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5 PUNTI PER CUI È CORRETTO “MANDARE A CASA” UN MANAGER

Ore 8:10 il cellulare squilla, è un mio grosso cliente, con cui collaboro da qualche mese, che ha problemi con uno dei suoi manager e mi chiede cosa fare e se la situazione è recuperabile…

Ci sono 5 punti che un imprenditore deve tenere in considerazione quando valuta un manager e che sono alla base di una possibile sostituzione.

Con il mio cliente ho analizzato proprio questi 5 punti:

  1. Guidare senza dare l’esempionel caso specifico, ad esempio, il manager ha chiesto alla squadra di fare un sacrificio nel mese di agosto, ma lui è andato in ferie. Questo è probabilmente tra gli errori più gravi: fa incazzare il team perdendo completamente leadership. È il motivo per cui si crea, inconsapevolmente, un gruppo antagonista che rema contro il proprio responsabile.
  2. Organizzare lontano dalla scena operativaquando un manager gestisce dalla scrivania e non si sporca le mani con i suoi uomini stando sul campo, allora crea solo confusione organizzata. Le azioni non portano a progressi, l’organizzazione lontano dalla scena operativa crea persone indaffarate ma non produttive. I collaboratori vedranno le decisione del manager come delle perdite di tempo rispetto a ciò che realmente servirebbe fare.
  3. Non confronto con le statistichel’idea di stare facendo un buon lavoro deve trovare conferma attraverso i numeri. Non usare kpi (key performance indicator) significa fallire al 90% nell’attività di manager di un’area aziendale. Non confrontare una statistica significa evitare di valutare il proprio operato in modo oggettivo. Ci sono 3 principali manifestazioni: A) Non esistono statistiche del ruolo o dell’area gestita; B) Le statistiche ci sono ma non vengono usate/aggiornate; C) Le statistiche in calo vengono giustificate invece di cambiare il trend negativo.
  4. Non aver sposato la meta aziendale questo punto determina una mancanza di interesse verso il raggiungimento degli obiettivi e la crescita dei membri del team. Il manager mette sul piedistallo il proprio ego, demotiva i collaboratori, crea disaccordi. Senza questo punto, anche un manager capace diventa pericoloso per la salute aziendale. 
  5. Non mettersi in discussionemettersi realmente in discussione è una questione di azioni e non di parole. Il reale cambiamento di idee/convinzioni, deve trovare riscontro in un cambiamento di azioni operative e, quindi, di risultati. Se il manager dà il suo accordo verbale, ma poi nulla cambia, allora le situazioni sono 2: A) Ha un disaccordo forte che non dichiara e tiene nascosto; B) Non si mette in discussione, è rigido al cambiamento. Il primo caso può essere gestito e risolto, il secondo no.

Com’è andata a finire con il mio cliente?

Il manager in questione ha 4 punti su 5 e siamo già intervenuti con lui per aiutarlo a cambiare passo, ma la difficoltà di mettersi realmente in discussione (cambiare concretamente atteggiamento e azioni) è il vero tallone di Achille per cui molto probabilmente sceglieremo di far crescere la divisione aziendale tramite un altro manager.

Affrontare velocemente e con coraggio risolutivo ciò che non funziona è ciò che ogni imprenditore dovrebbe fare.

Spesso si scende a compromessi per mille buoni motivi che però creano un danno ancora più grande in termini di tempo, soldi e energia persa per risolvere il sassolino diventato macigno.

La caratteristica principale in questi frangenti è essere intollerante verso i problemi così da non adattarsi a essi e agire per risolverli.

Puoi sfruttare questo articolo per guardare dentro la tua azienda rispondendo a queste 3 potenti domande:

  • Quali problemi/situazioni sto tollerando?
  • Quali decisioni dovrei prendere che non sto prendendo?
  • Quali azioni posso fare per risolvere velocemente?
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Le Persone del Tuo Team sono Indaffarate o Produttive?

Ti capita mai di osservare persone che fanno tantissime cose ma con scarsi risultati tangibili?

Forse rientri anche tu in questa modalità, oppure hai persone intorno a te  che agiscono così e ti generano un gran nervoso.

Possiamo trattare questo argomento attraverso tre diverse modalità comportamentali che generano tre tipi di personalità:

  1. l’indaffarato
  2. il produttivo
  3. il nomade

L’indaffarato gira a vuoto, spende tantissime energie, si dà un gran da fare, ottenendo risultati scarsissimi rispetto allo sforzo messo in campo.

Il produttivo è focalizzato, sceglie per priorità ed ha imparato a dire di no quando serve. 

Indaffarato è fare tanto
Produttivo è fare le cose giuste

L’indaffarato è un “Maestro del Caos“: lotta con l’organizzazione, è dispersivo, si attiva in base a ciò che gli arriva da fare, va dietro alle urgenze degli altri.

Il produttivo è un “Maestro del Focus“: ama essere organizzato, efficiente e focalizzato. Si attiva in base alle priorità che ha scelto, agisce in base al valore piuttosto che alle urgenze.

Nel mezzo c’è il “Nomade“: si considera focalizzato ma vaga nell’organizzazione.

L’essere indaffarato è un autosabotaggio della mente che porta la persona a pensare di star facendo la cosa giusta, ecco perché persevera nella sua improduttività. Questo tipo di persona ha sempre una scusa pronta che giustifica il non essere riuscita a portare a termine un’attività

Se incalzi sui risultati, l’indaffarato tenderà ad innervosirsi attaccandoti o chiudendosi. Questo è il segnale che la mente è in azione e sta difendendo il proprio programma attivo, provocando una reazione emotiva che creerà un allontanamento dall’argomento risultati.

L’indaffarato ha la sensazione di essere nel giusto, ecco perché misurare è sempre una sana abitudine: i numeri non mentono mai