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DAILY ROUTINE: ABITUDINI AD ALTE PRESTAZIONI

Uno dei segreti per realizzare alte prestazioni è costruire delle abitudini costruttive, una sorta di rituali della giornata che supportano le alte performance.

Se leggi le biografie dei più importanti imprenditori e manager di successo, noterai che ognuno di loro ha adottato delle routine giornaliere: dall’esercizio fisico al mattino, alla meditazione, dall’alimentazione sana allo stabilire il focus del giorno, e così via.

Se trasformiamo un’attività, per quanto faticosa possa essere, in un’abitudine, riusciremo a compierla più facilmente nel tempo.

Gli high performers, nella vita come nel business, scelgono e perfezionano nel tempo le proprie abitudini per ottenere il massimo rendimento da se stessi.

La ripetizione quotidiana, è il segreto per la costruzione di nuove e potenzianti abitudini che io chiamo “daily routine.

Circa il 90% delle persone subisce le proprie abitudini, in pochi le scelgono. Le abitudini sono l’applicazione pratica delle nostre convinzioni, di come crediamo che sia la realtà. Quindi, scegliere un’abitudine nuova significa mettere in discussione le nostre convinzioni e ciò non è per nulla semplice, ma è molto efficace se vuoi ottenere prestazioni oltre lo standard e che durino nel tempo.

Le daily routine sono dei facilitatori per il successo, sono un allenamento quotidiano per la costruzione di algoritmi comportamentali automatici di eccellenza.

Da dove partire?

Ci sono tre passaggi chiave che devi fare per costruire abitudini consistenti:

  1. Decidere quali nuove abitudini costruire
  2. Ripetere giornalmente
  3. Misurare come sta andando

MISURARE

Parto dalla fine, perché il terzo punto è dove in molti cascano. Si tratta di segnare giornalmente i progressi: all’inizio partono con slancio segnando tutto ma poi, quando arrivano dubbi e incertezze, smettono di registrare i progressi proprio perché smettono di fare ciò che avevano deciso di fare quotidianamente. In pratica, si smette di segnare per evitare di vedere che non stiamo mantenendo l’accordo fatto con noi stessi. É un esempio tipico di autosabotaggio: da un lato abbiamo il piacere del creare una nuova abitudine, dall’altro la fatica del dover sostituire un’abitudine che, anche se non efficace, è ben radicata da tempo.

Quindi, presta molta attenzione consapevole nella fase di misurazione. Se noti di essere discontinuo, allora alza le antenne e valuta se ti stai autosabotando oppure semplicemente hai scelto un’abitudine che non ti interessa fino in fondo. Sì, può capitare anche questo ed è uno dei vantaggi del misurare.

DECIDERE

All’inizio, se non hai mai fatto un lavoro di questo tipo, ti consiglio di decidere per una sola nuova abitudine o al massimo due di cui una più semplice dell’altra. Questo per evitare l’effetto abbandono dopo poche settimane. Già, perché per creare e consolidare una nuova abitudine ci vorranno all’incirca 90 giorni.

Quando sarai allenato al successo, allora potrai costruire una daily routine più strutturata (io consiglio al massimo 7 nuove abitudini da costruire giornalmente e settimanalmente).

Parti da qualcosa che per te è veramente importante e per cui valga la pena fare dei sacrifici. Ogni decisione comporta un prezzo da pagare: per un’abitudine che nasce, un’altra deve morire. Quindi, devi avere una grande motivazione per riuscire a ripetere giorno dopo giorno un’attività nuova.

RIPETERE

Emozione e ripetizione sono gli ingredienti fondamentali che danno vita a un’abitudine. Sai già come si fa, perché lo hai fatto fino ad oggi in modo inconsapevole ma puoi benissimo usare questa formula magica scegliendo quali abitudini creare.

Chiudi gli occhi e immagina di aver già raggiunto il tuo obiettivo e che la nuova abitudine è ormai tua. Cosa vedi? Quale emozione provi?

Ora immagina, sempre con gli occhi chiusi, di non raggiungere il tuo obiettivo e di restare con la vecchia abitudine. Cosa vedi? Quale emozione provi?

Devi associare piacere alla nuova abitudine e dolore alla vecchia abitudine, in questo modo darai una notevole spinta alla realizzazione di ciò che hai deciso.

Fatto questo importante passaggio, decidi la tabella di allenamento. Quali attività associate alla nuova abitudine vanno ripetute giornalmente? Quali settimanalmente?

Potresti avere attività quotidiane come ad esempio bere 2,5 litri di acqua, oppure attività settimanali come camminare per 30 minuti due volte a settimana. Ho fatto un esempio sulla parte salute, ma vale la stessa cosa per qualsiasi ambito della vita.

Quindi, segna giornalmente i progressi fatti. Questo passaggio ti aiuterà, come detto in precedenza, nell’essere costante e arrivare fino in fondo.

LA MIA DAILY ROUTINE

Credo possa essere utile condividere con te la mia daily routine che sto applicando in questo momento. Allenandomi nel tempo, sono arrivato ad avere 7 attività base legate a 7 nuove abitudini. Restano nel programma di allenamento fino a quando non sono diventate nuove abitudini automatiche potenzianti, poi vengono sostituite da altre attività e altre nuove abitudini di successo.

L’obiettivo della mia attuale daily routine è di potenziare la parte energetica lavorando su più livelli di mente, corpo e spirito.

DAILY ROUTINE ALESSANDRO

  1. Esercizio fisico: 5 Tibetani ogni mattina (QUI trovi come svolgerli)
  2. Meditazione ogni giorno
  3. Alimentazione vegetariana (colazione, spuntini, pranzo, cena, acqua)
  4. 1 Nuova cosa appresa al giorno
  5. 1 Esercizio di Yoga della risata al giorno
  6. Positive Thinking la sera prima di addormentarmi
  7. Ossigenazione quotidiana con saltelli

Alcune attività, come il punto 5 e 7, prevedono due step. Inizialmente le ripeto 3 volte a settimana, per poi passare a una ripetizione giornaliera. Questo mi consente di non avere troppe pressioni di cambiamento tutte insieme.

Il Positive Thinking (pensiero positivo) lo trovo molto utile per evocare più energia come conclusione della giornata e preparazione della successiva. In pratica, prima di addormentarmi, mi chiedo cosa di bello è successo oggi e immagino cosa di bello succederà domani.

APP UTILI

Ti consiglio di utilizzare delle app per misurare i progressi e per supportare alcune attività. Qui sotto, un elenco di quelle che uso io sul mio iPhone ma credo ci siano anche per dispositivi Android:

  • Habitty per la misurazione giornaliera
  • Insight Timer Buddhist Meditation per la meditazione
  • Oreegano Vegan Maps per le ricette e per trovare ristoranti quando sono fuori casa
  • Water Reminder per bere acqua nella giusta quantità e ripulire il corpo da tossine
  • Timer per impostare le sessioni di allenamento di ossigenazione con i saltelli (o comunque attività aerobiche)
  • Dieta Gruppo Sanguigno per verificare velocemente quali cibi sono per te più salutari (ti consiglio di fare anche un’approfondita ricerca su questo argomento o di andare da un esperto nutrizionista, evita il “fai da te”)

CONCLUSIONI

Avrai notato che nella mia daily routine non ci sono attività come la programmazione, lo svegliarmi presto, il leggere un libro, perché sono abitudini che ormai sono consolidate e non ho più bisogno di segnarle perché le svolgo in automatico.

Tuttavia, per comodità, ecco una lista di abitudini di successo che puoi implementare nella tua vita:

  1. Andare a letto presto e svegliarsi presto
  2. Fissare il task importante del giorno
  3. Curare la propria alimentazione
  4. Fare esercizio fisico
  5. Calmare la mente meditando
  6. Leggere almeno un libro al mese
  7. Ascoltare attivamente gli altri
  8. Focalizzarsi su una sola cosa per volta e portarla a termine
  9. Passare dal tenere a mente alla lista delle cose da fare, poi passare alla programmazione in agenda
  10. Non procrastinare
  11. Rispondere alla email solo due volte al giorno
  12. Imparare a dire di “no”
  13. Applicare la regola 80/20
  14. Delegare le attività operative e alcune responsabilità
  15. Equilibrare vita privata e lavoro

Ti ho scritto 15 abitudini su cui ho lavorato in passato fino a farle diventare mie abitudini di successo consolidate. Trovo siano veramente fondamentali e sono un suggerimento utile da cui partire se sei a corto di idee.

Se hai delle domande o vuoi dare un tuo contributo, puoi commentare e condividere il post sulla mia pagina Facebook QUI.

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ALTE PRESTAZIONI: ATTENZIONE AI DETTAGLI CHE VENGONO DATI PER SCONTATI

Sam Walton, fondatore di Wal-Mart una delle più grandi reti al dettaglio del mondo, aprì la formazione per i suoi dipendenti con queste parole:

Io sono l’uomo che va in un ristorante, si siede a tavola e aspetta pazientemente, mentre il cameriere fa tutto, tranne annotare la mia richiesta.

Io sono l’uomo che va in un negozio e aspetta silenzio, mentre i venditori terminano le loro conversazioni private.

Io sono l’uomo che entra in un distributore di benzina e non usa mai il clacson, ma aspetta pazientemente che il benzinaio finisca la lettura del suo giornale.

Sono l’uomo che spiega la sua disperata urgenza per un pezzo, ma non si lamenta quando lo riceve solo dopo tre settimane di attesa.

Io sono l’uomo che, quando entra in un supermercato, spera solo di essere notato con un sorriso.

Stai pensando che sono una persona tranquilla, paziente, un tipo che non crea mai problemi… ti sbagli!

Sai chi sono? Sono il cliente che non torna mai più!

Esiste un solo capo: il cliente. E può licenziare tutte le persone dell’azienda, semplicemente prendendo i suoi soldi e spendendoli altrove.

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Fantastica App per Cambiare Abitudini

Cambiare abitudini è un duro lavoro!
 
Ma puoi usare dei piccoli trucchi per aumentare la tua spinta al cambiamento. Uno di questi è usare il sistema della ricompensa che inonda il tuo cervello con una forte botta motivazionale associata ad un’azione. Ora, senza che ti debba spiegare come funziona questo meccanismo neurale, sappi che è fondamentale per mantenere nel tempo un’azione di cambiamento e trasformarla in nuova e positiva abitudine.
 
Ogni volta che metti una spunta “Fatto!” ti senti meglio proprio perché hai ottenuto un piccolo successo e il tuo cervello ti premierà facendoti sentire più motivato. Inoltre, assocerà l’atto del completamento a un piacere e il non farlo a un dolore.
 
Avere lo strumento giusto, perché veloce e personalizzabile, ti consente di essere già un passo avanti. Personalmente, utilizzo l’app “Way of Life” che è gratuita e la trovi QUI.
 
Ti consiglio di iniziare con massimo due nuove abitudini. Poi di aggiungerne un’altra quando almeno una delle due è andata a regime diventando una nuova abitudine positiva. Ho fatto così per passare ad un’alimentazione prettamente vegetariana (segnavo il check per i pasti principali: colazione, spuntini, pranzo, cena). Oggi, la uso per il workout (allenamento su resistenza alla corsa) e meditazione trascendentale (per arrivare a farla ogni giorno).
 
Spero possa essere di notevole supporto come lo è per me e, se vuoi, chiedimi pure aiuto nei commenti di questo post.
 
PS: Leggi anche il post “Allenarsi a Vincere” che trovi QUI.
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ALLENARSI A VINCERE

Quando generi una nuova abitudine di successo in un’area della tua vita, tenderai ad applicarla automaticamente anche nelle altre aree. 

Maxwell Maltz, chirurgo plastico americano che deve la sua notorietà grazie al best-seller Psicocibernetica, conferma questo mio pensiero dicendo che:

L’immagine che abbiamo di noi stessi e le nostre abitudini tendono ad andare insieme. Cambia una e vedrai automaticamente cambiare anche l’altra.

Sono un profondo sostenitore, non fosse altro che per averlo sperimentato personalmente, che la tua energia vitale è fondamentale per creare risultati oltre la media, quelle che chiamo “alte prestazioni”. Ma devi avere una strategia e un metodo efficace.

Devi sapere che il nostro cervello innesca meccanismi di difesa tutte le volte in cui qualcosa è molto distante da ciò che conosce, è un atavico programma di sopravvivenza. Il trucco per superare questo bias cognitivo è applicare la “Tecnica dei Piccoli Passi”.

Consiste nel creare piccoli cambiamenti gradualmente crescenti. Così facendo, il cervello non attiverà le proprie resistenze perché il cambiamento minimo non viene considerato come pericoloso, e si adatterà alla nuova situazione in modo veloce e naturale.  Successivamente il nuovo cambiamento sarà sempre minimo e il cervello si adatterà nuovamente al nuovo livello. Nel tempo la nuova abitudine sarà entrata in circolo e produrrà i suoi effetti positivi. 

In pratica, si tratta di applicare a nostro favore la storia della “rana bollita”: piccoli e graduali cambiamenti produrranno grandi successi.

Puoi usare questa tecnica per qualsiasi ambito di cambiamento. Per darti un esempio pratico, io la sto utilizzando per superare due grandi resistenze che avevo su alimentazione e attività fisica.

Nel giro di pochi mesi, oltre a perdere peso, sono passato a un’alimentazione 85% (ci sto ancora lavorando per arrivare al 100%) vegetariana. Gli effetti sono eccezionali in termini di energia e benessere. Era una cambiamento che volevo fare da tempo ed ora è diventato un risultato.  Stessa cosa sto facendo per l’attività fisica con l’obiettivo di aumentare la mia resistenza nel running. Mi sono procurato una tabella di allenamento di un anno e, guarda caso, applica la mia stessa tecnica dei piccoli passi.

Il 90% dei fallimenti, in tema di cambiamento, deriva da una partenza a razzo sulla scia dell’entusiasmo per poi mollare inesorabilmente dopo poco tempo. In pratica è come se mettessi la “rana” nella pentola di acqua bollente, il tuo cervello schizzerà fuori dalla nuova abitudine proprio come lei.

Viceversa, se metti la “rana” nella pentola di acqua fredda che lentamente riscaldi, lei non si accorgerà di nulla rimanendo bollita. Allo stesso modo, il tuo cervello non si accorgerà dei piccoli cambiamenti e si ritroverà ad applicare automaticamente la nuova abitudine.

Il grande allenatore Vince Lombardi diceva:

Vincere non è un episodio sporadico, è una cosa di sempre. Non vinci una volta ogni tanto, non fai bene le cose una volta ogni tanto, le fai bene sempre. Vincere è un’abitudine. Sfortunatamente lo è anche perdere.

E ricorda che chiunque ti dica che non conta vincere o perdere, probabilmente è uno che ha perso!

Allora, hai già deciso su cosa ti allenerai a vincere?

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Delega Efficace: Guida Pratica in 5 Passi

Se vuoi realmente crescere in modo duraturo nel tempo, devi imparare a delegare efficacemente sapendo evitare l’effetto boomerang che probabilmente già conosci.

Usa la neocorteccia (uno dei tuoi tre cervelli) e rispondi logicamente a queste due domande:

  • Potrai far espandere il tuo business facendo sempre tutto da solo?
  • Vuoi veramente lavorare oltre 12 ore al giorno fino a scoppiare?

Se la risposta è “No” allora preparati a delegare.

La delega è una competenza vitale per imprenditori e manager, ma è anche l’attività dove si commettono più errori. Non è una questione di buona volontà, tu molto probabilmente non vedi l’ora di non doverti più occupare in prima persona di alcune questioni, il fatto è che ci hai provato tante volte per poi vederti sempre rimbalzare addosso gli stessi problemi.

Ottenere cose fatte dagli altri attraverso la delega è una delle Big Skills dell’imprenditore che guida un business ad alte prestazioni.

Questo articolo ti aiuta a comprendere quali sono gli errori tipici che commetti e non vedi (e che quindi ripeti a ogni tentativo di delega), e qual è la procedura in 5 passi per delegare in modo efficace e duraturo nel tempo.

3 ERRORI CHE GENERANO L’EFFETTO BOOMERANG

  1. Il confronto con te: nel passare compiti ad altri, ammesso che tu stia usando il metodo corretto, tenderai istintivamente a confrontare le azioni dell’altro con quello che avresti fatto tu. Questo impulso nasce dall’esigenza di avere controllo e scatta inesorabilmente quando i risultati non sono quelli che ti aspettavi, cosa che all’inizio della delega sarà molto probabile che accada. Non sapendo come gestire questa situazione, tenderai a dare indicazioni su indicazioni deresponsabilizzando la persona e relegandola a mera esecutrice di una mansione. In più, la tua iniziale fiducia tenderà a crollare. La persona avvertirà inconsciamente quanto sta accadendo e tenderà a non prendere più l’iniziativa, chiederà sempre a te conferma e tu resterai il vero responsabile di quella mansione. L’effetto boomerang ha fatto il suo gioco. Lo so anche io, sei il migliore in quel compito, ma delegare efficacemente ti consentirà di fare altro, ricordatelo.
  2. Aspettarti che arrivino volontari: difficilmente i collaboratori si faranno avanti nel chiederti di delegare loro attività e responsabilità che consentano di liberare il tuo tempo, dimentica una cosa del genere perché accade molto raramente. Se vivi con questa aspettativa, probabilmente resterai deluso e il rischio sarà quello di pensare di non avere persone capaci di prendersi delle responsabilità. Qui il boomerang non lo hai fatto neppure partire. Scegliere le persone a cui delegare è una tua responsabilità che fa parte del rischio imprenditoriale.
  3. Dare l’esempio negativo e non accorgertene: spesso l’imprenditore è l’eroe che dimostra che le cose si possono fare rimboccandosi le maniche e senza chiedere aiuto a nessuno, peccato che le persone più capaci ti osservano e ti imitano. Quindi, se hai responsabili potenzialmente capaci che però si comportano da super-collaboratori e non riescono a gestire efficacemente un gruppo, guardati allo specchio e chiediti tu che esempio stai dando loro. I tuoi collaboratori di maggior valore sono spesso lo specchio operativo di quello che fai tu. Il boomerang è partito, è tornato indietro, ma non te ne sei nemmeno accorto. Come gestisci tu la delega? Cosa fai quando le persone sbagliano? Le stai direzionando o le stai formando?

Ok, ti ho mostrato chiaramente dove stai commettendo errori, e adesso ti dirò quali sono i passi da seguire per risolvere una volta per tutte. Tuttavia, è corretto che ti dica che saperlo non basta. Infatti, la maggior parte degli imprenditori che si rivolgono a me per una consulenza strategica, è per essere aiutati nel personalizzare quanto ti sto per dire affinché possa essere messo in pratica in modo efficace e duraturo all’interno delle loro aziende. La parte difficile non è sapere cosa fare, ma riuscire a farlo.

5 PASSI DELLA DELEGA EFFICACE SENZA L’EFFETTO BOOMERANG

In oltre 26 anni di business, di cui 16 come business coach e business strategy specialist, ho letto e sentito di tutto e di più sul concetto di delega, ma i punti che realmente escono dalla teoria e funzionano sono i seguenti 5:

  1. Chiarezza
  2. Metodo
  3. Coinvolgimento
  4. Allenamento
  5. Standard 

Vediamoli nel dettaglio uno per uno.

1 CHIAREZZA

La delega va considerata come un mezzo che consente a te imprenditore di poterti dedicare a quelle attività di maggior valore che generano espansione e salti di livello del business. Stiamo parlando di avere chiara la strategia al cui interno si colloca lo strumento della delega.

Immagina di dover comporre un puzzle, quanto più hai chiara l’immagine finale tanto più efficaci saranno le tue mosse. L’immagine finale del puzzle è la tua visione imprenditoriale che determina la strategia, la delega è rappresentata da alcune tessere del puzzle che completano un’area dell’immagine finale.

Un ottimo lavoro sulla chiarezza, porta a scoprire anche il vero perché della delega. Mi spiego meglio, se hai rinunciato a delegare a causa dei fallimenti passati e ti trovi ad essere ancora in piena operatività piuttosto che su strategia, è dovuto al fatto che il tuo perché era debole e probabilmente falso. Quando hai un perché forte, non c’è fallimento che tenga: tu continuerai a cercare la strada del successo nella delega.

Il vero perché è quella forte spinta motivazionale che ti porta a superare qualsiasi difficoltà pur di arrivare a realizzare ciò che desideri. Pensaci un attimo, è ciò che spesso ti ha guidato inconsapevolmente nel centrare grandi obiettivi.

La chiarezza sul vero perché è il primo passo fondamentale per decidere di risolvere una volta per tutte, altrimenti ti arrenderai difronte alle prime difficoltà scambiandole per inizio di un ennesimo fallimento o difronte all’investimento economico necessario per essere aiutato.

  • Qual è il tuo progetto?
  • Quali attività e responsabilità devi delegare o far funzionare come delega?
  • Perché è così importante che tu riesca a rendere autonome le persone delegate?
  • Cosa accadrebbe se non riuscissi a delegare efficacemente?
  • Come questo rallenterebbe o bloccherebbe il tuo progetto?
  • Qual è il tuo vero perché nella delega?

Sappi che per esperienza, i primi perché non sono quelli veri ma di superficie e quindi deboli. Chiamo l’attività sul vero perché attività di scavo. È come scendere nella miniera del tuo significato interiore per scoprire la vena d’oro che ti farà realmente arricchire rendendoti inarrestabile.

2 METODO

Questo punto rappresenta altre tessere del tuo puzzle strategico. Per fare funzionare la delega, oltre a un vero perché, devi sapere esattamente come funziona il processo di delega. Ovvero, avere un piano d’azione specifico che ti conduca dal punto A (di affanno, probabilmente emozione in cui ti ritrovi spesso) al punto D (di delega, situazione in cui vorresti trovarti).

Il processo di delega è composto da 9 fasi che ho rappresentato nello schema che vedi qui sotto. Ti dirò in sintesi di cosa si tratta ed a quale fase fare maggiore attenzione perché è dove fallisce l’80% dei tentativi fai da te.

  1. Definire l’attività: è la fase in cui si crea la strategia di delega e il piano operativo. L’imprenditore o manager, deve aver chiaro lui per primo lo schema del ruolo (risultato finale di valore, macro azioni ad alto impatto sul risultato, profiling ideale di chi svolge il ruolo, competenze tecniche e comportamentali necessarie, benefici e difficoltà del ruolo, ecc.). Il fallimento su questo punto deriva dall’avere un’idea vaga o superficiale o incompleta di cosa serve per avere successo nel ruolo delegato. Come dire: chi mal comincia è a metà del fallimento!
  2. Selezionare un team o un singolo collaboratore: è la fase in cui si individuano i potenziali responsabili. Spesso l’errore tipico è scegliere il miglior giocatore e metterlo come allenatore credendo che sia la scelta migliore. A volte va bene, ma quando va male occorre gestire con molta delicatezza l’errore fatto per evitare di perdere con l’allenatore anche il miglior giocatore di un tempo.
  3. Valutare competenze tecniche e comportamentali: in questa fase si commettono due errori micidiali. Il primo è non considerare che il collaboratore capace dovrà svolgere un nuovo ruolo in cui, attualmente senza la giusta preparazione, probabilmente fallirà. La valutazione riguarda le nuove competenze che il collaboratore (giocatore) dovrà acquisire per svolgere efficacemente il nuovo ruolo di responsabile (allenatore), e qui in molti ci arrivano. Ma il secondo errore micidiale è non considerare la parte comportamentale che incide per l’80%  sul successo finale e non utilizzare gli strumenti di analisi attitudinale e del potenziale. Spesso si scopre l’errore a distanza di tempo quando la frittata è fatta.
  4. Spiegare il ruolo e le aspettative: anche questa fase, come la prima, è scientifica. Devi sapere esattamente quali corde emotive muovere per coinvolgere il collaboratore, devi informarlo di come funziona il ciclo del cambiamento (prima fase euforia, seconda fase scoraggiamento, come evitare il fallimento e guidare la ripresa che porta al successo), devi dichiarare le reciproche aspettative per evitare delusioni ad effetto boomerang.
  5. Specificare le azioni del piano di delega: se la fase 4 è ben svolta, avrai una persona motivata e consapevole del mazzo che l’aspetta ma sarà anche pronta al mettersi in azione. Qui è dove si concorda cosa fare e come farlo, quali sono le azioni ad alto impatto sui risultai, facile se hai fatto bene la fase 1.
  6. Concordare le risorse a disposizione: la persona a cui deleghi deve sapere cosa potrà utilizzare in termini di risorse (persone, spazi, mezzi, prodotti, ecc.) per avere successo nel suo ruolo. Anche qui, semplice se le fasi prima sono state svolte bene.
  7. Concordare i tempi e le scadenze: altra fase operativa dove non ci sono particolari difficoltà se si è fatta chiarezza in precedenza.
  8. Allenamento e verifiche: e qui abbiamo un’altro campo minato a rischio fallimento. Spesso l’imprenditore non ha un metodo chiaro e testato per allenare il futuro responsabile, fa in base a quello che crede sia giusto e spesso sbaglia (delegante fai da te, no metodo, ahi ahi ahi). Ok, non te la prendere, sei bravissimo in tante cose ma in altre toppi di brutto e la conferma è sempre nei risultati o meno che ottieni. Se non riesci a delegare senza l’effetto boomerang, significa che la maggior parte delle tue idee ed abitudini sulla delega non funzionano, il problema è che da solo non te ne accorgi perché sono ormai automatismi che metti in campo da anni. Anche questo è fare chiarezza.
  9. Fornire feedback oggettiviso and so (così così) direbbero i miei amici americani. Probabilmente hai messo degli indicatori numerici che consentano di misurare la performance, ma probabilmente l’hai messi solo sul risultato finale (ecco il motivo del mio so and so). Il risultato è l’effetto finale e, se non misuri anche le macro azioni (cause) necessarie per arrivarci, non saprai dove intervenire in caso di necessaria correzione. Quindi, farai fatica nel fornire feedback utili e realmente oggettivi. Potrai solo dire hai vito o hai perso, ma questo non è un buon feedback di crescita. Cosa lo ha fatto vincere e cosa lo ha fatto momentaneamente perdere? Quali azioni consolidare e quali migliorare? Su cosa deve allenarsi ancora?

3 COINVOLGIMENTO

In molti si chiedono perché il coinvolgimento delle persone a cui si è scelto di delegare arriva come terzo punto e non come secondo. Il motivo è semplice, l’80% del mio lavoro nel facilitare la delega efficace è con l’imprenditore perché dovrà essere lui il vero allenatore e formatore della sua azienda. Differentemente, creerei dipendenza e, quindi, avrei sbagliato mestiere.

Piccolo consiglio: se hai professionisti che si sostituiscono a te, per quanto piacevole possa essere perché implica un tuo minore sforzo, licenziali! Oppure restane dipendente a vita…

Se sei pronto a farti un gran mazzo per essere tu autonomo nel dirigere il management della tua azienda, allora possiamo lavorare insieme. In caso contrario, ci sono tanti consulenti zerbini a basso prezzo pronti a seguirti per anni in cambio di soldi sicuri.

Chiarito questo doveroso aspetto, andiamo avanti.

Probabilmente sai che sono un fautore del: tratta gli altri per come loro vogliono essere trattati.

Ciò significa che per coinvolgere le persone, devi conoscere profondamente le persone, parlare con loro e sapere come funzionano i comportamenti umani. La reale motivazione, il voglio invece che il devo, si accende quando la persona comprende che il tuo progetto abbraccia il suo. Il coinvolgimento scatta quando si convince profondamente che aiutare te significa aiutare anche se stesso.

La fase del coinvolgimento è una vera e propria negoziazione win win. Il collaboratore e futuro responsabile deve arrivare a desiderare lo stesso tuo obiettivo di delega. Questa è la fase cruciale in cui il tuo vero perché incontra il suo vero perché. Sbagliare questo passaggio di coinvolgimento, significa vedere la persona mollare difronte ai primi inesorabili fallimenti (per lui, essere allenatore, è un gioco nuovo con nuove regole) e virare inconsciamente verso quello che sa fare bene (il calciatore).

4 ALLENAMENTO

Hai mai sentito la frase: il vero leader è quello che crea altri leader?

Quello che devi fare in questa fase è insegnare come si fa a diventare allenatori dando l’esempio del come stai facendo tu con lui. L’unica differenza è che tu stai mettendo in campo una delega di responsabilità, mentre lui metterà in campo una delega di operatività. Ovvero, tu passi la funzione di gestire un’area mentre lui dovrà ottenere cose fatte da altri invece che farle in prima persona come ha sempre fatto.

L’ultima frase che hai letto, dovrebbe accenderti la lampadina del perché parto da te ed insisto nel tuo cambiamento come prima cosa. Il tuo collaboratore ha sempre fatto le cose in prima persona, così come tu le hai sempre gestite in prima persona. Se vuoi che le cose cambino, prima di tutti devi cambiare tu!

Anche per questa fase, c’è un metodo ben preciso per allenare una persona nel diventare autonoma in un nuovo ruolo. Si passa dall’affiancamento attivo (tu fai, lei osserva) all’affiancamento passivo (tu osservi, lei fa). Scoprirai che per alcune attività puoi partire direttamente dall’affiancamento passivo, mentre per altre ci sarà bisogno anche di allenare la persona con situazioni simulate per preparala al meglio.

Questo è un punto bellissimo, perché è dove crescete entrambi anche se su attività diverse. Insegnare è sempre un ottimo metodo per mettere alla prova ciò che sai fare e consolidarlo. Apprendere dal tuo esempio, sarà un modo per consolidare la tua leadership e far nascere la sua con gli altri collaboratori. Però è anche una fase in cui si fanno molti errori, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero andare. La gestione dei momenti di difficoltà sono i veri punti di svolta che separano il successo dal fallimento.

5 STANDARD

Questa è una fase che spesso si salta, ma è fondamentale per i risultati a lungo termine. Quando arrivano i risultati e la delega funziona (finalmente), si tende a mollare la presa credendo che il peggio sia passato. Non è così, occorre fare in modo che i nuovi automatismi del ruolo delegato funzionino davvero bene come nuove abitudini, devono diventare uno standard esecutivo.

Se ciò non accade, alla lunga, i risultati tenderanno a peggiorare e tu ti ritroverai costretto a dover intervenire nuovamente in una delega che sembrava fatta. Sarebbe come mollare la presa alla prima pepita d’oro.

L’ultimo tassello del puzzle sta proprio qui: fare in modo che tutto il lavoro fatto nei punti da 1 a 4 diventi il nuovo standard esecutivo del ruolo delegato. Tutte le azioni di successo, andranno a creare quello che sarà il manuale operativo della funzione che hai appena creato. Sarà la versione definitiva della bozza creata da te nel punto 2, condivisa nel punto 3 ed utilizzata nel punto 4.

Solo quando i risultati diventano uno standard di valore (in termini qualitativi e quantitativi del ruolo) potrai dire di aver creato un responsabile. Il tempo? Almeno tre mesi di seguito di risultati all’altezza dello standard precedentemente definito in fase di aspettative.

Per standard intendo un modello di riferimento a cui ci si uniforma ed i risultati oggettivi (quantitativi e qualitativi) ci dicono se quello standard è attivo o meno. Inoltre, questo passaggio  è quello che ti consente di verificare a distanza il reale funzionamento dell’area o del ruolo delegato. Una volta che lo standard è definito ed applicato per almeno tre mesi di fila, allora potrai applicare quella che chiamo fiducia verificata: verifichi a distanza i numeri dell’area (obiettivi, sotto obiettivi e macro azioni ad alto impatto) e intervieni solo se ci sono problemi o per dare apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto.

Ricordati, che il tuo intervento servirà solamente per riportare il nuovo responsabili nella sua area di responsabilità facendo  trovare a lui (o al massimo insieme) le soluzioni per i numeri che sono sotto lo standard. A questo punto, il tuo ruolo sarà quello di continuare a far crescere le persone così da dedicare sempre più tempo alle attività importanti di espansione aziendale.

CONCLUSIONI

Hai compreso quali sono i classici errori, ma anche quelli meno conosciuti. Hai appreso i 5 passi per una delega efficace senza l’effetto boomerang, scoprendo molto probabilmente alcuni aspetti della delega che non conoscevi. Hai scoperto il tuo vero ruolo di allenatore che dà l’esempio e forma nuovi allenatori all’interno del suo team.

Tuttavia, la sola conoscenza di tutti questi passaggi non basta. È la personalizzazione al tuo sistema aziendale e l’applicazione la vera bestia nera di ogni imprenditore.

Scrivimi QUI se hai domande o vuoi comprendere come avere il mio supporto.

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Reddito Relativo: Quanto Vale Una Tua Ora di Vita?

Se Mario guadagna 100.000 euro l’anno, è due volte più ricco di Giuseppe che ne guadagna 50.000.

Pensi anche tu che sia così?

La maggior parte delle persone ragionano in termini di Reddito Assoluto, che si misura considerando solamente il denaro come parametro di riferimento.

Ma se prendiamo come riferimento anche il tempo, possiamo scoprire che le cose possono non essere come sembrano. 

Infatti, il mix reddito assoluto e tempo ci consente di calcolare il Reddito Relativo. Vediamo come cambia la prospettiva considerando entrambi i fattori.

Mario guadagna 100.000 euro l’anno, lavorando 80 ore a settimana per 50 settimane lavorative. Sono 2.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 25 euro l’ora (2.000/80). 

Giuseppe guadagna 50.000 euro l’anno, lavorando 10 ore a settimana per 50 settimane. Sono 1.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 100 euro l’ora (1.000/10).  

Considerando il reddito relativo, Giuseppe è quattro volte più ricco di Mario.

Chiaramente, occorre produrre il reddito necessario per sostenere la vita che si desidera: ciò significa che se Giuseppe si ferma alle 10 ore, il suo reddito potrebbe non essere sufficiente. 

Tuttavia, può arrivare a guadagnare 100.000 euro lavorando 20 ore a settimana contro le 80 di Mario ed avere 60 ore (libere direbbe Mario) da dedicare a sé stesso e la propria famiglia.

Il calcolo del reddito relativo è molto utile per prendere decisioni di business importanti. 

Se come Mario il tuo reddito relativo è di 25 euro/h e delegare un’attività di 4h (a un collaboratore o in outsourcing) ti costa 80 euro, fare questa scelta significherà avere 4h da dedicare ad attività di maggior valore che potrebbero generare un reddito relativo di 100euro/h o più alto. Quindi un utile relativo totale di 320euro.

La domanda è: stai svolgendo attività operative a basso reddito relativo (da delegare) o importanti ad alto reddito relativo (da tenere)?

Più aumenti il reddito relativo, più avrai tempo per far espandere il tuo business e migliorare la qualità di vita!

Vediamo una case history del settore estetica. 

L’imprenditrice aveva avviato l’attività da 5 anni e si barcamenava tra diverse attività: cabina, agenda, gestione amministrativa. 

Aveva 2 estetiste che si dedicavano a manicure e massaggi base, lei si alternava in queste attività ed anche alle poche sessioni con macchinari di epilazione laser definitiva che a detta sua girava poco per il costo più elevato rispetto al resto dei servizi. 

Abbiamo fatto un calcolo della sua redditività relativa e quella delle sue collaboratrici rispetto al costo fisso (stipendio), è emerso con suo grande stupore (non il mio che avevo già fiutato l’inganno) che era veramente antieconomico continuare a lavorare così tanto per generare così poco. 

Il calcolo del potenziale di entrate che non stava generando ha dato il colpo di grazia al vecchio modo di pensare generando un nuovo mindset (mentalità). 

Abbiamo migliorato la formazione delle due estetiste su manicure aggiungendo la ricostruzione delle unghie e 2 nuovi massaggi, in questo modo abbiamo aumentato il loro reddito relativo ed inserito anche degli incentivi. 

La titolare si è dedicata all’epilazione laser ed introdotto un nuovo macchinario estetico, il suo reddito relativo si è triplicato ed ha liberato (è proprio il caso di dirlo) 3h al giorno che sono state riprogrammate settimanalmente tra: visite di consulenza (che nel 70% si trasformano in programmi di trattamento estetico), studio di pacchetti e promozioni, gestione finanziaria e strategica dell’attività, tempo per sé stessa. 

Nel giro di 3 mesi, inserendo anche delle attività di marketing, abbiamo preso una terza collaboratrice che si dedicasse alla gestione dell’agenda e gran parte delle operatività legate ad amministrazione, marketing, recall clienti, e tutte le micro attività che riempivano ancora le ore della cliente così che potesse fare un ulteriore salto avanti per espandere il centro estetico.

Ho gestito  il tutto gestito con consulenze via Skype ed aggiornamenti rapidi via WhatsApp ed e-mail, mentre ero in Florida con la mia famiglia.

Ti sembra strano? Allora hai ancora tanto da lavorare!

Io sono il primo ad applicare quanto ti  ho detto in questo articolo e valorizzare il mio reddito relativo sfruttando, ad esempio, in modo intelligente e funzionale la tecnologia di oggi!

Ora, calcoliamo insieme il tuo reddito relativo in 3 passi:

  1. Calcola quante ore lavori in un anno: parti dal totale settimane in un anno, quindi totale giorni per settimana, e totale ore per giorno (ad esempio: 50 settimane, 5 giorni a settimana, 10 ore al giorno, il calcolo è 50 x 5 = 250 giorni x 10 = 2.500 ore). Tieni presente che quando sei a casa o al ristorante e leggi le email o rispondi ai messaggi o alle telefonate di lavoro, stai lavorando e sono ore che si sommano al tuo calcolo.
  2. Calcola il tuo personale reddito lordo annuo (va benissimo se hai quello netto), ovvero quanto tu personalmente guadagni (non la tua azienda, ma tu come persona).
  3. Dividi il tuo reddito personale per il numero totale di ore lavorative (ad esempio: 100.000 euro / 2.500 ore = 40 euro) e saprai quanto vale oggi una tua ora di lavoro.

Ci sei rimasto male?

Non è colpa tua, è che nessuno ti ha mai insegnato a ragionare in termini di reddito relativo. Anche io anni fa ci rimasi malissimo, così decisi di fare dei cambi radicali partendo proprio dal mio modo di ragionare fino ad allora.

Ti sto volutamente provocando, perché stiamo parlando non del tuo tempo, ma del che valore stai dando alle tue ora di vita e voglio aiutarti a svegliarti e cambiare marcia!

Come aumentare il tuo reddito relativo?

Hai diverse soluzioni:

  • Identifica le attività ad alto valore che tu puoi fare e quelle a basso valore che devi assolutamente delegare.
  • Delega velocemente o dai in outsourcing tutte le attività che hanno un valore più basso rispetto alle prestazioni ad alto valore che tu potresti fare e non stai ancora facendo.
  • Specializzati in qualcosa che ti consenta di aumentare il valore delle attività fatte da te.
  • Lavora sulle attività importanti e strategiche che fanno fare un salto in avanti alla tua azienda.
  • Elimina i clienti basso spendenti e che cercano solamente lo sconto, quindi concentrati sul massimizzare la qualità e i risultati del tuo lavoro per i clienti alto spendenti.

Mi fermo qui, ma credimi, ci sono tantissime azioni strategiche che puoi ancora fare e se vuoi una consulenza da parte mia su questo aspetto, contattami QUI.

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BrainSet Training: Team Building Aziendale Paintball

Le esperienze sono il miglior metodo di apprendimento e consentono di osservare come i tre cervelli di ogni membro del team si attivano in modalità costruttiva o distruttiva.

Venerdì ho condotto una sessione di Team Building con 25 persone, titolari compresi, giocando a paintball.

Per vincere una partita di paintball, i membri di un team devono lavorare insieme, coordinarsi con una strategia efficace, rispettare i ruoli, comunicare, essere disposti a correre dei rischi, e sacrificarsi per la squadra, tutti importanti valori aziendali che trasformano un gruppo di persone in una squadra vincente.

PERCHÉ IL PAINTBALL?

Gran parte delle strategie aziendali sono state mutuate dalla disciplina militare e il paintball ha nel suo DNA concetti basilari come: il gioco di squadra, lo spirito di sacrificio, la gestione del team e della leadership, la ricerca di un vantaggio strategico, l’assegnazione dei ruoli, la responsabilità di esecuzione della tattica, e molto altro.

I TRE CERVELLI IN AZIONE

Per stimolare al massimo i tre cervelli dei Leader delle due squadre e dei singoli membri, ho applicato due diverse modalità di gioco:

– eliminazione, vince il team che elimina per primo tutti i membri avversari

– ruba bandiera, vince il team che prende la bandiera al centro del campo e la porta incolume alla propria base

Il cervello “rettile” è tipico dell’assaltatore: coraggioso, determinato, con l’istinto dell’azione immediata.

La “neocorteccia” analizza ciò che è accaduto nuove, ottimizza i ruoli, osserva e fornisce informazioni utili per creare nuove strategie.

Il cervello “limbico” tiene unito il gruppo, crea confronto positivo, e sfrutta le emozioni per prendere decisioni insieme.

La pressione del gioco con tempi stretti e proiettili di vernice che arrivano da tutte le parti, fa sì che gli istinti di base saltino fuori in maniera visibile e utile poi per l’analisi di apprendimento in fase di debriefing finale.

PERCHÉ FUNZIONA

Le persone si divertono e ciò favorisce un apprendimento più veloce delle dinamiche comportamentali singole e di gruppo.

Le attinenze tra paintball e azienda rendono immediata l’applicazione pratica nel quotidiano lavorativo.

A ogni partita si migliora e il debriefing finale aiuta maggiormente a osservare quanto accaduto, apprendere e migliorarsi ulteriormente.

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Il Grande Errore di Management: “Tratta gli Altri Come Vuoi Essere Trattato Tu”

Avrai sentito migliaia di volte questa frase “Tratta gli altri come vuoi essere trattato tu“, ma nessuno ti ha mai detto che è una grande stupidaggine soprattutto nel mondo del business.

Mentre si applica benissimo a principi etici come ad esempio l’onestà, diventa un vero e proprio boomerang se parliamo di relazioni e management. Infatti, la diversa composizione dei tre cervelli (rettile, limbico e neocorteccia) fa sì che ognuno di noi osservi la realtà da prospettive e distorsioni diverse.

Ora, non conoscere e saper riconoscere queste differenti biostrutture è la causa della maggior parte dei contrasti tra persone.

Una dominanza rettile, ad esempio, è caratterizzata da una comunicazione veloce, pratica, assertiva, impulsiva. Mentre, una dominanza di neocorteccia, è caratterizzata da una comunicazione lenta, analitica, riflessiva, critica.

Immagina se queste due persone, con dominanze diverse e ignare di cosa ciò significa, siano due soci e debbano accordarsi per l’acquisto di un nuovo macchinario. Cosa potrebbe accadere?

Il socio “rettile” probabilmente, a seconda di determinate caratteristiche del prodotto e del venditore, deciderà immediatamente per un “sì” o  un “no” senza pensarci due volte. Al contrario, il socio “neocorteccia” vorrà valutare attentamente tutte le caratteristiche tecniche, visionare report del prodotto, raffrontare il prezzo con altre offerte, il che richiede tempo per decidere.

Senza consapevolezza dei meccanismi dei tre cervelli e del valore delle diversità, i due tenderanno a litigare.

Ora immagina un collaboratore con dominanza limbica, molto attento al mantenere ottime relazioni e che ama essere considerato prima di tutto come persona. Come si sentirà se gestito da un titolare o manager con dominanza neocorteccia, quindi con comunicazione fredda e distaccata? Oppure da un titolare o manager con dominanza rettile, quindi diretto e dominante?

Per fortuna, esistono anche le sotto-dominanze degli altri due cervelli che mitigano alcuni eccessi. Ma questo è vero soprattutto se si è consapevoli di come si è fatti, del proprio e altrui dna comportamentale: il BrainSet.

Circa il 90% della formazione imprenditoriale e manageriale non tiene conto di questi aspetti ed è per questo motivo che l’applicazione di concetti giusti, però ottiene risultati insoddisfacenti appena si rientra in azienda.

Tratta gli altri come vuoi essere trattato tu” è UNA STUPIDAGGINE!

Se vuoi veramente iniziare a fare la differenza e ottenere più risultati, devi imparare a:

“Trattare gli altri per come loro vogliono essere trattati”!

Se hai trovato interessante questo articolo, ti invito a condividerlo cliccando sul tuo social preferito qui in basso a destra dove c’è scritto “SHARE:”. Grazie.

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La Ricerca della Sicurezza Ti Allontana dalla Straordinarietà

Il tuo cervello limbico, quello delle emozioni, quello legato al passato, ti guida istintivamente alla ricerca della sicurezza. È una questione di istinto di sopravvivenza, che non è stato aggiornato all’ultima versione disponibile.
 
Questa sicurezza, è ciò che ti tiene ancorato al porto e non ti consente di fare nuove conquiste affrontando le incognite del mare.
 
Così, ti potresti ritrovare a vivere di sogni, di speranze e di rimorsi. Oppure, di ricordi dei bei tempi che furono. In entrambi i casi, c’è un grande errore: hai smesso di osservare la realtà.
 
I grandi sogni possono essere realizzati se parti dall’accettare una realtà che potrebbe non piacerti, ma che ti mostrerebbe quanto la sicurezza sia solo un’illusione del tuo cervello.
 
Prenderti responsabilità della realtà attuale e della realizzazione dei tuoi sogni, sono i primi passi che ti consentono di andare in direzione della straordinarietà. Stai lasciando il porto e solcando i mari.
 
Perché il 95% fallisce e si arrende tornando indietro?
 
Perché ha grandi aspettative, ma non conosce i suoi istinti di base.
 
Questi istinti cambiano a seconda della biostruttura del cervello, quello che chiamo dna comportamentale o BrainSet.
 
Conoscere questo aspetto di te, significa conoscere la vera identità e comprendere su quali aspetti puntare e su quali cercare compagni di viaggio che abbiano caratteristiche diverse e complementari alle tue.
 
Quando ti guardi allo specchio per ciò che sei e agisci in modo allineato alla tua essenza comportamentale, scopri che la straordinarietà è già insita in te, come nelle altre persone.
 
Il resto è una questione di obiettivi e desideri!
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Le Persone del Tuo Team sono Indaffarate o Produttive?

Ti capita mai di osservare persone che fanno tantissime cose ma con scarsi risultati tangibili?

Forse rientri anche tu in questa modalità, oppure hai persone intorno a te  che agiscono così e ti generano un gran nervoso.

Possiamo trattare questo argomento attraverso tre diverse modalità comportamentali che generano tre tipi di personalità:

  1. l’indaffarato
  2. il produttivo
  3. il nomade

L’indaffarato gira a vuoto, spende tantissime energie, si dà un gran da fare, ottenendo risultati scarsissimi rispetto allo sforzo messo in campo.

Il produttivo è focalizzato, sceglie per priorità ed ha imparato a dire di no quando serve. 

Indaffarato è fare tanto
Produttivo è fare le cose giuste

L’indaffarato è un “Maestro del Caos“: lotta con l’organizzazione, è dispersivo, si attiva in base a ciò che gli arriva da fare, va dietro alle urgenze degli altri.

Il produttivo è un “Maestro del Focus“: ama essere organizzato, efficiente e focalizzato. Si attiva in base alle priorità che ha scelto, agisce in base al valore piuttosto che alle urgenze.

Nel mezzo c’è il “Nomade“: si considera focalizzato ma vaga nell’organizzazione.

L’essere indaffarato è un autosabotaggio della mente che porta la persona a pensare di star facendo la cosa giusta, ecco perché persevera nella sua improduttività. Questo tipo di persona ha sempre una scusa pronta che giustifica il non essere riuscita a portare a termine un’attività

Se incalzi sui risultati, l’indaffarato tenderà ad innervosirsi attaccandoti o chiudendosi. Questo è il segnale che la mente è in azione e sta difendendo il proprio programma attivo, provocando una reazione emotiva che creerà un allontanamento dall’argomento risultati.

L’indaffarato ha la sensazione di essere nel giusto, ecco perché misurare è sempre una sana abitudine: i numeri non mentono mai