramento continuo è l’investimento con il ROI più alto.

Non si tratta solo di apprendere dalle nostre esperienze, quanto di essere attivi costantemente nel migliorarsi personalmente e professionalmente. Ho sentito spesso dire da imprenditori e manager “Non ho tempo per formarmi“, ma non si rendono conto che è una follia. Covey risponde dicendo “Ti è mai capitato di essere così impegnato a guidare da non avere il tempo di mettere benzina?“. Ma veramente vuoi rimanere a piedi senza energia?

Questa è una regola chiave che innesca il circolo virtuoso di tutte le regole. È dove dobbiamo essere da esempio per incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Perché “affilare la lama“? Un coltello per tagliare efficacemente deve essere affilato costantemente. Lo stesso vale per la nostra capacità di generare alte performance.

CONCLUSIONI

Covey ci insegna che per migliorare i risultati, dobbiamo prima di tutto migliorare come persone. Una persona di successo, ha atteggiamenti di successo:

  • si assume degli impegni e li mantiene
  • ammette i propri errori e se ne prende responsabilità
  • agisce in modo proattivo invece di lamentarsi
  • sceglie di fare le cose invece di doverle fare
  • guida il suo tempo piuttosto che subirlo
  • è disposta a fare cose che gli altri non vogliono fare pur di raggiungere un obiettivo importante
  • sa che il successo significa essere se stesso

La gestione del tempo, la comunicazione, l’organizzazione, sono tutte cose fondamentali che arrivano dopo l’aspetto più importante del migliorarsi. E il più grande miglioramento passa dalla capacità di vedere le stesse cose sotto una nuova prospettiva. Covey ci ricorda che la mappa non è il territorio, se restiamo ancorati a vecchie convinzioni (mappe) non riusciremo a vedere la realtà del territorio in cui ci troviamo e sarà molto facile perderci.

Se vogliamo davvero crescere, superare le difficoltà di una vita, dobbiamo cambiare i nostri paradigmi, imparare a cambiare il nostro modo di osservare il mondo. Su questo punto Covey cita la frase di Einstein “I problemi rilevanti che ci si presentano non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero in cui ci troviamo quando li abbiamo creati“.

Questo libro è veramente eccezionale, pensa che lo rileggo ogni anno ed è ancora oggi un best seller del management risultando tra i libri più venduti. Lo trovi in tutte le librerie o QUI su Amazon.

Concludo con una splendida frase di Covey che racchiude le 7 Regole del successo:

Noi non siamo il prodotto di ciò che ci è accaduto nel nostro passato. Abbiamo il potere di scegliere. Il modo in cui decidi di vedere la realtà e i tuoi comportamenti determina il tuo destino. Noi non siamo esseri umani su un cammino spirituale. Noi siamo esseri spirituali in un viaggio umano. Siate una luce, non un giudice. Siate un modello, non un critico.” (Stephen Covey)

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Maggior Equilibrio

Le 7 Lezioni del Cambiamento

Ci sono momenti in cui vorresti avere un telecomando per spegnere una parte della tua vita che proprio non funziona, una sorta di reset totale per ripartire da zero. La voglia di uscire da quello stato di impasse è talmente elevata che si trasforma in ansia mista a paura ed il blocco riprende vita.

Qualcosa non torna, hai avuto grandi risultati o li stai avendo in un’area della tua vita, eppure qualcosa continua a non tornare come dovrebbe. Sai che da qualche parte c’è la soluzione ma non trovi la strada giusta per raggiungerla, forse qualcuno c’è passato prima di te e può indicarti la via.

Ci sono passato anche, lungo il cammino ho incontrato diverse persone ed ognuna ha aggiunto un pezzo utile per comporre il mio puzzle. Scelte importanti, muri che sembravano insormontabili, grandi cambiamenti, coraggio, paura, concretezza, incertezza, consapevolezza, elementi che hanno accompagnato la ricerca del Santo Graal di una vita in cui business, famiglia, coppia, sogni e risultati potessero non solo convivere in armonia, ma addirittura migliorarsi a vicenda.

Dalla mia storia, che sto per raccontarti, sono certo che trarrai un grande insegnamento così come è successo a me per cambiare la mia vita.

QUALCOSA NON TORNA

Nel mondo del business ho sempre avuto fiuto e talento nel produrre risultati di valore e, di conseguenza, soldi. Ho avviato attività come libero professionista nel mondo finanziario, imprenditore nel settore degli imballaggi industriali, consulenza strategica nella formazione imprenditoriale, direttore tecnico nel mondo delle business school, direzione generale nel settore della crescita personale. In tutte, sono sempre riuscito a creare successi importanti partendo da zero e passando dalla miglior palestra che è quella degli errori. Si può dire che il business è il mio campo di battaglia preferito, se ci fosse un duello vecchio stile e dovessi scegliere l’arma, sicuramente la mia preferenza verterebbe per la strategia business.

Così, come un bambino che vuole sempre restare nel suo mondo fantastico, ho dedicato molto tempo a far crescere i miei giochi credendo fosse tutta la mia vita. E’ molto più facile fermarsi quando le cose vanno male. Come al tavolo da gioco quando hai la mano calda, tendi ad entrare in una sorta di delirio di onnipotenza, credi che non perderai mai ed i fatti ti danno ragione: vinci molto di più di quel che perdi. Sembra tutto perfetto, non hai paura di nulla perché sai che hai il tocco di Re Mida. Sei pronto a mettere tutto in discussione e ripartire da zero, ti basterà poco per tornare in alto. Eppure, dopo qualche anno, inizi a sentire che qualcosa non torna.

E’ realmente questa la vita che hai sempre desiderato? Quale prezzo hai pagato per arrivare dove sei ora? Se avessi una bacchetta magica e potessi esprimere un desiderio per il tuo business ed uno per la tua vita, cosa chiederesti di cambiare?  

Qualcosa non torna, a distanza di anni una sorta di irrequietezza prende il sopravvento. Non riesci a capire cosa, provi con un bel CTRL+ALT+CANC e riparti con un’altra attività. All’inizio tutto bene, sembra la scelta giusta ed i numeri ti danno ragione. Ma è solo questione di tempo e l’insoddisfazione ritorna a spingere per cercare di farti comprendere, invano, la strada da seguire. Nel frattempo, la coppia inizia ad avere problemi. Ci si è allontanati gradualmente, quasi senza accorgersene ci si ritrova estranei. L’istinto di sopravvivenza ha portato entrambe le parti a riempire singolarmente lo spazio vuoto delle distanze, delle riunioni fino a tardi, delle trasferte di qualche giorno, delle sere in cui si rientra stanchi. Non si parla più, ognuno matura la propria idea e si adatta, fino a quando l’esplosione di uno dei due fa emergere il distacco.

Qualcosa non torna ed ora ne hai le prove. La vita privata è un inferno, un macigno che  pesa anche quando rientri nel mondo del business. Il tocco magico sembra affievolirsi, le mani perdenti del poker della vita iniziano ad incrementare. Hai due strade, entrambe pericolose: una ti porta ad ignorare la vita privata ed isolarti nel business di successo, l’altra ti affonda su entrambi i frangenti e distruggi tutto per poi ripartire nella stessa modalità.

Qualcosa non torna, l’equilibrio instabile tra business e vita ha evidenziato tutta la sua fallibilità. Ascolti mille voci, mille consiglieri che ti dicono: “devi fare una scelta, non puoi avere tutto…”. Ma tu sai, nel tuo profondo, che non può essere così.

Pensa che io sono arrivato a separarmi con mia moglie per ben due volte in circa un anno. In quel periodo sono stato anche diversi giorni in ospedale rischiando di morire, comprendendo quanto il futuro sia un’illusione ed il presente l’unica certezza da cogliere. Il business ha seguito il periodo nero, ma non mi preoccupava perché sapevo come fare per risollevarlo in breve tempo.

Qualcosa non torna, mi ripetevo, perché non riuscivo a trovare la formula magica anche per la vita personale? Perché tutto ciò che nel business funzionava, diventava fallimento nelle relazioni di coppia? Quello che avevo costruito era veramente ciò che volevo o un altare al mio ego?

Qualcosa non torna, le certezze si infrangono come una vetrata colpita da un sasso. Il mio ego scompare all’improvviso a causa della pericolosità del momento, lui teme la realtà. Confusione e paura dominano la scena delle emozioni facendo vacillare l’autostima.

Qualcosa non torna, mi rendo conto che è da tanto, troppo, tempo che facevo finta che tutto fosse ok. Ora si va fino in fondo, voglio vedere la verità!

LA TEMPESTA DIVINA

Può apparirti come il momento peggiore della tua vita, tutto sembra andare per il verso storto ed avere la sensazione di naufragare nella tempesta che ti sta travolgendo, eppure è un’importante occasione di cambiamento. Un risveglio che potrebbe essere così forte da farti aprire gli occhi sul serio e rivedere la tua vita da un punto di vista completamente differente, ma i tuoi occhi sono tumefatti dai cazzotti ricevuti e la vista annebbiata.

La pioggia porta pulizia, hai mai notato quanto l’aria è rarefatta dopo una forte tempesta? Tutto diventa più limpido ed i colori del paesaggio sembrano dipinti dal cuore di un pittore. Il dualismo che contraddistingue la vita, ci dovrebbe far comprendere che gioia e dolore sono uniti così come luce ed oscurità. Ogni momento difficile contiene anche un’opportunità di svolta. La tempesta divina ha in sé questa caratteristica: un evento emozionalmente molto forte squarcia il finto equilibrio con cui stai andando avanti, ti travolge, offre l’opportunità di pulire ciò che non va, quindi ridare splendore e luce alla tua vita.

Ed allora, cos’è che non funziona?

Quando ti sorprende un temporale, non tendi forse a ripararti? Questa è la reazione istintiva con cui impediamo alla tempesta divina di fare il suo corso, di compiere la missione di pulizia e rinnovamento.

Immagina il tuo subconscio come un computer dotato di numerosi programmi che vengono installati nel corso della tua crescita da genitori, insegnanti, amici e tutto ciò che è l’ambiente in cui vivi. Questi programmi hanno origine dai tuoi pensieri e, tramite essi, puoi creare nuovi programmi e sostituire quelli vecchi. Il subconscio, per istinto di sopravvivenza, segue i programmi installati ed agisce attraverso il meccanismo re-attivodi stimolo-rispostaOgni nuovo pensiero incontrerà l’iniziale resistenza del subconscio che tenderà a considerarlo come falso. Uno sforzo prolungato o un evento emozionalmente molto forte, supererà tale resistenza creando un nuovo programma.

Quindi è bene che tu sappia che il tuo comportamento deriva da atteggiamenti re-attivi e razionali. I primi ti fanno agire automaticamente, senza pensare, come reazione ad un evento esterno; è il meccanismo di autodifesa, quello che ci consente di respirare, far battere il cuore, superare un ostacolo, apprendere. Di contro, lavora per associazioni e non distingue il presente dal passato, traendoti in inganno. La ragione ti consente di scegliere la risposta da dare allo stimolo ricevuto. Analizza, confronta, sceglie, ed è ciò che ci distingue dagli animali. Entrambe le modalità sono funzionali alla tua sopravvivenza ed evoluzione, devi imparare a riconoscere se i comportamenti re-attivi hanno un effetto proattivo o autosabotante. La differenza è evidenziata dal risultato finale che può esprimere un miglioramento o peggioramento della tua situazione iniziale.

L’autosabotaggio è messo in campo dal tuo subconscio che collega continuamente situazioni del presente a quelle del passato, decidendo se è a suo avviso potenzialmente pericolosa e quindi reagendo nel modo che conosce. Questo spiega perché ci ritroviamo ciclicamente in situazioni che sembrano una fotocopia di altre passate, reagiamo allo stesso modo e creiamo lo stesso finale.

UN FILM GIÁ VISTO

E già, ti fermi un attimo ed una scintilla illumina una tessera del puzzle da dove partire. La tua intuizione ti sta guidando e se non le darai fiducia saranno guai. Più volte ha cercato di direzionarti, ma l’hai messa a tacere. Abbiamo un dono che ha del divino, ci aiuta a cogliere l’attimo, a virare quando necessario, eppure, molte volte, lo soffochiamo nel nostro ego.

Hai mai visto quelle scene di un film in cui il protagonista si ferma in mezzo alla folla e tutto sembra girargli intorno?

Io vedevo girare la mia vita, così ho avuto l’intuizione che tutto ciò che mi stava capitando in quell’istante era un film già visto. Persone diverse, stesso epilogo.  A quel punto ho compreso che dovevo intervenire sul regista, se il copione si ripeteva in situazioni e con persone diverse, era evidente che io stavo ricreando lo stesso film.

Non c’era più l’eccitazione a scendere dal letto per iniziare un nuovo giorno, tutto era diventato pesante. Qualunque cosa tu faccia e qualunque bene materiale tu possa possedere, se il tuo cuore è privo di gioia, un profondo senso di insoddisfazione accompagnerà i tuoi giorni.

“Da piccoli rincorriamo quello che gli adulti si lasciano scappare. È tutto nuovo ed eccitante, ed è anche tutto possibile. Poi succede qualcosa. Andiamo incontro a un fallimento, veniamo respinti, restiamo delusi. E permettiamo che quella parte di noi si atrofizzi, diventando troppo seri. Ma cosa succederebbe se ci svegliassimo ogni giorno chiedendoci: “E se cercassi di ottenere ciò che voglio? Di realizzare i miei sogni?”. Spegni la sveglia, posi i piedi a terra e vai. Per riavere quella magia nella tua vita… per vivere ogni possibilità.”  (Liz Murray)

Sono sempre stato motivato dal gioco ed ho cambiato quando un business non mi divertiva più, ma ora era la vita a non divertirmi e cambiarla non era così facile come negli affari. Il bambino che è in me non voleva più giocare in quel contesto, l’adulto non sapeva cosa fare.

Come un fulmine, l’intuizione era che dovevo interrompere il copione con cui costruivo e distruggevo i rapporti dandone le colpe a partner, soci, alleati, così da cambiarli e iniziare nuovamente tutto da capo.

La tua vita è come una rappresentazione teatrale, d’altronde personalità deriva da persona e significa maschera. Ogni giorno metti in campo un copione comportamentale ben definito e ripetuto, prevedibile agli occhi di un esperto in materia, ma non a te. Come in The Truman Show sei attore inconsapevole, ma, a differenza del film, ne sei anche regista. Quando Truman intuisce l’inganno, va alla ricerca della verità, trova la porta e varca la soglia nonostante la paura. In quel momento è diventato attore e regista consapevole della sua vita, può decidere di cambiare il finale.

Il mio copione era: inizio un rapporto o un’attività, tutto procede in modo entusiasmante, poi qualcosa non funziona più ed i rapporti cambiano. Nel business litigavo e cambiavo aria, per poi iniziare con nuova grinta degna di un soldato spartano. Nella vita privata creavo i presupposti di un’esplosione in cui venivo lasciato, per cadere in una crisi profonda. Possibile le circostanze ripetute siano così terribilmente simili?

Sì, possibilissimo, al punto in cui esiste anche una frase detta finale di copione. E’ la frase che ti ripeti per chiudere il tuo gioco comportamentale, la mia era: “tanto so di farcela anche da solo!”. Ed infatti, mi ritrovavo spesso da solo ad iniziare nuovamente tutto.

Pensa al tuo passato, riguardalo come un film, quali eventi sono ricorrenti? Quale copione o copioni comportamentali hai messo in campo? Con quale finale?

LA DECISIONE E L’INCONTRO

L’intenzione è una potente energia focalizzata che si concretizza con la decisione e l’azione!

Avendo visto chiaramente i copioni che avevo messo in campo e che stavo replicando per l’ennesima volta, decisi di interrompere l’effetto domino. L’intenzione era di partire creando un cambiamento al mio interno più profondo, riscrivere i programmi, modificare i finali del film.

La magia dell’Universo si manifesta attraverso segnali inconfondibili ad un occhio sveglio, quanto casuali ed irrilevanti per chi ancora è addormentato. Diedi fiducia al mio istinto agendo in modalità differente rispetto al passato, seguendo il flusso che si manifestava davanti ai miei occhi, consapevoli di quanto la vita sia un labirinto. Puoi vedere con chiarezza solo i prossimi passi, per il resto ti troverai in vicoli ciechi, muri che ti bloccano la strada, avrai la sensazione di girare a vuoto. L’importante è mantenere viva l’intenzione iniziale e perseverare.

Così facendo, arrivai a conoscere Carlotta. Mi era stato detto che avrebbe potuto guidarmi in ciò che era per me nebbia, sapevo solo di volerne uscire ed avevo consapevolezza del mio copione comportamentale. Ripartivo da me.

Ero pronto ad avviare un lavoro profondo, scendere nelle aree più oscure del mio essere, ritrovarmi e scoprire ciò che mi stava bloccando per rimuoverlo. Ma ignoravo quanto fosse profonda la tana del bianconiglio.

Smontare le mie credenze principali è stato il lavoro più semplice, si trattava di rompere la superficie. Entrare dentro e scoprire le paure profonde è stato al contempo stupefacente quanto duro da accettare.

Un lavoro intenso per riequilibrare la parte energetica, smuovere energie sottili che erano pronte ad evidenziarsi, dare un nome alla paura più profonda e dialogare con il bambino che nel frattempo si era nascosto per paura di soffrire. Morte e rinascita iniziava ad assumere un senso, non era più un concetto letto su un libro, si stava materializzando nella prova più importante.

Durante l’attività con Carlotta, compresi sempre più come ero stato scrittore, autore e regista di ciò che era la mia vita. Tutto iniziava ad assumere un senso, il puzzle si stava smontando e ricomponendo con i pezzi giusti, tutto così chiaro da mettermi una gran paura.

Affrontare i mostri, la prova suprema, la parte finale del ciclo dell’eroe: coraggio e paura si uniscono nella scelta finale. Di passaggi ne avevo fatti molti e visti anche i risultati, ma questo era diverso. L’armatura a difesa delle mie paure era ormai tolta ed ero in balia delle mie fragilità, il pianto si univa alla forza; quando c’è la decisione arriva l’incontro e comprendi che è quello corretto perché ti mette di fronte ad un grande bivio.

Avevo deciso di andare fino in fondo, sapevo essere la scelta corretta e ormai la fiducia in Carlotta era piena. Mi disse di scegliere, avevo due strade: andare avanti ed affrontare la prova finale (sapendo di dover lasciar morire qualcosa di me, per poi rinascere), oppure tornare indietro (sapendo che nulla sarebbe stato come prima perché ormai avevo occhi per vedere). Il mio subconscio iniziava ad urlare tutti i pericoli, le paure su cosa sarebbe potuto accadere, cercava di fare il suo gioco nel tirarmi indietro verso terreni conosciuti. Conoscevo bene quei terreni, somigliavano più a sabbie mobili, dove più volte ero rimasto intrappolato.

Perché manteniamo accuratamente situazioni non ottimali? Perché ne abbiamo un vantaggio!

Piacere e Dolore sono le due leve motivazionali più potenti, ci muoviamo verso il piacere e lontano dal dolore. Pensaci, è più facile andare dal dentista perché proviamo un forte mal di denti che per migliorare il nostro sorriso. E cosa accade se il dolore temporaneamente svanisce? Rimandiamo nella speranza che il problema non ci sia più. Quindi, quando non ci muoviamo per superare un ostacolo o raggiungere un obiettivo, significa che non stiamo ancora provando dolore a sufficienza oppure non è esattamente ciò che vogliamo come piacere (era un falso problema o falso obiettivo). In altre situazioni, c’è un braccio di ferro tra piacere e dolore. Ti muoverai se il piacere di ottenere un risultato è maggiore del dolore provocato dallo sforzo di superare gli ostacoli. Oppure, se il dolore della situazione non ottimale è maggiore del piacere di rimanervi. A questo punto dovresti aver compreso che se dici di star male in una situazione e non agisci per uscirne, significa che quella situazione ti sta creando anche un piacere, che non stai notando, maggiore del dolore di rimanervi. Trova quel piacere ed avrai la possibilità di scegliere con maggiore consapevolezza l’uscita del tuo copione.

La situazione che volevo risolvere, in fin dei conti mi faceva navigare in mari conosciuti e quindi apparentemente controllabili. La parola chiave era controllo, cercavo di controllare tutto. Era una dinamica comportamentale, unita ad un atteggiamento appreso dal business. Allo stesso modo, per uscirne avrei dovuto affrontare la mia paura più grande perdendo così il controllo di quello che sarebbe potuto accadere. Andando avanti, avrei scoperto cosa significa morte e rinascita.

LE 7 LEZIONI DEL CAMBIAMENTO

Ti ho raccontato un piccolo pezzo, per quanto fondamentale, della mia vita. Ti ho suggerito alcuni passaggi chiave ed ora te li riassumo così che tu possa farne tesoro applicandoli come ho fatto io:

  1. Quando qualcosa non torna, fermati ed osserva i tuoi compromessi. 
  2. Gli eventi, anche se avversi, arrivano per rompere il finto equilibrio, non scappare, sfruttali!
  3. Il tuo subconscio tenderà a scappare dalla nuova modalità, per lui nuovo uguale pericolo. È lui che ha paura del futuro, non tu. Dai un nome alle tue paure e trova in anticipo 3 soluzioni risolutive.
  4. Hai un grande potere: sei scrittore, regista ed attore della tua vita. Ricorda che il tuo film è fatto di imprevisti, ma puoi sempre riscrivere il copione.
  5. Prima della decisione, viene l’intenzione. È un desiderio potente e focalizzato che si concretizza in decisione ed azione. Mantieni viva l’intenzione!
  6. Il momento della verità si configura come un bivio: mostra chi sei in quel momento e ti offre l’opportunità di scegliere di tornare ad essere il vero te stesso.
  7. Tieni in vita situazioni non ottimali perché ne hai un vantaggio (spesso inconscio) maggiore del vantaggio di cambiare. Trova quel vantaggio ed avrai la possibilità di scegliere con maggiore consapevolezza l’uscita dal tuo copione.

Come ti ho raccontato, ogni trasformazione implica una morte e rinascita. Non sempre siamo pronti e così torniamo indietro alla ricerca di illusorie sicurezze. Per questo motivo, avere una guida che ha già varcato quella soglia diventa essenziale per superare quelli che vedrai come ostacoli, ma sono parte del cammino.

Non è facile, ma neppure impossibile. Occorre sapere che c’è un percorso da fare con fasi ben definite per andare oltre quel qualcosa non torna, entrando in un nuovo livello di benessere in cui il business è parte della tua vita e non il contrario.

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La Prima Caratteristica del Business ad Alte Prestazioni

Spesso si pensa che gli imprenditori che creano un business ad alte prestazioni e un team ad alte prestazioni possiedano delle qualità innate che hanno permesso loro di raggiungere risultati straordinari.

Questa credenza è solamente un alibi per non dover affrontare il lavoro di cambiamento necessario per trasformare la propria azienda in un high performance business (HPB).

Giovedì 21 marzo a Roma, ho tenuto un seminario proprio su questo argomento insieme a Mario Benecchi, co-fondatore con Emilia Motta di Evo Imprese e miei partner per la Business School dedicata agli imprenditori e manager italiani. Puoi vedere il video alla fine di questo articolo, mentre ora ti descriverò i punti salienti.

Uno studio condotto da Porsche Consulting su 150 aziende leader che hanno affrontato trasformazioni importanti, ha evidenziato che le 20 aziende che costituiscono il panel ad alta prestazione hanno dimostrato che il cambiamento culturale (e quindi possiamo dire il cambiamento del comportamento delle persone) è il fattore basilare la trasformazione del business.

Creare una strategia di cambiamento è relativamente facile, la vera sfida è nell’esecuzione perché passa dalle persone!

Un business ad alte prestazioni (HPB – High Performance Business) è, quindi, strettamente correlato al creare un team ad alte prestazioni (HPT). Le caratteristiche principale di un HPB sono tre:

  1. Efficace strategia di cambiamento
  2. Adeguata cultura aziendale
  3. Esecuzione basata sui talenti

Vediamo adesso il focus principale del primo di questi tre punti.

EFFICACE STRATEGIA DI CAMBIAMENTO

L’efficacia di una strategia di cambiamento, passa innanzitutto dall’avere il coraggio di rompere le regole del buonsenso che stanno frenando l’espansione del tuo business.

Il buonsenso per un imprenditore significa l’essersi adeguato a ciò che gli altri ritengono normale.

La normalità è il comportamento più frequente osservato nelle persone che ti circondano, ma tu, come me, non sei affatto normale ed io voglio ricordartelo:

Tu sei un dannato folle visionario! Quand’è che te ne sei dimenticato?

Ci sono passato anche io, ci sono momenti davvero duri e difficili, quei momenti che ti sfibrano emotivamente e ti tolgono tutte le energie, consentendo alla buonsensite di attaccarsi a te ed al tuo modo di pensare e fare.

Per un periodo può capitare, ma non puoi permettertelo per troppo tempo, perché la buonsensite ammazza il tuo business.

Per cambiare, questa Italia, ha bisogno di persone come noi che tutti i giorni si danno un gran da fare per migliorare le cose. Quindi, resta folle, unico e felicemente disadattato a ciò che non merita un adattamento e che va cambiato.

Ora voglio darti uno strumento per comprendere se la buonsensite è entrata in azione nella tua azienda, 5 sintomi di businsensite:

  1. Si usano frasi tipo: “Abbiamo sempre fatto così” oppure “Più di questo non possiamo fare
  2. Ci sono disaccordi (tra soci, con manager o collaboratori) non chiariti che drenano tempo, energia e denaro
  3. Titolari e/o manager che sono sovraccarichi perché devono gestire cose non fatte da altri
  4. Operatività quotidiana guidata dalle urgenze
  5. Non avere tempo per fare ciò che desideri e per le persone che ami

Potrei continuare la lista con molti altri sintomi, ma già questi ti fanno comprendere che anche per te è arrivato il momento di  rompere alcune regole del buonsenso.

Leggere quanto ti ho scritto, serve a poco se non applichi immediatamente. Quindi, prendi carta e penna e rispondi a questa fondamentale prima domanda:

Quali sono le regole del buonsenso da rompere nella mia azienda?

Fai una lista, scegli il punto più importante e parti con l’annientarlo attraverso un’efficace strategia di cambiamento e un piano d’azione ad alto impatto sui risultati.

Quanto ti ho detto finora ha un valore enorme, attraverso azioni di questo tipo ho aiutato moltissimi imprenditori nel trasformare la loro azienda in un’azienda ad alte prestazioni.

Parti da questo primo punto e se ti serve aiuto, contattami pure QUI e sarò felice di supportare anche te nella trasformazione in high performance business.

Nel prossimo articolo ti parlerò della seconda caratteristica di un business ad alte prestazioni, se vuoi riceverlo direttamente nella tua email puoi farmelo sapere QUI.

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COME USCIRE REALMENTE DALLE ZONE DI COMFORT

È il momento di cambiare!
 
Quante volte te lo sei detto o lo hai sentito dire? E quante volte ci sei riuscito o hai visto realmente riuscirci?
 
La zona di comfort rappresenta il confine entro cui i tuoi tre cervelli (rettile, limbico, neocorteccia) si sentono al sicuro. È la zona delle tue convinzioni (consce e inconsce), ma anche dei tuoi freni al reale cambiamento.
 
Alla fine, la grande sfida della vita consiste nel superare i nostri limiti, spingendoci verso luoghi in cui mai avremmo immaginato di poter arrivare.
 
Quando lo facciamo, nel nostro cervello si scatena una fantastica tempesta chimica che accende le tue capacità e la tua autostima.
L’esercizio funziona perché si basa sulla costruzione di cinque cerchi di cambiamento graduale e sfrutta l’effetto “rana bollita” per cui i nostri tre cervelli si adattano a piccoli cambiamenti graduali senza opporre alcuna resistenza. Cosa che, invece, accade regolarmente quando si cerca di applicare un cambiamento drastico dall’oggi al domani.
 
ESERCIZIO PER USCIRE DALLE ZONE DI COMFORT
 
Tutto ciò che ti occorre per fare questo esercizio è un semplice foglio e una penna.
 
  1. Disegna 5 cerchi uno dentro l’altro, della dimensione corretta per poter scrivere dentro ognuno di essi.
  2. Il cerchio più piccolo al centro, è la tua zona di comfort. Ti riporto qualche suggerimento per comprendere cosa scrivere qui dentro:
    • Le attività che ti fanno sentire tranquillo perché non ti espongono a rischi.
    • Le cose che ti annoiano e che non ti piacciono (ma non hai mai fatto nulla di diverso per cambiarle).
    • Le tue dipendenze e le abitudini negative in generale.
    • Le attività in cui senti di esserti in qualche modo adagiato.
    • Le azioni che ripeti sistematicamente ogni giorno.
  3. Nel secondo cerchio, subito dopo quello della zona di comfort, scrivi in che modo potresti evolvere i punti appena scritti e che potrebbero crearti un leggero senso di disagio o nervosismo ma che comunque, con un po’ di sforzo, pensi di poter svolgere.
  4. Nel terzo cerchio, crea un ulteriore evoluzione delle azioni scritte nella zona di comfort, e mettici le azioni che più ti farebbero sentire in difficoltà e che per questo richiedono una dose di coraggio abbastanza significativa.
  5. Continua a scrivere l’evoluzione delle azioni originarie nei successivi cerchi, fino a farle diventare attività che davvero ti piacerebbe fare ma solo l’idea di provarci ti terrorizza e ti crea un forte senso di ansia, insicurezza e agitazione.
 
Ecco un esempio di applicazione life:
  • Primo cerchio della zona di comfort: mangiare male.
  • Secondo cerchio: ridurre il cibo spazzatura (zucchero, farine bianche, MacDonald…).
  • Terzo cerchio: eliminare il cibo spazzatura.
  • Quarto cerchio: eliminare carne e pesce.
  • Quinto cerchio: alimentazione vegetariana.
E qui un esempio di applicazione business:
  • Primo cerchio: lavorare spinto dalle urgenze.
  • Secondo cerchio: fissare un focus del giorno con massimo 3 priorità importanti da portare a termine.
  • Terzo cerchio: organizzare la settimana in base alle attività importanti e urgenti, mantenendo un focus sugli obiettivi giornalieri.
  • Quarto cerchio: delegare parti operative del proprio ruolo e concentrarsi sulle attività importanti e strategiche.
  • Quinto cerchio: delegare tutti i ruoli che non sono strategici e concentrarsi solo sulla parte strategica di espansione dell’azienda.
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Reddito Relativo: Quanto Vale Una Tua Ora di Vita?

Se Mario guadagna 100.000 euro l’anno, è due volte più ricco di Giuseppe che ne guadagna 50.000.

Pensi anche tu che sia così?

La maggior parte delle persone ragionano in termini di Reddito Assoluto, che si misura considerando solamente il denaro come parametro di riferimento.

Ma se prendiamo come riferimento anche il tempo, possiamo scoprire che le cose possono non essere come sembrano. 

Infatti, il mix reddito assoluto e tempo ci consente di calcolare il Reddito Relativo. Vediamo come cambia la prospettiva considerando entrambi i fattori.

Mario guadagna 100.000 euro l’anno, lavorando 80 ore a settimana per 50 settimane lavorative. Sono 2.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 25 euro l’ora (2.000/80). 

Giuseppe guadagna 50.000 euro l’anno, lavorando 10 ore a settimana per 50 settimane. Sono 1.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 100 euro l’ora (1.000/10).  

Considerando il reddito relativo, Giuseppe è quattro volte più ricco di Mario.

Chiaramente, occorre produrre il reddito necessario per sostenere la vita che si desidera: ciò significa che se Giuseppe si ferma alle 10 ore, il suo reddito potrebbe non essere sufficiente. 

Tuttavia, può arrivare a guadagnare 100.000 euro lavorando 20 ore a settimana contro le 80 di Mario ed avere 60 ore (libere direbbe Mario) da dedicare a sé stesso e la propria famiglia.

Il calcolo del reddito relativo è molto utile per prendere decisioni di business importanti. 

Se come Mario il tuo reddito relativo è di 25 euro/h e delegare un’attività di 4h (a un collaboratore o in outsourcing) ti costa 80 euro, fare questa scelta significherà avere 4h da dedicare ad attività di maggior valore che potrebbero generare un reddito relativo di 100euro/h o più alto. Quindi un utile relativo totale di 320euro.

La domanda è: stai svolgendo attività operative a basso reddito relativo (da delegare) o importanti ad alto reddito relativo (da tenere)?

Più aumenti il reddito relativo, più avrai tempo per far espandere il tuo business e migliorare la qualità di vita!

Vediamo una case history del settore estetica. 

L’imprenditrice aveva avviato l’attività da 5 anni e si barcamenava tra diverse attività: cabina, agenda, gestione amministrativa. 

Aveva 2 estetiste che si dedicavano a manicure e massaggi base, lei si alternava in queste attività ed anche alle poche sessioni con macchinari di epilazione laser definitiva che a detta sua girava poco per il costo più elevato rispetto al resto dei servizi. 

Abbiamo fatto un calcolo della sua redditività relativa e quella delle sue collaboratrici rispetto al costo fisso (stipendio), è emerso con suo grande stupore (non il mio che avevo già fiutato l’inganno) che era veramente antieconomico continuare a lavorare così tanto per generare così poco. 

Il calcolo del potenziale di entrate che non stava generando ha dato il colpo di grazia al vecchio modo di pensare generando un nuovo mindset (mentalità). 

Abbiamo migliorato la formazione delle due estetiste su manicure aggiungendo la ricostruzione delle unghie e 2 nuovi massaggi, in questo modo abbiamo aumentato il loro reddito relativo ed inserito anche degli incentivi. 

La titolare si è dedicata all’epilazione laser ed introdotto un nuovo macchinario estetico, il suo reddito relativo si è triplicato ed ha liberato (è proprio il caso di dirlo) 3h al giorno che sono state riprogrammate settimanalmente tra: visite di consulenza (che nel 70% si trasformano in programmi di trattamento estetico), studio di pacchetti e promozioni, gestione finanziaria e strategica dell’attività, tempo per sé stessa. 

Nel giro di 3 mesi, inserendo anche delle attività di marketing, abbiamo preso una terza collaboratrice che si dedicasse alla gestione dell’agenda e gran parte delle operatività legate ad amministrazione, marketing, recall clienti, e tutte le micro attività che riempivano ancora le ore della cliente così che potesse fare un ulteriore salto avanti per espandere il centro estetico.

Ho gestito  il tutto gestito con consulenze via Skype ed aggiornamenti rapidi via WhatsApp ed e-mail, mentre ero in Florida con la mia famiglia.

Ti sembra strano? Allora hai ancora tanto da lavorare!

Io sono il primo ad applicare quanto ti  ho detto in questo articolo e valorizzare il mio reddito relativo sfruttando, ad esempio, in modo intelligente e funzionale la tecnologia di oggi!

Ora, calcoliamo insieme il tuo reddito relativo in 3 passi:

  1. Calcola quante ore lavori in un anno: parti dal totale settimane in un anno, quindi totale giorni per settimana, e totale ore per giorno (ad esempio: 50 settimane, 5 giorni a settimana, 10 ore al giorno, il calcolo è 50 x 5 = 250 giorni x 10 = 2.500 ore). Tieni presente che quando sei a casa o al ristorante e leggi le email o rispondi ai messaggi o alle telefonate di lavoro, stai lavorando e sono ore che si sommano al tuo calcolo.
  2. Calcola il tuo personale reddito lordo annuo (va benissimo se hai quello netto), ovvero quanto tu personalmente guadagni (non la tua azienda, ma tu come persona).
  3. Dividi il tuo reddito personale per il numero totale di ore lavorative (ad esempio: 100.000 euro / 2.500 ore = 40 euro) e saprai quanto vale oggi una tua ora di lavoro.

Ci sei rimasto male?

Non è colpa tua, è che nessuno ti ha mai insegnato a ragionare in termini di reddito relativo. Anche io anni fa ci rimasi malissimo, così decisi di fare dei cambi radicali partendo proprio dal mio modo di ragionare fino ad allora.

Ti sto volutamente provocando, perché stiamo parlando non del tuo tempo, ma del che valore stai dando alle tue ora di vita e voglio aiutarti a svegliarti e cambiare marcia!

Come aumentare il tuo reddito relativo?

Hai diverse soluzioni:

  • Identifica le attività ad alto valore che tu puoi fare e quelle a basso valore che devi assolutamente delegare.
  • Delega velocemente o dai in outsourcing tutte le attività che hanno un valore più basso rispetto alle prestazioni ad alto valore che tu potresti fare e non stai ancora facendo.
  • Specializzati in qualcosa che ti consenta di aumentare il valore delle attività fatte da te.
  • Lavora sulle attività importanti e strategiche che fanno fare un salto in avanti alla tua azienda.
  • Elimina i clienti basso spendenti e che cercano solamente lo sconto, quindi concentrati sul massimizzare la qualità e i risultati del tuo lavoro per i clienti alto spendenti.

Mi fermo qui, ma credimi, ci sono tantissime azioni strategiche che puoi ancora fare e se vuoi una consulenza da parte mia su questo aspetto, contattami QUI.

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Maggior Equilibrio

Lascia Perdere il Time Management

Più applichi i vecchi schemi del time management e più ti incasini la vita!
 
La maggior parte dei corsi di gestione del tempo sono focalizzati sulla parte business e se sei un imprenditore o manager farai bene ad ascoltarmi bene…
 
Prova a fissare per 3 minuti un unico oggetto, fallo veramente ora altrimenti non capirai il seguito.
 
Dopo tre minuti tutto intorno all’oggetto scelto diverrà sfocato ed uscirà dal tuo campo visivo. È un meccanismo del cervello che ora non ti spiego, ma voglio che ne provi l’effetto.
 
Quando impari il time management spesso ti focalizzi solo sul business e perderai di vista il resto della tua vita.
 
Da imprenditore, professionista o manager, probabilmente vivrai proprio questa situazione: tanto lavoro, probabilmente grandi risultati, ma poco tempo “libero”.
 
Se non hai neanche risultati, beh allora sei in piena emergenza di cambiamento immediato.
 
Ok, ora hai capito ma vorrai sapere cosa fare di diverso…
 
Passa dal “Time Management” al “Life Management” come ho abbondantemente raccontato nel mio libro sull’equilibrio tra vita e lavoro.
 
In pratica devi estendere ciò che fai, e funziona, nel business anche alla vita privata:
 
  1. fissa obiettivi anche di vita personali, di coppia, familiari
  2. l’agenda deve contenere anche i tuoi spazi personali, quelli con i figli e quelli di coppia
 
Già queste due semplici azioni cambieranno il tuo scenario attuale.
 
In questo modo (e solo in questo modo) il tuo focus mentale si allargherà ed il tuo tempo acquisirà maggior valore facendo ciò che ami con le persone che ami.
 
Attraverso queste semplici azioni, lavorerai attivando tutti e tre i cervelli:
 
  • focus del cervello rettile
  • programmazione della neocorteccia
  • emozioni e relazioni del cervello limbico
 
Questa è la giusta strategia in chiave BrainSet per creare armonia tra business ed affetti.
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Maggior Equilibrio Migliori Strategie

Qual è il Posto Migliore per Trovare una Grande Idea?

È la domanda che è stata posta a 16 imprenditori e Ceo di successo durante un episodio di Masters of Scale.
 
Prima di mostrarti qualche risposta che potrebbe ispirarti, lasciami dire una cosa davvero importante.
 
Immagina al tuo cervello come l’hardware di un computer ed alla mente come al software.
 
Cosa accade quando sei continuamente al lavoro con una miriade di programmi aperti per ore ed ore?
 
Il computer si surriscalda ed i troppi programmi aperti rallentano il software.
 
Allo stesso modo, quando sei sotto la pressione della routine lavorativa, il tuo cervello è in stato di allerta continua per gestire tutto lo stress di informazioni che gli arrivano. Così, attiva un programma particolare della mente che fa da facilitatore e consente di risparmiare energia: il pilota automatico.
 
Prima grande rivelazione del giorno: difficilmente avrai grande idee quando sei al lavoro!
 
Ora, soddisfiamo la tua curiosità scoprendo cosa hanno detto alcuni big.
 
Mark Zuckerberg, founder di Facebook, per pensare meglio cammina sul prato di casa.
 
Peter Thiel, co-founder di PayPal (insieme a Elon Musk): «In qualsiasi posto bello nella natura».
 
Sheryl Sandberg, Coo di Facebook: il posto migliore è il tapis roulant.
 
Bill Gates, fondatore di Microsoft, dice che «passeggiare e guidare sono ottime occasioni per pensare».
 
Mark Pincus di Zynga, società di videogiochi: «La mia tavola da surf e poi la mia bicicletta».
 
Seconda grande rivelazione del giorno: l’esperienza del momento “Ah ah!”, ovvero l’insight, arriva quando meno ci pensi.
 
Questo momento è una vera e propria esplosione festaiola del nostro cervello, vediamo nel dettaglio cosa accade.
 
Il grande impatto emotivo del momento “Ah ah!” coinvolge l’amigdala ed attiva l’ippocampo, e questo mix è in grado di produrre effetti di memorizzazione e apprendimento a lungo termine.
 
Inoltre l’esperienza “Ah ah!” ci porta velocemente in uno stato di massima performance grazie alle onde cerebrali gamma. La produzione di dopamina associata al momento “Ah ah!” ci dà piacere e genera una bella scarica motivazionale.
 
In conclusione, creare uno spazio (che io chiamo “spazio di potere“) e un tempo fuori dalla tua routine è il modo migliore per accedere all’esperienza dei momenti “Ah ah!”.
 
Allora, hai già scelto il tuo posto ideale?
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BrainSet Training: Team Building Aziendale

Le esperienze sono il miglior metodo di apprendimento e consentono di osservare come i tre cervelli di ogni membro del team si attivano in modalità costruttiva o distruttiva.

Venerdì ho condotto una sessione di Team Building con 25 persone, titolari compresi, giocando a paintball.

Per vincere una partita di paintball, i membri di un team devono lavorare insieme, coordinarsi con una strategia efficace, rispettare i ruoli, comunicare, essere disposti a correre dei rischi, e sacrificarsi per la squadra, tutti importanti valori aziendali che trasformano un gruppo di persone in una squadra vincente.

PERCHÉ IL PAINTBALL?

Gran parte delle strategie aziendali sono state mutuate dalla disciplina militare e il paintball ha nel suo DNA concetti basilari come: il gioco di squadra, lo spirito di sacrificio, la gestione del team e della leadership, la ricerca di un vantaggio strategico, l’assegnazione dei ruoli, la responsabilità di esecuzione della tattica, e molto altro.

I TRE CERVELLI IN AZIONE

Per stimolare al massimo i tre cervelli dei Leader delle due squadre e dei singoli membri, ho applicato due diverse modalità di gioco:

– eliminazione, vince il team che elimina per primo tutti i membri avversari

– ruba bandiera, vince il team che prende la bandiera al centro del campo e la porta incolume alla propria base

Il cervello “rettile” è tipico dell’assaltatore: coraggioso, determinato, con l’istinto dell’azione immediata.

La “neocorteccia” analizza ciò che è accaduto nuove, ottimizza i ruoli, osserva e fornisce informazioni utili per creare nuove strategie.

Il cervello “limbico” tiene unito il gruppo, crea confronto positivo, e sfrutta le emozioni per prendere decisioni insieme.

La pressione del gioco con tempi stretti e proiettili di vernice che arrivano da tutte le parti, fa sì che gli istinti di base saltino fuori in maniera visibile e utile poi per l’analisi di apprendimento in fase di debriefing finale.

PERCHÉ FUNZIONA

Le persone si divertono e ciò favorisce un apprendimento più veloce delle dinamiche comportamentali singole e di gruppo.

Le attinenze tra paintball e azienda rendono immediata l’applicazione pratica nel quotidiano lavorativo.

A ogni partita si migliora e il debriefing finale aiuta maggiormente a osservare quanto accaduto, apprendere e migliorarsi ulteriormente.

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Più Risultati

BrainSet Training: Team Building Aziendale Paintball

Le esperienze sono il miglior metodo di apprendimento e consentono di osservare come i tre cervelli di ogni membro del team si attivano in modalità costruttiva o distruttiva.

Venerdì ho condotto una sessione di Team Building con 25 persone, titolari compresi, giocando a paintball.

Per vincere una partita di paintball, i membri di un team devono lavorare insieme, coordinarsi con una strategia efficace, rispettare i ruoli, comunicare, essere disposti a correre dei rischi, e sacrificarsi per la squadra, tutti importanti valori aziendali che trasformano un gruppo di persone in una squadra vincente.

PERCHÉ IL PAINTBALL?

Gran parte delle strategie aziendali sono state mutuate dalla disciplina militare e il paintball ha nel suo DNA concetti basilari come: il gioco di squadra, lo spirito di sacrificio, la gestione del team e della leadership, la ricerca di un vantaggio strategico, l’assegnazione dei ruoli, la responsabilità di esecuzione della tattica, e molto altro.

I TRE CERVELLI IN AZIONE

Per stimolare al massimo i tre cervelli dei Leader delle due squadre e dei singoli membri, ho applicato due diverse modalità di gioco:

– eliminazione, vince il team che elimina per primo tutti i membri avversari

– ruba bandiera, vince il team che prende la bandiera al centro del campo e la porta incolume alla propria base

Il cervello “rettile” è tipico dell’assaltatore: coraggioso, determinato, con l’istinto dell’azione immediata.

La “neocorteccia” analizza ciò che è accaduto nuove, ottimizza i ruoli, osserva e fornisce informazioni utili per creare nuove strategie.

Il cervello “limbico” tiene unito il gruppo, crea confronto positivo, e sfrutta le emozioni per prendere decisioni insieme.

La pressione del gioco con tempi stretti e proiettili di vernice che arrivano da tutte le parti, fa sì che gli istinti di base saltino fuori in maniera visibile e utile poi per l’analisi di apprendimento in fase di debriefing finale.

PERCHÉ FUNZIONA

Le persone si divertono e ciò favorisce un apprendimento più veloce delle dinamiche comportamentali singole e di gruppo.

Le attinenze tra paintball e azienda rendono immediata l’applicazione pratica nel quotidiano lavorativo.

A ogni partita si migliora e il debriefing finale aiuta maggiormente a osservare quanto accaduto, apprendere e migliorarsi ulteriormente.

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Migliori Strategie

Back To Basic: Il Potere delle Idee Semplici

La regola d’oro dello sport vale anche nel business: allenati sui fondamentali.

I fondamentali sono le basi che non dovresti mai dimenticare se vuoi ottenere successo.

Nel mondo del business non devi mai dimenticare che la tua attività esiste e prospera grazie ai clienti. Interessati ai loro bisogni, risolvi i loro problemi, semplifica la loro vita, questo è il “basic” che non devi mai dimenticare.

La foto mostra un’applicazione pratica di quanto detto.

Uno dei fastidi principali vissuti da un cliente è quello di essere costantemente avvicinato da un addetto alla vendita quando non se ne ha bisogno, oppure, di girarsi per chiedere e non trovare nessuno.

Ti è mai capitato di vagare all’interno di un’attività commerciale alla ricerca di un aiuto e chiederti “Ma dove sono finiti?”.

Un’idea semplice ha risolto questo problema:

  • Vuoi aiuto? Cestino rosso
  • Non serve aiuto? Cestino nero

È il cliente a decidere e il personale saprà da chi è gradito un intervento di supporto all’acquisto.

Perché questo è importante?

Vediamolo in chiave BrainSet con i tre cervelli:

  • Una predominanza “rettile” ama scegliere in autonomia, la sua frase tipica è “Se mi serve, chiedo“, vuole una disposizione semplice e immediata della merce che sia facile da trovare
  • Una predominanza “neurocorteccia” legge la scheda tecnica e si sarà già informata prima di entrare in negozio, cerca informazioni chiare e dettagliate
  • Una predominanza “limbica” cerca la relazione, ama chiedere ed essere ascoltato, meglio ancora se il commesso gli dà attenzione senza una richiesta diretta

Ricorda che l’azione vincente è: “Tratta gli altri per come loro vogliono essere trattati!”.

Una gestione del cliente unica, significa non considerare le diversità comportamentali dei tuoi clienti… questo è un grave errore sulle basi del business.