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Questo è il Problema Comune degli Imprenditori di Successo

Questo di cui ti sto per parlare, è il problema comune alla maggior parte degli imprenditori di successo. Molti di loro desiderano essere dei compagni o dei genitori migliori, ma si sentono oberati dagli impegni lavorativi.
 
C’è un momento cruciale nella vita dell’imprenditore di successo che è quello della crescita improvvisa. Normalmente il successo funziona così (ed è anche il motivo per cui in pochi ci arrivano): ti fai un gran mazzo, resisti quando ti vien voglia di mollare tutto, superi le delusioni, correggi la rotta, all’improvviso il business decolla come non mai.
 
Se l’imprenditore non ha una chiara strategia per il futuro, finisce col riempirsi di troppi impegni. Quando si hanno costantemente troppi impegni e ci si sente esausti, si smette di pensare al futuro. Se questa situazione permane per troppo tempo senza una soluzione concreta, l’imprenditore cercherà semplicemente di sopravvivere all’oggi. In questo modo, inizierà a perdere la direzione che voleva dare in futuro al suo business, si allontanerà dal suo sogno o lo sentirà bloccato.
 
Il senso di insoddisfazione, lo stress del quotidiano privo di senso futuro, potrebbe propagarsi anche alle relazioni familiari e con alcuni collaboratori che sentirà a volte come dei freni.
 
È così, passando da questi errori, che comprendono che il loro ruolo non è solo far crescere il business, ma far crescere le persone che hanno vicino per poter continuare a dedicarsi alla creazione di un futuro che vedono ancora con folle chiarezza.
Su questo argomento, ti consiglio il podcast “L’importanza di fare chiarezza” che puoi ascoltare QUI.
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Le 7 Regole del Successo di Covey

Esiste un metodo che può portare ciascuno di noi a raggiungere obiettivi professionali e personali davvero significativi?

Le 7 regole che sto per indicarti, mi hanno cambiato la vita nel 2003 quando le scoprii leggendo il libro che considero la bibbia del business, sto parlando de “Le 7 Regole per Avere Successo” di Stephen Covey (“The 7 Habits of Highly Effective People” del 1989).

Il libro di Covey va considerato come uno dei testi più innovativi nel panorama della letteratura manageriale, uno di quei libri che  non dovrebbero mai mancare nella cultura di imprenditori, professionisti, formatori, manager e coach. In realtà, si tratta di un vero e proprio percorso di miglioramento estremamente pratico su come ottenere risultati in linea con i propri obiettivi.

Le 7 Regole sono:

1. SII PROATTIVO: niente scuse o lamentele e lavora su quello che è in tuo potere.

La proattività è la capacità di controllare il proprio ambiente, piuttosto che venirne controllati. Il grande problema è “come” vediamo il problema e dove cerchiamo le soluzioni. Ci sono circostanze che non possiamo controllare direttamente (non possiamo far smettere di piovere, ad esempio), ma possiamo sempre scegliere come agire (invece di reagire) prendendo l’iniziativa per superare o aggirare gli ostacoli.

Covey focalizza l’attenzione sull’importanza di lavorare su ciò che possiamo influenzare, ovvero le cose che possiamo modificare. Quindi, invece di lamentarsi del problema o aspettarsi che altri lo risolvano al nostro posto, occorre pensare a cosa possiamo fare noi direttamente per risolverlo. Allora sì che dimostriamo di essere proattivi. Agendo in questo modo, saremo in grado di aumentare la nostra capacità di influenzare la realtà circostante, invece di subirla come spesso accade. Tutto dipende da noi!

2. COMINCIA PENSANDO ALLA FINE: focalizzati sul risultato finale e sulle azioni che contribuiscono a raggiungerlo.

Comincia pensando alla fine, significa aver chiaro dove vogliamo arrivare, quale destinazione ci siamo prefissati. Se non partiamo dalla fine, incontreremo molte difficoltà nel pianificare efficacemente il nostro piano d’azione, rischiando di correre nella direzione sbagliata.

Per non ritrovarci dopo anni nel posto sbagliato, dobbiamo comprendere cosa ci rende felici, quali sono le nostre priorità nella vita, a cosa diamo più valore (famiglia, coppia, lavoro, amici, successo, proprietà, ecc.). Siamo noi che scegliamo la direzione per essere felici.

3. DAI PRECEDENZA ALLE PRIORITÁ: impara a delegare per concentrarti sulle attività strategiche.

Se la seconda regola riguarda la creazione mentale, la terza è la creazione fisica. Imprenditori e manager sono spesso indaffarati su urgenze che non possono essere rinviate, ma debbono essere affrontate subito. Il segreto è dare la precedenza alle attività importanti prima che si trasformino in urgenti. La delega è una via necessaria per liberare il nostro tempo, così da dedicarci a ciò che solo noi possiamo fare per far espandere il business.

Se resti nel turbinio delle urgenze, ti allontanerai dal raggiungimento degli obiettivi che fanno davvero la differenza. È ciò che accade quando sei indaffarato (disperso su mille attività), invece che produttivo (focalizzato su ciò che è importante).

4. PENSA VINCERE/VINCERE: il successo non dato da uno scontro su un’arena, ma da un modo nuovo di creare benessere per tutti.

Occorre superare l’arcaico atteggiamento competitivo fondato sulla scarsità di risorse, la vera vittoria consiste nel trovare una soluzione che crei opportunità per tutti.

Covey paragona le relazioni a un conto corrente bancario. Alcune azioni rappresentano un versamento emotivo (disponibilità, apprezzamento, sorriso, comprensione), altri un prelievo (scortesie, litigi, disinteresse, critiche fini a se stesse). Se preleviamo sempre senza versare mai, il conto andrà in rosso e la relazione si rovinerà. Capiterà di dover prelevare, magari con un richiamo  su un errore, ma se abbiamo versato a sufficienza, probabilmente avremo ancora dei crediti emotivi.

Atteggiamenti win/win sono ad esempio: comprendere le altre persone, rispettare il loro pensiero, essere gentili, mantenere gli accordi, scusarsi quando si sbaglia.

5. COMPRENDI PER FARTI COMPRENDERE: perché qualcuno dovrebbe capirti se tu non sei il primo a farlo?

Finché mettiamo davanti sempre noi stessi, faremo una gran fatica a capire e farci capire perché tenderemo a giudicare pensando che il nostro punti di vista è l’unico corretto. Prima dobbiamo ascoltare attivamente ed essere interessati all’altro, poi possiamo esporre il nostro pensiero.

Spesso interpretiamo invece di comprendere veramente ciò che l’altra persona sta dicendo. Ti capita mai mentre qualcuno ti parla di avere la convinzione di sapere dove vuole arrivare?  Ok, potresti anche azzeccare, ma è sempre bene verificare che sia proprio così. Ripeti con parole tue cosa ti ha detto e chiedigli se hai compreso bene il suo pensiero. Una comunicazione efficace parte sempre dallo spostare l’attenzione da noi alla persona che abbiamo difronte. Un buon imprenditore e manager, comprende e viene compreso.

6. SINERGIZZA: cooperando otterrai una fetta più grande dell’intera torta che generi da singolo.

L’applicazione della regola 5 è fondamentale per riuscire a creare un team di persone che vogliono raggiungere insieme gli obiettivi concordati. Sinergia significa unire le energie per direzionale verso il vantaggio di tutti, un grande obiettivo comune che comprende gli obiettivi dei singoli. Potremmo semplificare questo punto in “L’unione fa la forza!“.

La cooperazione consente di collaborare verso il raggiungimento di uno scopo che permette di realizzare di più di quanto potrebbe essere realizzato da ognuna delle persone lavorando singolarmente.

7. AFFILA LA LAMA: il miglioramento continuo è l’investimento con il ROI più alto.

Non si tratta solo di apprendere dalle nostre esperienze, quanto di essere attivi costantemente nel migliorarsi personalmente e professionalmente. Ho sentito spesso dire da imprenditori e manager “Non ho tempo per formarmi“, ma non si rendono conto che è una follia. Covey risponde dicendo “Ti è mai capitato di essere così impegnato a guidare da non avere il tempo di mettere benzina?“. Ma veramente vuoi rimanere a piedi senza energia?

Questa è una regola chiave che innesca il circolo virtuoso di tutte le regole. È dove dobbiamo essere da esempio per incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Perché “affilare la lama“? Un coltello per tagliare efficacemente deve essere affilato costantemente. Lo stesso vale per la nostra capacità di generare alte performance.

CONCLUSIONI

Covey ci insegna che per migliorare i risultati, dobbiamo prima di tutto migliorare come persone. Una persona di successo, ha atteggiamenti di successo:

  • si assume degli impegni e li mantiene
  • ammette i propri errori e se ne prende responsabilità
  • agisce in modo proattivo invece di lamentarsi
  • sceglie di fare le cose invece di doverle fare
  • guida il suo tempo piuttosto che subirlo
  • è disposta a fare cose che gli altri non vogliono fare pur di raggiungere un obiettivo importante
  • sa che il successo significa essere se stesso

La gestione del tempo, la comunicazione, l’organizzazione, sono tutte cose fondamentali che arrivano dopo l’aspetto più importante del migliorarsi. E il più grande miglioramento passa dalla capacità di vedere le stesse cose sotto una nuova prospettiva. Covey ci ricorda che la mappa non è il territorio, se restiamo ancorati a vecchie convinzioni (mappe) non riusciremo a vedere la realtà del territorio in cui ci troviamo e sarà molto facile perderci.

Se vogliamo davvero crescere, superare le difficoltà di una vita, dobbiamo cambiare i nostri paradigmi, imparare a cambiare il nostro modo di osservare il mondo. Su questo punto Covey cita la frase di Einstein “I problemi rilevanti che ci si presentano non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero in cui ci troviamo quando li abbiamo creati“.

Questo libro è veramente eccezionale, pensa che lo rileggo ogni anno ed è ancora oggi un best seller del management risultando tra i libri più venduti. Lo trovi in tutte le librerie o QUI su Amazon.

Concludo con una splendida frase di Covey che racchiude le 7 Regole del successo:

Noi non siamo il prodotto di ciò che ci è accaduto nel nostro passato. Abbiamo il potere di scegliere. Il modo in cui decidi di vedere la realtà e i tuoi comportamenti determina il tuo destino. Noi non siamo esseri umani su un cammino spirituale. Noi siamo esseri spirituali in un viaggio umano. Siate una luce, non un giudice. Siate un modello, non un critico.” (Stephen Covey)

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La Prima Caratteristica del Business ad Alte Prestazioni

Spesso si pensa che gli imprenditori che creano un business ad alte prestazioni e un team ad alte prestazioni possiedano delle qualità innate che hanno permesso loro di raggiungere risultati straordinari.

Questa credenza è solamente un alibi per non dover affrontare il lavoro di cambiamento necessario per trasformare la propria azienda in un high performance business (HPB).

Giovedì 21 marzo a Roma, ho tenuto un seminario proprio su questo argomento insieme a Mario Benecchi, co-fondatore con Emilia Motta di Evo Imprese e miei partner per la Business School dedicata agli imprenditori e manager italiani. Puoi vedere il video alla fine di questo articolo, mentre ora ti descriverò i punti salienti.

Uno studio condotto da Porsche Consulting su 150 aziende leader che hanno affrontato trasformazioni importanti, ha evidenziato che le 20 aziende che costituiscono il panel ad alta prestazione hanno dimostrato che il cambiamento culturale (e quindi possiamo dire il cambiamento del comportamento delle persone) è il fattore basilare la trasformazione del business.

Creare una strategia di cambiamento è relativamente facile, la vera sfida è nell’esecuzione perché passa dalle persone!

Un business ad alte prestazioni (HPB – High Performance Business) è, quindi, strettamente correlato al creare un team ad alte prestazioni (HPT). Le caratteristiche principale di un HPB sono tre:

  1. Efficace strategia di cambiamento
  2. Adeguata cultura aziendale
  3. Esecuzione basata sui talenti

Vediamo adesso il focus principale del primo di questi tre punti.

EFFICACE STRATEGIA DI CAMBIAMENTO

L’efficacia di una strategia di cambiamento, passa innanzitutto dall’avere il coraggio di rompere le regole del buonsenso che stanno frenando l’espansione del tuo business.

Il buonsenso per un imprenditore significa l’essersi adeguato a ciò che gli altri ritengono normale.

La normalità è il comportamento più frequente osservato nelle persone che ti circondano, ma tu, come me, non sei affatto normale ed io voglio ricordartelo:

Tu sei un dannato folle visionario! Quand’è che te ne sei dimenticato?

Ci sono passato anche io, ci sono momenti davvero duri e difficili, quei momenti che ti sfibrano emotivamente e ti tolgono tutte le energie, consentendo alla buonsensite di attaccarsi a te ed al tuo modo di pensare e fare.

Per un periodo può capitare, ma non puoi permettertelo per troppo tempo, perché la buonsensite ammazza il tuo business.

Per cambiare, questa Italia, ha bisogno di persone come noi che tutti i giorni si danno un gran da fare per migliorare le cose. Quindi, resta folle, unico e felicemente disadattato a ciò che non merita un adattamento e che va cambiato.

Ora voglio darti uno strumento per comprendere se la buonsensite è entrata in azione nella tua azienda, 5 sintomi di businsensite:

  1. Si usano frasi tipo: “Abbiamo sempre fatto così” oppure “Più di questo non possiamo fare
  2. Ci sono disaccordi (tra soci, con manager o collaboratori) non chiariti che drenano tempo, energia e denaro
  3. Titolari e/o manager che sono sovraccarichi perché devono gestire cose non fatte da altri
  4. Operatività quotidiana guidata dalle urgenze
  5. Non avere tempo per fare ciò che desideri e per le persone che ami

Potrei continuare la lista con molti altri sintomi, ma già questi ti fanno comprendere che anche per te è arrivato il momento di  rompere alcune regole del buonsenso.

Leggere quanto ti ho scritto, serve a poco se non applichi immediatamente. Quindi, prendi carta e penna e rispondi a questa fondamentale prima domanda:

Quali sono le regole del buonsenso da rompere nella mia azienda?

Fai una lista, scegli il punto più importante e parti con l’annientarlo attraverso un’efficace strategia di cambiamento e un piano d’azione ad alto impatto sui risultati.

Quanto ti ho detto finora ha un valore enorme, attraverso azioni di questo tipo ho aiutato moltissimi imprenditori nel trasformare la loro azienda in un’azienda ad alte prestazioni.

Parti da questo primo punto e se ti serve aiuto, contattami pure QUI e sarò felice di supportare anche te nella trasformazione in high performance business.

Nel prossimo articolo ti parlerò della seconda caratteristica di un business ad alte prestazioni, se vuoi riceverlo direttamente nella tua email puoi farmelo sapere QUI.

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COME USCIRE REALMENTE DALLE ZONE DI COMFORT

È il momento di cambiare!
 
Quante volte te lo sei detto o lo hai sentito dire? E quante volte ci sei riuscito o hai visto realmente riuscirci?
 
La zona di comfort rappresenta il confine entro cui i tuoi tre cervelli (rettile, limbico, neocorteccia) si sentono al sicuro. È la zona delle tue convinzioni (consce e inconsce), ma anche dei tuoi freni al reale cambiamento.
 
Alla fine, la grande sfida della vita consiste nel superare i nostri limiti, spingendoci verso luoghi in cui mai avremmo immaginato di poter arrivare.
 
Quando lo facciamo, nel nostro cervello si scatena una fantastica tempesta chimica che accende le tue capacità e la tua autostima.
L’esercizio funziona perché si basa sulla costruzione di cinque cerchi di cambiamento graduale e sfrutta l’effetto “rana bollita” per cui i nostri tre cervelli si adattano a piccoli cambiamenti graduali senza opporre alcuna resistenza. Cosa che, invece, accade regolarmente quando si cerca di applicare un cambiamento drastico dall’oggi al domani.
 
ESERCIZIO PER USCIRE DALLE ZONE DI COMFORT
 
Tutto ciò che ti occorre per fare questo esercizio è un semplice foglio e una penna.
 
  1. Disegna 5 cerchi uno dentro l’altro, della dimensione corretta per poter scrivere dentro ognuno di essi.
  2. Il cerchio più piccolo al centro, è la tua zona di comfort. Ti riporto qualche suggerimento per comprendere cosa scrivere qui dentro:
    • Le attività che ti fanno sentire tranquillo perché non ti espongono a rischi.
    • Le cose che ti annoiano e che non ti piacciono (ma non hai mai fatto nulla di diverso per cambiarle).
    • Le tue dipendenze e le abitudini negative in generale.
    • Le attività in cui senti di esserti in qualche modo adagiato.
    • Le azioni che ripeti sistematicamente ogni giorno.
  3. Nel secondo cerchio, subito dopo quello della zona di comfort, scrivi in che modo potresti evolvere i punti appena scritti e che potrebbero crearti un leggero senso di disagio o nervosismo ma che comunque, con un po’ di sforzo, pensi di poter svolgere.
  4. Nel terzo cerchio, crea un ulteriore evoluzione delle azioni scritte nella zona di comfort, e mettici le azioni che più ti farebbero sentire in difficoltà e che per questo richiedono una dose di coraggio abbastanza significativa.
  5. Continua a scrivere l’evoluzione delle azioni originarie nei successivi cerchi, fino a farle diventare attività che davvero ti piacerebbe fare ma solo l’idea di provarci ti terrorizza e ti crea un forte senso di ansia, insicurezza e agitazione.
 
Ecco un esempio di applicazione life:
  • Primo cerchio della zona di comfort: mangiare male.
  • Secondo cerchio: ridurre il cibo spazzatura (zucchero, farine bianche, MacDonald…).
  • Terzo cerchio: eliminare il cibo spazzatura.
  • Quarto cerchio: eliminare carne e pesce.
  • Quinto cerchio: alimentazione vegetariana.
E qui un esempio di applicazione business:
  • Primo cerchio: lavorare spinto dalle urgenze.
  • Secondo cerchio: fissare un focus del giorno con massimo 3 priorità importanti da portare a termine.
  • Terzo cerchio: organizzare la settimana in base alle attività importanti e urgenti, mantenendo un focus sugli obiettivi giornalieri.
  • Quarto cerchio: delegare parti operative del proprio ruolo e concentrarsi sulle attività importanti e strategiche.
  • Quinto cerchio: delegare tutti i ruoli che non sono strategici e concentrarsi solo sulla parte strategica di espansione dell’azienda.
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Reddito Relativo: Quanto Vale Una Tua Ora di Vita?

Se Mario guadagna 100.000 euro l’anno, è due volte più ricco di Giuseppe che ne guadagna 50.000.

Pensi anche tu che sia così?

La maggior parte delle persone ragionano in termini di Reddito Assoluto, che si misura considerando solamente il denaro come parametro di riferimento.

Ma se prendiamo come riferimento anche il tempo, possiamo scoprire che le cose possono non essere come sembrano. 

Infatti, il mix reddito assoluto e tempo ci consente di calcolare il Reddito Relativo. Vediamo come cambia la prospettiva considerando entrambi i fattori.

Mario guadagna 100.000 euro l’anno, lavorando 80 ore a settimana per 50 settimane lavorative. Sono 2.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 25 euro l’ora (2.000/80). 

Giuseppe guadagna 50.000 euro l’anno, lavorando 10 ore a settimana per 50 settimane. Sono 1.000 euro a settimana. Quindi, guadagna 100 euro l’ora (1.000/10).  

Considerando il reddito relativo, Giuseppe è quattro volte più ricco di Mario.

Chiaramente, occorre produrre il reddito necessario per sostenere la vita che si desidera: ciò significa che se Giuseppe si ferma alle 10 ore, il suo reddito potrebbe non essere sufficiente. 

Tuttavia, può arrivare a guadagnare 100.000 euro lavorando 20 ore a settimana contro le 80 di Mario ed avere 60 ore (libere direbbe Mario) da dedicare a sé stesso e la propria famiglia.

Il calcolo del reddito relativo è molto utile per prendere decisioni di business importanti. 

Se come Mario il tuo reddito relativo è di 25 euro/h e delegare un’attività di 4h (a un collaboratore o in outsourcing) ti costa 80 euro, fare questa scelta significherà avere 4h da dedicare ad attività di maggior valore che potrebbero generare un reddito relativo di 100euro/h o più alto. Quindi un utile relativo totale di 320euro.

La domanda è: stai svolgendo attività operative a basso reddito relativo (da delegare) o importanti ad alto reddito relativo (da tenere)?

Più aumenti il reddito relativo, più avrai tempo per far espandere il tuo business e migliorare la qualità di vita!

Vediamo una case history del settore estetica. 

L’imprenditrice aveva avviato l’attività da 5 anni e si barcamenava tra diverse attività: cabina, agenda, gestione amministrativa. 

Aveva 2 estetiste che si dedicavano a manicure e massaggi base, lei si alternava in queste attività ed anche alle poche sessioni con macchinari di epilazione laser definitiva che a detta sua girava poco per il costo più elevato rispetto al resto dei servizi. 

Abbiamo fatto un calcolo della sua redditività relativa e quella delle sue collaboratrici rispetto al costo fisso (stipendio), è emerso con suo grande stupore (non il mio che avevo già fiutato l’inganno) che era veramente antieconomico continuare a lavorare così tanto per generare così poco. 

Il calcolo del potenziale di entrate che non stava generando ha dato il colpo di grazia al vecchio modo di pensare generando un nuovo mindset (mentalità). 

Abbiamo migliorato la formazione delle due estetiste su manicure aggiungendo la ricostruzione delle unghie e 2 nuovi massaggi, in questo modo abbiamo aumentato il loro reddito relativo ed inserito anche degli incentivi. 

La titolare si è dedicata all’epilazione laser ed introdotto un nuovo macchinario estetico, il suo reddito relativo si è triplicato ed ha liberato (è proprio il caso di dirlo) 3h al giorno che sono state riprogrammate settimanalmente tra: visite di consulenza (che nel 70% si trasformano in programmi di trattamento estetico), studio di pacchetti e promozioni, gestione finanziaria e strategica dell’attività, tempo per sé stessa. 

Nel giro di 3 mesi, inserendo anche delle attività di marketing, abbiamo preso una terza collaboratrice che si dedicasse alla gestione dell’agenda e gran parte delle operatività legate ad amministrazione, marketing, recall clienti, e tutte le micro attività che riempivano ancora le ore della cliente così che potesse fare un ulteriore salto avanti per espandere il centro estetico.

Ho gestito  il tutto gestito con consulenze via Skype ed aggiornamenti rapidi via WhatsApp ed e-mail, mentre ero in Florida con la mia famiglia.

Ti sembra strano? Allora hai ancora tanto da lavorare!

Io sono il primo ad applicare quanto ti  ho detto in questo articolo e valorizzare il mio reddito relativo sfruttando, ad esempio, in modo intelligente e funzionale la tecnologia di oggi!

Ora, calcoliamo insieme il tuo reddito relativo in 3 passi:

  1. Calcola quante ore lavori in un anno: parti dal totale settimane in un anno, quindi totale giorni per settimana, e totale ore per giorno (ad esempio: 50 settimane, 5 giorni a settimana, 10 ore al giorno, il calcolo è 50 x 5 = 250 giorni x 10 = 2.500 ore). Tieni presente che quando sei a casa o al ristorante e leggi le email o rispondi ai messaggi o alle telefonate di lavoro, stai lavorando e sono ore che si sommano al tuo calcolo.
  2. Calcola il tuo personale reddito lordo annuo (va benissimo se hai quello netto), ovvero quanto tu personalmente guadagni (non la tua azienda, ma tu come persona).
  3. Dividi il tuo reddito personale per il numero totale di ore lavorative (ad esempio: 100.000 euro / 2.500 ore = 40 euro) e saprai quanto vale oggi una tua ora di lavoro.

Ci sei rimasto male?

Non è colpa tua, è che nessuno ti ha mai insegnato a ragionare in termini di reddito relativo. Anche io anni fa ci rimasi malissimo, così decisi di fare dei cambi radicali partendo proprio dal mio modo di ragionare fino ad allora.

Ti sto volutamente provocando, perché stiamo parlando non del tuo tempo, ma del che valore stai dando alle tue ora di vita e voglio aiutarti a svegliarti e cambiare marcia!

Come aumentare il tuo reddito relativo?

Hai diverse soluzioni:

  • Identifica le attività ad alto valore che tu puoi fare e quelle a basso valore che devi assolutamente delegare.
  • Delega velocemente o dai in outsourcing tutte le attività che hanno un valore più basso rispetto alle prestazioni ad alto valore che tu potresti fare e non stai ancora facendo.
  • Specializzati in qualcosa che ti consenta di aumentare il valore delle attività fatte da te.
  • Lavora sulle attività importanti e strategiche che fanno fare un salto in avanti alla tua azienda.
  • Elimina i clienti basso spendenti e che cercano solamente lo sconto, quindi concentrati sul massimizzare la qualità e i risultati del tuo lavoro per i clienti alto spendenti.

Mi fermo qui, ma credimi, ci sono tantissime azioni strategiche che puoi ancora fare e se vuoi una consulenza da parte mia su questo aspetto, contattami QUI.

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Qual è il Posto Migliore per Trovare una Grande Idea?

È la domanda che è stata posta a 16 imprenditori e Ceo di successo durante un episodio di Masters of Scale.
 
Prima di mostrarti qualche risposta che potrebbe ispirarti, lasciami dire una cosa davvero importante.
 
Immagina al tuo cervello come l’hardware di un computer ed alla mente come al software.
 
Cosa accade quando sei continuamente al lavoro con una miriade di programmi aperti per ore ed ore?
 
Il computer si surriscalda ed i troppi programmi aperti rallentano il software.
 
Allo stesso modo, quando sei sotto la pressione della routine lavorativa, il tuo cervello è in stato di allerta continua per gestire tutto lo stress di informazioni che gli arrivano. Così, attiva un programma particolare della mente che fa da facilitatore e consente di risparmiare energia: il pilota automatico.
 
Prima grande rivelazione del giorno: difficilmente avrai grande idee quando sei al lavoro!
 
Ora, soddisfiamo la tua curiosità scoprendo cosa hanno detto alcuni big.
 
Mark Zuckerberg, founder di Facebook, per pensare meglio cammina sul prato di casa.
 
Peter Thiel, co-founder di PayPal (insieme a Elon Musk): «In qualsiasi posto bello nella natura».
 
Sheryl Sandberg, Coo di Facebook: il posto migliore è il tapis roulant.
 
Bill Gates, fondatore di Microsoft, dice che «passeggiare e guidare sono ottime occasioni per pensare».
 
Mark Pincus di Zynga, società di videogiochi: «La mia tavola da surf e poi la mia bicicletta».
 
Seconda grande rivelazione del giorno: l’esperienza del momento “Ah ah!”, ovvero l’insight, arriva quando meno ci pensi.
 
Questo momento è una vera e propria esplosione festaiola del nostro cervello, vediamo nel dettaglio cosa accade.
 
Il grande impatto emotivo del momento “Ah ah!” coinvolge l’amigdala ed attiva l’ippocampo, e questo mix è in grado di produrre effetti di memorizzazione e apprendimento a lungo termine.
 
Inoltre l’esperienza “Ah ah!” ci porta velocemente in uno stato di massima performance grazie alle onde cerebrali gamma. La produzione di dopamina associata al momento “Ah ah!” ci dà piacere e genera una bella scarica motivazionale.
 
In conclusione, creare uno spazio (che io chiamo “spazio di potere“) e un tempo fuori dalla tua routine è il modo migliore per accedere all’esperienza dei momenti “Ah ah!”.
 
Allora, hai già scelto il tuo posto ideale?
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Back To Basic: Il Potere delle Idee Semplici

La regola d’oro dello sport vale anche nel business: allenati sui fondamentali.

I fondamentali sono le basi che non dovresti mai dimenticare se vuoi ottenere successo.

Nel mondo del business non devi mai dimenticare che la tua attività esiste e prospera grazie ai clienti. Interessati ai loro bisogni, risolvi i loro problemi, semplifica la loro vita, questo è il “basic” che non devi mai dimenticare.

La foto mostra un’applicazione pratica di quanto detto.

Uno dei fastidi principali vissuti da un cliente è quello di essere costantemente avvicinato da un addetto alla vendita quando non se ne ha bisogno, oppure, di girarsi per chiedere e non trovare nessuno.

Ti è mai capitato di vagare all’interno di un’attività commerciale alla ricerca di un aiuto e chiederti “Ma dove sono finiti?”.

Un’idea semplice ha risolto questo problema:

  • Vuoi aiuto? Cestino rosso
  • Non serve aiuto? Cestino nero

È il cliente a decidere e il personale saprà da chi è gradito un intervento di supporto all’acquisto.

Perché questo è importante?

Vediamolo in chiave BrainSet con i tre cervelli:

  • Una predominanza “rettile” ama scegliere in autonomia, la sua frase tipica è “Se mi serve, chiedo“, vuole una disposizione semplice e immediata della merce che sia facile da trovare
  • Una predominanza “neurocorteccia” legge la scheda tecnica e si sarà già informata prima di entrare in negozio, cerca informazioni chiare e dettagliate
  • Una predominanza “limbica” cerca la relazione, ama chiedere ed essere ascoltato, meglio ancora se il commesso gli dà attenzione senza una richiesta diretta

Ricorda che l’azione vincente è: “Tratta gli altri per come loro vogliono essere trattati!”.

Una gestione del cliente unica, significa non considerare le diversità comportamentali dei tuoi clienti… questo è un grave errore sulle basi del business.

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Il Management che Funziona

Le persone più in gamba vanno via dalle aziende a causa di manager (spesso lo stesso titolare) incapaci. Uno degli errori maggiori è nell’impostazione strategica del team.

Esistono 3 tipi di gestione che definiscono anche la caratteristica del gruppo di appartenenza:

  1. GESTIONE ESCLUSIVA: va bene se sei come me (o noi nel caso di gruppi). Ammazza l’individualità ed il talento è visto come difetto (inteso come mancanza di adesione allo standard), quindi si esclude chi non assomiglia allo standard definito dal manager o leader.
  2. GESTIONE INCLUSIVA: va bene anche se sei diverso da me (noi), ma una volta dentro devi assomigliarci. Nel tempo l’individualità entra in conflitto con le regole troppo strette e messe poco in discussione. Il gruppo cresce a breve termine per poi spaccarsi e ricominciare il loop. I migliori o si adeguano o se ne vanno.
  3. GESTIONE INTEGRATIVA: la tua diversità mi (ci) completa. Integrare deriva da integro, quindi i talenti sono i miglior “difetti” dell’individuo e questo essere fuori standard viene visto e mantenuto come arricchimento. I migliori fioriscono e portano il loro contributo in modo esponenziale.

Quindi, il MANAGEMENT CHE FUNZIONA valorizza le differenze dell’individuo (come unico e particolare) osservandole e gestendole come talento. Le persone si sentono libere di essere diverse ed esprimono così il loro potenziale ancora inespresso. Il “devo” lascia il posto al “voglio”.

ESERCIZIO DI APPLICAZIONE IMMEDIATA
1. Chiediti che gruppo hai creato finora e come puoi renderlo maggiormente integrativo.

2. Dividi un foglio in tante aree quante sono le persone che gestisci direttamente e scrivi il talento di ognuno di loro. Quindi, rispondi a questa domanda: “Cosa posso fare per valorizzare e rendere produttivo il talento di …?”.

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Ogni Quanto Tempo Metti in Discussione la Tua Rotta Aziendale?

Come forse saprai, la mente umana è abitudinaria e non ama i cambiamenti. Tuttavia, questi sono alla base del nostro percorso di crescita sia personale che business.

Circa l’80% delle persone continua a seguire di default sempre lo stesso percorso, che raramente mette in discussione se non per cause forzose.

Il fatto è che:

Quanto più velocemente sei capace di mettere in discussione la tua rotta, tanto più velocemente puoi trovare la strada corretta.

Ma come evitare di cadere nella trappola opposta della dispersione improduttiva?

Occorre imparare ad armonizzare l’istinto conservatore di sicurezza del cervello limbico (chi lascia la strada vecchia per la nuova…) con la pignoleria analitica della neocorteccia (occorre analizzare nel dettaglio tutti i pro e contro) e l’impulsività decisionale del cervello rettile (abbiamo già perso troppo tempo).

Tradotto in azioni pratiche:

  1. Stabilisci a priori un intervallo di tempo fisso di verifica (ogni settimana, ogni mese, ogni trimestre…)
  2. Valuta i risultati oggettivi (dati, fatti, numeri) ed emotivi (come ti senti) ottenuti fino a quel momento e confrontali rispetto al tuo obiettivo finale (la destinazione): ti stai avvicinando o allontanando?
  3. Stabilisci se è il caso di cambiare rotta, trovandone una più efficace, che ti consenta di velocizzare il raggiungimento della destinazione desiderata
  4. Non ascoltare chi ti dice di non cambiare, tu cambi in continuazione ed è solo viaggiando e solcando nuove strade che riuscirai a scoprire quella giusta per te
  5. Passato il nuovo intervallo di tempo fissato, ripeti questa routine costruttiva partendo dal punto 2

Ora ti sto per svelare un mio segreto

Quando parto con un progetto, so esattamente dove voglio arrivare (la mia visione è chiara, il perché è forte e la destinazione precisa e misurabile), ma non so mai come ci arriverò.

In passato avevo l’abitudine di pianificare l’impossibile, ma poi notavo che molte cose stabilite finivano per saltare per aria. Così facevo l’errore di pensare che il problema fosse la destinazione e mi ritrovavo a cambiarla appena le cose non funzionavano.

Sbagliando si impara e l’esperienza, quella fatta cicatrici, finisce per renderti più saggio. Così ho compreso la mia regola d’oro:

Cambia rotta, ma non destinazione!

Questa mia massima, porta a una seconda regola aurea:

Quando hai un perché forte, il come non è mai un problema!

Sappi, però, che c’è sempre un prezzo da pagare e te ne devi assumere la piena responsabilità.

Allora, quando farai la prossima verifica?

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Stai Facendo Ciò Che Ti Diverte?

Da imprenditore potresti ritrovarti a fare attività che non ti divertono più e questo è un grande problema che ti consiglio di risolvere velocemente… lascia che ti spieghi il perché.

Sai quando non riesci ad organizzare efficacemente il tuo business, quando non hai le persone giuste al posto giusto, oppure non riesci ad ottenere cose fatte bene?

Queste sono un esempio di situazioni che possono portare a doverti occupare di attività estremamente operative e, per te, poco divertenti.

Ale, ma la barca deve andare avanti…“. Questo è vero, ma solo nel brevissimo periodo.

Se “tamponi” l’emergenze e poi non “organizzi” affinché non debba occuparti tu di queste cose, cadi nella morsa dell’imprenditore schiavo della sua azienda.

Da cosa lo noti?

Ad esempio dal fatto che il tuo tempo non è determinato da te, ma dalle urgenze dall’attività. Tu sei diventato schiavo della tua stessa creatura.

Capita ed anche spesso.

Operativamente sono tutte cose risolvibili (in 25 anni ho aiutato molti imprenditori e manager nel farlo), ma non è di questo che ti voglio parlare, quanto dell’effetto del non fare cose che ti divertono.

Il tuo cervello ha una sua composizione ben specifica e fare cose che non ti divertono, alla lunga, crea il primo effetto emotivo che non a caso si chiama: “mal-essere“. Il tuo “essere“, la tua essenza comportamentale, inizia a star male perché si sta vedendo snaturata.

Il secondo effetto è che, se non comprendi e risolvi velocemente le cause del malessere, perdi progressivamente la tua carica creativa. La tua carica creativa è l’energia più potente che hai, è quella con cui hai risolto problemi paralizzanti e realizzato imprese impossibili.

Ti sentirai scarico, stanco, nervoso o rassegnato. Non è da te e, anche se forse non ci conosciamo, so che è così perché hai anche tu un’anima imprenditoriale.

Quindi, fai un primo check delle attività che stai svolgendo in prima persona. Chiediti se ti divertono o meno e se sono attività tue o che altri dovrebbero fare. Poi, alla fine, scegli… scegli di cambiare le cose, come hai sempre saputo fare.

Ricorda chi sei e vai in disaccordo con ciò che non ti rappresenta!