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PERCHÉ QUELLO MENO BRAVO ATTRAE PIÚ CLIENTI DI QUELLO BRAVO?

Immagina di essere nella frescura di un bosco, è ora di pranzo e un leggero languorino accende la tua voglia di qualcosa di buono. Come per magia, senti un profumo nell’aria… qualcuno sta facendo una grigliata!

Ti guardi intorno e scorgi in lontananza il fumo della brace che sta cuocendo qualcosa di appetitoso… così segui la scia e…

…e mangi una discreta grigliata non sapendo che lì, a soli duecento metri, c’è uno dei migliori master barbecue della zona.

Perché quello meno bravo attrae più clienti di quello bravo?

Esistono 3 tipologie di aziende:

  1. aziende fumo
  2. aziende arrosto
  3. aziende barbecue

Le “aziende fumo” sono quelle brave nella comunicazione e nelle vendite, ma scarse nel prodotto/servizio. Ti attirano se non le conosci ma le abbandoni perché l’arrosto (prodotti e servizi) è deludente. Sono costantemente alla ricerca di nuovi clienti. Sono i così detti “venditori di fumo”.

Le “aziende arrosto” hanno un prodotto/servizio eccezionale, ma ciò non basta. Credono che il solo passa parola sia sufficiente, in passato sono cresciuti così ma ora hanno problemi e non si spiegano il perché. Senza “fumo e profumo” in pochi sanno che loro hanno il migliore “arrosto”. Comunicano poco e male, non hanno un sistema di marketing e un modello di vendita efficace, manca la “customer experience”.

Le “aziende barbecue” sono passate dalla fase solo “arrosto” e hanno compreso come comunicare con un mercato targettizzato, come sfruttare il posizionamento, come creare una “customer experience” che consenta di attrarre clienti, far vivere loro un’esperienza di acquisto memorabile, ritornare in comitiva e diventare i primi venditori dell’azienda. Sono complete di fumo e profumo per attirare i clienti, nonché di uno spettacolare arrosto per renderli felici.

Allora, che tipo di azienda è la tua?

Ecco 10 domande bomba per migliorare “fumo, profumo e arrosto”:

  1. chi è il tuo cliente ideale e qual è la sua motivazione d’acquisto?
  2. perché il cliente dovrebbe scegliere te invece che la concorrenza?
  3. quali motivazioni lo portano a cambiare?
  4. quali abitudini hanno i tuoi potenziali clienti e come puoi raggiungerli con successo?
  5. quali sono le caratteristiche della tua “customer experience” affinché il cliente sia felice di spendere i suoi soldi da te?
  6. quale sistema di comunicazione e marketing devi usare per raggiungere il tuo target?
  7. come deve essere posizionata l’azienda sul mercato per essere riconoscibile e unica?
  8. quale processo o metodo di vendita soddisfa il tuo target?
  9. quali processi interni all’azienda (produzione, logistica, amministrazione, back office, ecc.) possono facilitare il processo di acquisto dei clienti e renderli felici?
  10. che business map ed execution devi avere per massimizzare i profitti e avere massimo controllo strategico del business?
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IL MINDSET DEGLI IMPRENDITORI DI SUCCESSO IN 20 PUNTI

Cosa accomuna gli imprenditori di successo?

Nei miei 22 anni di esperienza business ho avuto modo di seguire (e lo faccio tutt’ora) diversi imprenditori di successo a livello nazionale ed internazionale. Ho passato loro molte tecniche utili per continuare a fare espandere il business con un occhio al miglioramento della qualità di vita personale e di chi lavora in azienda. Al contempo, ho potuto imparare cose che nessun libro o formazione accademica classica potrà mai insegnare.

In questo articolo, voglio trasferirti una sintesi del mindset degli imprenditori di successo affinché possa anche tu trarne ispirazione.

1) I soldi sono l’espressione dell’ammirazione positiva che le persone provano nei tuoi confronti per il grande valore che hai consegnato loro

2) Mantenere ed eccedere la promessa fatta = Clienti che diventano tuoi venditori

3) Una buona idea diventa un grande risultato solo se fatta sposare a persone eccellenti

4) Il tuo Team deve seguire e realizzare una missione che li appassiona, ciò che fanno è più importante del solo profitto aziendale

5) In cosa sei realmente bravo? Lì è nascosto il tuo profitto!

6) La Fiducia è data dalla somma di: Competenza + Relazione + Coerenza

7) Pensa in grande, agisci in piccolo

8) Semplificare significa essere snelli, veloci e con bassi costi fissi, quindi, competitivi

9) La liquidità viene al primo posto, poi l’utile, quindi il fatturato

10) I clienti guardano il prezzo, ma comprano il beneficio (cioè il valore che portano a casa)

11) Puoi trovare mille giustificazioni ed incamminarti verso il fallimento, oppure, sapere che è responsabilità tua e trovare soluzioni per avvicinarti al successo

12) Quando sei fermo e non arrivano risultati, sei solamente arrivato al tuo massimo livello di incompetenza (formati su quell’argomento e continua a crescere)

13) Interessati al tuo cliente e sorprendilo, quando siete insieme, per te, esiste solo lui

14) Il “perché” del tuo business è più importante del “come” o del “cosa”

15) La migliore azione di brand reputation è generare clienti entusiasti

16) Dare più (non parlo di sconto o 3×2) di quello che il cliente si aspetta è la strada per renderlo un fan entusiasta, vale anche per i collaboratori (la tua azienda sarà una calamita per i migliori

17) Un buon leader genera altri leader, non confonde il potere con il dominio

18) Ogni giorno il 65% dei clienti cambia fornitore, non prodotto o servizio. Ricordalo!

19) Il tuo benessere è linfa per il tuo business: cura te stesso, le tue relazioni affettive, il tuo gruppo, le pubbliche relazioni

20) Superata la linea del successo, scoprirai la strada del significato (la tua missione di vita da realizzare attraverso la tua abilità nel business)

L’elenco non è esaustivo, quindi puoi contribuire con nuovi spunti lasciando un tuo commento.

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SEI IL MIGLIOR DIPENDENTE DELLA TUA AZIENDA? LA TUA AZIENDA TI POSSIEDE?

Sì, ho scritto proprio “dipendente”!
 
La verità è che alcuni imprenditori lo sono più dei loro stessi collaboratori: sono così attaccati all’attività operativa da esserne posseduti. La loro vita è la loro azienda, un bel guaio… Se l’azienda va male, la loro vita andrà male.
 
Altri imprenditori sono in realtà “liberi professionisti avanzati”. Ovvero, hanno organizzato l’attività dell’azienda con altre persone, ma la stessa dipende ancora dalla loro indispensabile presenza.
 
Molto meglio, perché in questo caso è l’azienda ad essere dipendente dall’imprenditore e non viceversa come nel primo caso.
 
Il problema forte è che l’imprenditore alla fine si convince che queste due situazioni siano la “normalità”. In effetti, in Italia lo è per l’80% dei titolari di PMI (Piccole Medie Imprese).
 
Se si resta intrappolati in questi antichi schemi mentali, che forse appartenevano ai nostri nonni, si cade in una trappola micidiale: è bello sentirsi indispensabili, ma alla lunga sarà l’azienda a possedere te!
 
L’azienda non deve essere lo scopo della tua vita, l’azienda è un mezzo che serve per realizzare uno scopo superiore.
 
Il vero imprenditore, passa attraverso la fase di “autonomo avanzato”, ma poi crea un “sistema” che funziona senza di lui, così da potersi dedicare all’espansione o ad altre aziende, creando un grande valore realizzando uno scopo supremo (che non è solo fare utili).
 
Solo in questo modo l’imprenditore lascia un segno, altrimenti l’azienda nasce, cresce e muore con lui.
 
Quando si perde questa visione dell’azienda e dell’essere imprenditori, si resta intrappolati in una forma di dipendenza e possesso reciproco.
 
Pensa ad un figlio, lo vorresti dipendente da te a vita?
 
Se tu non ci sei, lui non è in grado di vivere. Ti sembra uno scenario responsabile?
 
Insegnate a tuo figlio ad essere indipendente da te è la cosa migliore che puoi fare. Vale anche per la tua azienda!
 
Se sei intrappolato e non sai come evolvere la tua parte imprenditoriale, allora scrivici pure e sarà un piacere aiutarti per renderti veramente libero di “essere” imprenditore.
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3 AZIONI EFFICACI PER NON SPRECARE TEMPO PREZIOSO A RINCORRERE LE URGENZE

Quando non rispetti questi 3 punti, sistematicamente finisci per accartocciarti su urgenze che devastano la tua voglia di fare impresa.

AZIONE 1: ESCI DAL CAMPO DI GIOCO

Quando sei troppo in campo la tua visione è ristretta e pressata dai tempi di gioco del mercato. Impara ad uscire dal campo, perché dagli spalti la visione è più chiara e la strategia sarà più efficace. Creati dei momenti in cui esci dalle operatività per rivedere la strategia dall’esterno.

AZIONE 2: AGISCI COME UN’AQUILA

Disperderti su ogni particolare serve solamente a mandarti in confusione. L’aquila analizza il territorio dall’alto, scorge la preda, quindi stringe il focus e scende in picchiata per prendere il bottino. Allo stesso modo, guarda i macro dati per comprendere dove entrare nello specifico problema e risolvere con la stessa precisione chirurgica dell’aquila. Impara ad essere produttivo, non indaffarato.

AZIONE 3: AUMENTA L’EFFICIENZA ESPRIMENDO IL TEMPO IN ORE VITA

Per non sprecare tempo, devi dargli il giusto valore esprimendolo in “ore di vita”. Quando pianifichi i tuoi impegni, ricorda che stai decidendo come utilizzare le tue ore di vita di quella giornata o settimana. Ragiona in termini di maggior valore e vedrai che la tua efficienza aumenterà insieme ad una maggiore efficacia.

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SEI IL SISTEMA O POSSIEDI IL SISTEMA?

Passi le tue giornate lavorative a risolvere problemi lavorando spesso al posto dei tuoi collaboratori?

Il tuo tempo è solo: lavoro, lavoro, lavoro?

Se non ci sei tu, la tua attività si ferma?

Già, probabilmente non sei tu a possedere la tua azienda ma è lei che possiede te!

In queste situazioni si creano ulteriori problemi come difficoltà di relazione con soci o collaboratori, dove ti sembra di essere l’unico a caricarti delle responsabilità di portare avanti le cose. Oppure, mancanza di tempo per le cose importanti come il controllo sui numeri o la tua famiglia. O ancora, vorresti cambiare qualcosa, hai frequentato corsi di  formazione, hai investito in marketing, ma le cose non cambiano.

Il problema principale è che “SEI” il sistema e non possiedi il sistema!

Detto in modo più semplice, vuoi essere il direttore d’orchestra ma ti ritrovi a suonare la tromba, le percussioni e il pianoforte. Sei un pezzo del puzzle e non chi mette insieme i pezzi del puzzle (ruoli/persone) avendo un metodo (sistema) e una chiara idea dell’immagine da comporre (meta ed obiettivi). Sei diventato il miglior collaboratore della tua azienda e, questa, è una sfiga immensa perché l’azienda ha perso la sua guida.

Questo momento è un ottimo momento: hai tempo per rivedere il tuo modello di business e comprendere come uscire dal sistema per poterlo, invece, governare con successo.

Prendi carta e penna, quindi:

  1. Disegna un semplice organigramma della tua attività partendo dalle aree chiave.
  2. Verifica dove sei “maestro d’orchestra” e dove “suonatore”. Hai le persone giuste per creare un progetto di delega graduale?
  3. Come il sistema potrebbe funzionare efficacemente anche senza di te?
  4. Che emozioni provi nel non essere più tu il sistema? Occhio che qui è dove si annida il sabotaggio invisibile più grande.
  5. Quali vantaggi avresti dal possedere il sistema piuttosto che essere il sistema? Quali svantaggi avresti nel rimanere come ora?

Sappi che per questo particolare momento, abbiamo predisposto una consulenza gratuita proprio su questo tipo di lavoro. 

RICHIEDI UNA CONSULENZA GRATUITA

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CRISI CORONAVIRUS: HAI POCO TEMPO PER EVOLVERE O SOCCOMBERE!

Gli esperti hanno paragonato questo momento a quello delle più forti crisi storiche mondiali, eppure, nasconde un’opportunità davvero potente.
Online trovi mille consigli su come non rimetterci le penne e far sì che la tua attività possa restare in vita. Questo va benissimo come azione di difesa a breve, ma rischia di tenerti legato a doppia mandata in una pericolosa trappola mortale: spostare i tuoi pensieri sulla mera sopravvivenza.

Perché pensare solo alla sopravvivenza è una trappola mortale per il tuo business?

I pensieri guidano le azioni che poi generano i risultati: pensieri di sopravvivenza, creeranno risultati di sopravvivenza e questo è al quanto demotivante per un imprenditore.

La crisi coronavirus ha mostrato quanto poco controllo hai sul tuo business: arriva un “cigno nero” e game over o quasi.
 
Ma cosa posso fare io in questo momento?“. Ho ascoltato molte volte questa domanda accompagnata da un sottofondo emotivo di rassegnazione, proprio perché non si riesce a vedere l’opportunità nascosta. Vediamo, allora, cosa puoi fare per uscire rinforzato da questo periodo. 
Qualunque cosa tu faccia, la chiave del successo è creare valore per qualcun altro. Tutte le attività hanno lo stesso scopo: utilizzare le proprie competenze per risolvere i problemi degli altri e rendere il mondo un posto migliore.
 
Sfrutta questo momento di pausa forzata per comprendere come continuare a creare valore creando nuovi processi o nuove competenze che devi apprendere al volo. Devi essere veloce, perché altri si stanno già muovendo e la regola “pesce grande mangia pesce piccolo” è stata sostituita da “pesce veloce mangia pesce lento“.
 
Occorre integrare velocemente il tuo “ciclo di valore con i pezzi che mancavano già da prima e che questo momento ti sta mostrando con forza. Come trovarli?
 
Ecco 5 domande che possono guidarti in questa fase di evoluzione della tua attività:
 
  1. Di cosa hanno bisogno i tuoi clienti in questo particolare momento?
  2. Quali loro problemi puoi risolvere adesso continuando a creare valore?
  3. Attraverso quali nuove azioni/prodotti/servizi?
  4. Quali di queste può integrare il tuo ciclo di valore anche in futuro?

Questo è un passaggio importante, non parare i colpi a breve ma crea un’evoluzione per oggi e per domani. Così smetti di giocare in difesa (sopravvivenza) ed inizi a giocare in attacco (crescita).

5. Come attuare concretamente quanto sopra (chi fa cosa quando)?

 
Da questi momenti, per quanto difficili e duri, sono sempre nate evoluzioni di mercato o di business. Puoi lasciarti schiacciare dalla pressione di questa crisi o sfruttarla per far nascere il tuo futuro diamante. A te la scelta!
 
Se hai bisogno di una mano, non esitare a scrivermi QUI e sarò felice di aiutare anche te.
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GUIDA PRATICA PER IMPRENDITORI IN TEMPI DI CRISI

Ogni momento di crisi, porta a galla i problemi mai risolti dall’imprenditore. La crisi è, infatti, come la bassa marea che mette in evidenza sulla battigia ciò che il mare alto nascondeva.

Quando l’azienda cavalca un’onda positiva, i problemi interni vengono coperti dal buon periodo di mercato. Ma quando arriva la crisi, allora tutto ciò che è rimasto irrisolto salta a galla e chiede il conto. Può trattarsi di un disaccordo tra soci; personale mal gestito o non adeguato rispetto le ambizioni di crescita dell’azienda; mancanza di conoscenza nel campo della leadership o del management; basso controllo finanziario; caos organizzativo o mancanza di una strategia chiara.

In questi momenti di incertezza è fondamentale fare un punto della situazione del proprio business per poi creare un piano di azione concreto, ma prima di comprendere i vari passaggi occorre chiarire cos’è il punto di svolta.

IL PUNTO DI SVOLTA

Il punto di svolta è un momento cruciale della crescita aziendale in cui avviare un rinnovamento (di idee, modi di gestire, strategie, ecc.) volto a mantenere la cresta dell’onda. Dall’immagine qui sotto puoi vedere come la maggior parte degli imprenditori (oltre il 99%) decida di cambiare quando tocca quasi il fondo del punto di crisi.

Punto di Svolta

La maggior parte delle azioni vincenti sono controintuitive: nel deserto sopravvivi coprendoti; il metabolismo accelera mangiando 5 volte al giorno; i cambiamenti vanno fatti nei momenti di crescita.

Esci dai luoghi comuni, abbandona le malsane abitudini, e torna ad essere l’imprenditore che eri quando come un pazzo visionario ti divertivi a creare ciò che non c’era. Abbraccia il cambiamento, diventane l’artefice.

Ora prendi un blocco ed una penna (ti serviranno per lavorare insieme a me in questa mini Lezione di Business) e rispondi alle seguenti domande:

  • In quale punto del grafico ti trovi oggi? (punto di svolta? di crisi? nel mezzo?)
  • Normalmente, tendi a cambiare per scelta o per necessità?
  • Quali benefici trai dal cambiamento?
  • Quali pericoli avverti nel cambiamento?
  • Cosa senti che dovresti cambiare?
  • Qual è quella cosa che se fatta oggi, farebbe fare un grande salto positivo al tuo business?

IL CICLO DEL BUSINESS

Ogni business, indipendentemente dal settore di riferimento, segue un ciclo operativo sequenziale ben definito. Analizzare la propria attività su ogni passaggio, è un esercizio molto potente che fa comprendere dove la ruota del tuo business è sgonfia.

Come in precedenza, un grafico ti faciliterà il compito. Prendi il tuo blocco e man mano che descrivo una fase del ciclo del business, dai un valore da 0 a 5 (0 nullo, 5 ottimo).

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Che tu abbia un’impresa di produzione, un negozio di abbigliamento, uno studio dentistico, e così via, come prima cosa dovrai occuparti che ci sia domanda per i tuoi prodotti e servizi.

Il marketing crea la domanda ed ha come risultato: clienti (potenziali e non) interessati ai tuoi prodotti e servizi.

Per dare un punteggio a quest’area, rispondi a queste domande:

  • Il tuo marketing sta generando richieste di informazioni sui tuoi prodotti?Sta facendo entrare persone nel tuo negozio? Sta portando iscrizioni per il tuo evento informativo?
  • Se la risposta è “SI”, lo sta facendo in quantità soddisfacente?

Ora sai se hai un marketing che funziona oppure no. In questa fase, limitati a dare un punteggio, avremo modo di lavorarci tra poco.

Immagina il ciclo del business come una catena di montaggio: ogni passaggio crea un semilavorato per la successiva fase, fino alla realizzazione del prodotto finito.

Quando il marketing funzione, avremo molti clienti e potenziali clienti interessati ai prodotti e servizi offerti per risolvere le loro esigenze. La palla ora passa all’area commerciale.

Il commerciale genera le vendite ed ha come risultato: clienti (e potenziali clienti) che acquistano i tuoi prodotti e servizi con ripetitività.

È chiaro che quest’area si espande se si usa un approccio etico alla vendita, dando al cliente ciò che realmente lo aiuta a risolvere le sue esigenze e sorprende positivamente le sue aspettative. Occorre imparare a vendere valore, che significa interessarsi al problema della persona passando da vendere a fare consulenza. Quando questo accade, non c’è bisogno di vendere perché sarà il cliente a voler acquistare.

Ora sei in grado di fare una valutazione dell’area commerciale della tua azienda e dare un voto da 0 a 5.

Se il marketing crea l’interesse del mercato, il commerciale finalizza questo interesse in vendite comprendendo e soddisfacendo le aspettative dei clienti.

La produzione mantiene la promessa fatta dal commerciale ed ha come risultato: clienti entusiasti del valore ricevuto dai tuoi prodotti e servizi.

In quest’area si materializza il desiderio del cliente, occorre non sottovalutare nulla: dalla preparazione del prodotto/servizio alla sua consegna/erogazione. L’attenzione deve essere massima anche nella scelta di partner esterni come ad esempio un corriere o un’azienda di trasporti. Il cliente deve fare una bellissima esperienza affinché il ricordo sia forte così come la voglia di rifare affari con te.

I tuoi clienti sono entusiasti? Com’è la loro esperienza con la tua azienda?

Dai una valutazione da 0 a 5 anche all’area produzione e passiamo alla fase successiva del ciclo del business.

L’esperienza del cliente deve continuare anche dopo l’acquisto attraverso diverse modalità: infoletter, video corsi per il miglior utilizzo del prodotto, eventi formativi di specializzazione, gruppo chiuso diviso per target in cui i clienti possono interagire con l’esperto di turno, e così via.

L’area customer satisfaction cura la soddisfazione dei clienti ed ha come risultato: clienti sempre informati ed ogni problema prontamente risolto.

La lamentela di un cliente è una grande occasione di crescita: ti consente di fidelizzarlo e di conoscere in cosa migliorare. Circa il 65% dei clienti ogni giorno cambia fornitore e non prodotto. Nella maggior parte dei casi, neppure si lamentano, cambiano e basta. Il fornitore non saprà mai cosa sta succedendo, vedrà il fatturato calare e penserà alla crisi economica. In realtà, la vera crisi è interna all’azienda.

Prendi il blocco, è il momento di valutare come coccoli i tuoi clienti:

  • Ricevi molti reclami?
  • Come li gestisci?
  • Informi e formi i tuoi clienti sul miglior utilizzo del tuo prodotto?
  • Chiedi periodicamente ai tuoi clienti cosa vorrebbero che migliorassi?

Ed ora vai di votazione da 0 a 5.

Siamo arrivati alla chiusura del ciclo del business, che ne segna anche il riavvio. Parliamo adesso dell’area amministrazione e finanza.

L’area amministrazione e finanza pensa prima di tutto all’incasso ed ha come risultato: tutto il credito incassato e reso disponibile.

Chiaramente si occupa anche della gestione dei costi, dell’andamento dei principali indicatori finanziari, degli scadenzari attivi e passivi, degli adempimenti fiscali, ma la liquidità è vitale per la sopravvivenza del tuo business.

Il fatturato indica la direzione del tuo business (espansione o contrazione?); l’utile mostra la qualità di gestione dell’attività (utile o perdita?); la liquidità è l’indice di sopravvivenza dell’azienda (senza denaro chiudi i battenti), infatti il 90% delle aziende che chiudono lo fanno per problemi di denaro.

PIANO OPERATIVO

A questo punto, hai una panoramica sintetica delle fasi de tuo business ed hai un’idea delle aree deboli in base alla votazione che hai dato.  Adesso passiamo dalla valutazione delle aree alla creazione di un piano operativo con azioni da mettere in campo per migliorare il tuo business.

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Metti il tuo voto nel primo spazio sotto ogni colonna e poi scrivi per ogni area la tua risposta a queste domande:

  1. Cosa devo avere in quest’area affinché possa funzionare come voglio (o migliorare)?
  2. Cosa mi serve per avere ciò di cui necessito?
  3. Come posso ottenere ciò che mi serve?

Ti faccio un esempio per l’area commerciale: 1) devo avere vendite per 300mila euro al mese; 2) mi servono altri 5 venditori con esperienza nel mio settore, devo migliorare le mie competenze nella direzione commerciale; 3) posso mettere annunci su siti specializzati, fare reclutamento su LinkedIn, chiedere ai miei migliori venditori di presentarmi altri venditori capaci (e così via).

Come puoi notare, stai iniziando ad aver chiare le aree di miglioramento e tra poco passeremo al piano d’azione. Quando faccio fare questa attività, il passaggio più importante è il confronto che il cliente ha con me: gli offro l’opportunità di osservare nuove prospettive, trovare soluzioni differenti e quindi poter scegliere quella che si ritiene più efficace. Tuttavia, già con questi passaggi guidati, avrai un notevole beneficio in termini di chiarezza strategica che si trasforma poi in efficacia operativa.

Il piano d’azione focalizza i seguenti passaggi realizzativi:

  • Cosa avere?
  • Cosa serve?
  • Come fare?
  • Chi lo fa?
  • Quando?

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Adesso hai un programma di azioni di miglioramento del tuo business, sai cosa migliorare e come farlo, chi deve occuparsene e quando. 

REGOLE PER UN PIANO EFFICACE

Esistono 5 preziose regole da seguire al fine di realizzare un piano che sia veramente produttivo:

  1. Qualunque idea è meglio di nessuna idea.
  2. Un piano è efficace se viene eseguito.
  3. Se hai un piano fantastico, ma non c’è nessuno che si assume la responsabilità di portarlo avanti, sappi che il piano fallirà.
  4. Se non hai tempo di guidare il piano, non eseguirlo.
  5. Un piano è cattivo se distrae da attività che già si dimostrano di successo e producono ricchezza.

Alcune regole possono sembrarti ovvie, ma fai attenzione perché sono proprio le ovvietà a trarre in inganno. Ho visto idee straordinarie morire in un cassetto, piani fantastici perdersi per strada, nuovi progetti affondare un’area che prima era produttiva e creava ricchezza.

CONCLUSIONI

Siamo arrivati al termine di questa mini Lezione di Business in cui hai imparato a fare un’analisi veloce della tua attività e trovare le aree di miglioramento, definendo un piano d’azione. Hai acquisito un metodo semplice ed efficace, ti ho mostrato alcuni schemi pronti per inquadrare il tuo business, ora sta a te entrare in azione ed andare fino in fondo!

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L’AUMENTO DEL FATTURATO NON SIGNIFICA FARE UTILI

La rincorsa all’incremento del fatturato tipica degli inizi degli anni 2000 (e giustificata da margini mediamente alti), ha creato nell’imprenditore una forte distorsione cognitiva: credere che l’aumento del fatturato corrisponda a un aumento degli utili.

C’è da dire che questo pensiero virus è stato ben alimentato dall’assenza di consulenza di circa l’80% dei commercialisti italiani che spesso si limitano a fare contabilità.

Osservare l’andamento mensile del fatturato è abbastanza semplice, qualsiasi attività riesce a farlo. Osservare l’andamento mensile dei profitti lo è meno, ecco perché l’imprenditore rischia di pensare di essere in utile e trovarsi realmente in perdita.

Strategicamente, la tua azienda deve essere improntata sui profitti. Tutto ciò che fai deve avere marginalità e generare soldi che restino nelle tue tasche o che vadano ad alimentare l’espansione del business. Per riuscirci, devi pretendere che il commercialista ti imposti una contabilità industriale e crei un cruscotto aziendale di sintesi che evidenzi i seguenti dati su base mensile:

  • Andamento del fatturato (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Andamento dei costi diretti e indiretti (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Andamento della marginalità (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Peso percentuale di ogni singolo prodotto/servizio sul totale del fatturato
  • Andamento complessivo dell’attività come fatturato, costi e marginalità

Nella mia attività di consulenza strategica volta alla creazione di business ad alte prestazioni, mi ritrovo molto spesso ad interagire con il cliente e il suo commercialista per riuscire ad avere un’impostazione del genere che è fondamentale per comprendere quali passi strategici fare e quali risultati le azioni stanno producendo nel breve periodo.

Il mio lavoro, in questi casi, consiste in due azioni ben specifiche:

  1. Cambiare il mindset dell’imprenditore
  2. Cambiare il mindset del commercialista (se non allineato)

 

CAMBIARE IL MINDSET DELL’IMPRENDITORE

L’abitudine di pensare in termini di incremento di fatturato, va sostituita con l’abitudine di ragionare in termini di profitto. In particolare, il mindset sarà focalizzato su centri di profitto e centri di costo.

Faccio comprendere all’imprenditore il reale significato di tre sue statistiche aziendali:

  • Il fatturato è un indicatore quantitativo che fa comprendere se ci stiamo espandendo o contraendo sul mercato
  • L’utile è un indicatore qualitativo della buone gestione dell’imprenditore
  • La liquidità è un indicatore di sopravvivenza nel tempo dell’azienda

Quindi, la prima cosa da tenere sotto controllo è l’andamento della liquidità. Circa il 90% delle aziende che chiudono, hanno problemi di liquidità. Per calcolare l’indice di sopravvivenza aziendale, occorre rispondere a questa domanda strategica: Se da oggi la tua azienda non incassasse più soldi, per quanto tempo potrebbe sopravvivere? 

La seconda cosa, in termini di priorità, da tenere sotto controllo è l’andamento dei profitti. Che lavori a fare se non produci utile? Le aziende sono tutte a scopo di lucro, altrimenti gestiresti una Onlus. Devi, devi, devi, lavorare per produrre alti profitti. Il rischio nel tempo è ritrovarti con problemi di liquidità, proprio perché non ti accorgi di star lavorando in perdita. Se è questa la realtà, più aumenti il fatturato e più avrai seri problemi di liquidità e di sopravvivenza.

La terza cosa da tenere sotto controllo è il fatturato. Nel mondo del business la stabilità non esiste, è solamente il preludio della discesa. Tuttavia, per motivi strategici, si può anche decidere a breve di avere una stabilità di fatturato o addirittura un calo. È il caso di una ristrutturazione del portafoglio clienti, in cui si eliminano o rivedono gli accordi con tutti quei clienti in cui siamo in perdita. Ma una volta sistemato l’utile e il portafoglio, il fatturato deve crescere… punto!

CAMBIARE IL MINDSET DEL COMMERCIALISTA

Come in molti altri settori, la professione del commercialista sta vivendo una rivoluzione che in pochi ancora vedono. Nei prossimi anni, tantissimi commercialisti vecchio stampo (quelli che fanno da data entry e zero consulenza) spariranno. La fatturazione elettronica non è che il primo segnale di allarme.

Quello che spiego ai commercialisti dei miei clienti, è che l’imprenditore oggi ha bisogno di pianificazione finanziaria e fiscale. La prima è necessaria per impostare e valutare una strategia, la seconda per evitare legalmente di ritrovarsi a novembre col conto corrente gonfio di soldi ed a gennaio in rosso a causa di acconti e tasse varie. Infatti, a fine maggio e fine novembre, l’imprenditore medio è abbastanza incazzato.

Le soluzioni del commercialista zero consulenza sono del tipo: “Compra qualcosa…” oppure “Ma puoi rateizzare…”. Non serve scrivere quale possa essere il pensiero di risposta dell’imprenditore, ti dico solo che inizia con la lettera “V” e non è un complimento.

Il commercialista medio, deve comprendere il suo lavoro è cambiato. Se lui non cambia, verrà sostituito.

Nel mio lavoro, ho l’atteggiamento da socio del mio cliente. È per questo motivo che chiedo subito di vedere i numeri o di parlare col commercialista per averli nel modo corretto, perché sono necessari per impostare una strategia efficace che porti alla creazione di alte prestazioni e non di risultati normali. Il commercialista, dovrebbe avere il mio stesso atteggiamento.

Io mi incavolo come una iena, quando scopro situazioni finanziarie negative di un cliente e mi ritrovo con un commercialista dall’atteggiamento Winnie the Pooh (l’orsetto dolce e carino, ma spesso casinista e inconcludente). Stiamo parlando della vita di un’azienda, dei sacrifici di un imprenditore, del futuro dei suoi collaboratori, ma come si fa a non pensare prima ad aiutarlo nel giusto modo?!?

Per fare un buon lavoro, serve creare una gestione per centrali di profitto e centrali di costo da tenere sotto controllo mensilmente. Poi serve una pianificazione fiscale almeno trimestrale.

Quando sono col mio cliente, questo lo pretendo, altrimenti cambiamo commercialista cercandone uno che sappia fare consulenza oppure che ne abbia realmente voglia. È questo il suo reale lavoro, non inserire dati e dirti quanto devi pagare, cazzo!

Per fortuna, un 20% di commercialisti sa esattamente di cosa sto parlando e un’altra parte si sta svegliando. Infatti, dalla partnership tra CGN (il 1° Caf dei professionisti) ed Evo Imprese (azienda specializzata in consulenza strategica e formazione imprenditoriale) è nata la prima Business School in Italia per commercialisti.

CONCLUSIONI

Scusami se a tratti hai letto qualche parolaccia, ma ho voluto lasciare la sottolineatura della mia emozionalità quando affronto certi argomenti. Credimi, difronte a certe cose mi incavolo veramente perché non tollero che un professionista lasci un cliente nei problemi quando potrebbe aiutarlo.

Detto questo, hai compreso che non puoi prescindere nella gestione della tua attività dall’avere controllo dei numeri. Oggi più che mai sono i punti di partenza per una strategia davvero efficace. Senza, stai guidando la tua azienda come un capitano bendato in mezzo alla tempesta. Non puoi fidarti solo del tuo istinto, devi verificarlo con i numeri e devi imparare a usarli nel modo corretto seguendo questa priorità:

  1. Incremento della Liquidità (che rappresenta la capacità di sopravvivenza dell’azienda)
  2. Incremento degli Utili (che rappresentano la qualità della gestione imprenditoriale)
  3. Aumento del Fatturato (che rappresenta la capacità di espansione della strategia aziendale)

 

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ALTE PRESTAZIONI: I 5 FONDAMENTALI INSEGNAMENTI DEL SAMURAI MUSASHI SULLA STRATEGIA

Autore de “Il Libro dei 5 Anelli“, Myamoto Musashi è stato considerato il più grande spadaccino della storia del Giappone.

Chi mi conosce bene, sa che la mia caratteristica istintiva è il “Talento del Guerriero“, quindi Myamoto ha subito colpito il mio interesse più profondo e voglio condividere con te ciò che di fondamentale ho appreso da lui. (Scopri QUI i 3 Talenti Istintivi)

Dalla sua saggezza possiamo trarre 5 fondamentali insegnamenti per praticare la via della “Strategia ad Alte Prestazioni“.

1. PERCEPISCI QUELLO CHE NON PUOI VEDERE CON GLI OCCHI

Vai oltre la superficie delle percezioni visive, e vai oltre la percezione dei sensi. Sviluppa la tua capacità intuitiva.

2. RICONOSCI L’INTENZIONE DELL’ALTRO

Cerca di capire, negli altri, quali sono le vere ragioni, le vere motivazioni, le vere finalità che hanno.

3. CONOSCI IL TUO NEMICO, CONOSCI LA SUA SPADA

Oltre a riconoscere l’intenzione dell’altro, cerca di conoscere: i suoi punti forti, i suoi punti deboli, la sua storia, le sue esperienze, il suo stile di vita, i suoi valori, la sua psicologia.

4. FAI ATTENZIONE AI DETTAGLI

Non devi trascurare le sfumature, le domande che emergono, gli aspetti più sottili.

5. NON COLTIVARE CATTIVI PENSIERI

Mantieni un atteggiamento distaccato, non giudicante. Questo ti permette di valutare con obiettività le intenzioni delle altre persone.

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Delega Efficace: Guida Pratica in 5 Passi

Se vuoi realmente crescere in modo duraturo nel tempo, devi imparare a delegare efficacemente sapendo evitare l’effetto boomerang che probabilmente già conosci.

Usa la neocorteccia (uno dei tuoi tre cervelli) e rispondi logicamente a queste due domande:

  • Potrai far espandere il tuo business facendo sempre tutto da solo?
  • Vuoi veramente lavorare oltre 12 ore al giorno fino a scoppiare?

Se la risposta è “No” allora preparati a delegare.

La delega è una competenza vitale per imprenditori e manager, ma è anche l’attività dove si commettono più errori. Non è una questione di buona volontà, tu molto probabilmente non vedi l’ora di non doverti più occupare in prima persona di alcune questioni, il fatto è che ci hai provato tante volte per poi vederti sempre rimbalzare addosso gli stessi problemi.

Ottenere cose fatte dagli altri attraverso la delega è una delle Big Skills dell’imprenditore che guida un business ad alte prestazioni.

Questo articolo ti aiuta a comprendere quali sono gli errori tipici che commetti e non vedi (e che quindi ripeti a ogni tentativo di delega), e qual è la procedura in 5 passi per delegare in modo efficace e duraturo nel tempo.

3 ERRORI CHE GENERANO L’EFFETTO BOOMERANG

  1. Il confronto con te: nel passare compiti ad altri, ammesso che tu stia usando il metodo corretto, tenderai istintivamente a confrontare le azioni dell’altro con quello che avresti fatto tu. Questo impulso nasce dall’esigenza di avere controllo e scatta inesorabilmente quando i risultati non sono quelli che ti aspettavi, cosa che all’inizio della delega sarà molto probabile che accada. Non sapendo come gestire questa situazione, tenderai a dare indicazioni su indicazioni deresponsabilizzando la persona e relegandola a mera esecutrice di una mansione. In più, la tua iniziale fiducia tenderà a crollare. La persona avvertirà inconsciamente quanto sta accadendo e tenderà a non prendere più l’iniziativa, chiederà sempre a te conferma e tu resterai il vero responsabile di quella mansione. L’effetto boomerang ha fatto il suo gioco. Lo so anche io, sei il migliore in quel compito, ma delegare efficacemente ti consentirà di fare altro, ricordatelo.
  2. Aspettarti che arrivino volontari: difficilmente i collaboratori si faranno avanti nel chiederti di delegare loro attività e responsabilità che consentano di liberare il tuo tempo, dimentica una cosa del genere perché accade molto raramente. Se vivi con questa aspettativa, probabilmente resterai deluso e il rischio sarà quello di pensare di non avere persone capaci di prendersi delle responsabilità. Qui il boomerang non lo hai fatto neppure partire. Scegliere le persone a cui delegare è una tua responsabilità che fa parte del rischio imprenditoriale.
  3. Dare l’esempio negativo e non accorgertene: spesso l’imprenditore è l’eroe che dimostra che le cose si possono fare rimboccandosi le maniche e senza chiedere aiuto a nessuno, peccato che le persone più capaci ti osservano e ti imitano. Quindi, se hai responsabili potenzialmente capaci che però si comportano da super-collaboratori e non riescono a gestire efficacemente un gruppo, guardati allo specchio e chiediti tu che esempio stai dando loro. I tuoi collaboratori di maggior valore sono spesso lo specchio operativo di quello che fai tu. Il boomerang è partito, è tornato indietro, ma non te ne sei nemmeno accorto. Come gestisci tu la delega? Cosa fai quando le persone sbagliano? Le stai direzionando o le stai formando?

Ok, ti ho mostrato chiaramente dove stai commettendo errori, e adesso ti dirò quali sono i passi da seguire per risolvere una volta per tutte. Tuttavia, è corretto che ti dica che saperlo non basta. Infatti, la maggior parte degli imprenditori che si rivolgono a me per una consulenza strategica, è per essere aiutati nel personalizzare quanto ti sto per dire affinché possa essere messo in pratica in modo efficace e duraturo all’interno delle loro aziende. La parte difficile non è sapere cosa fare, ma riuscire a farlo.

5 PASSI DELLA DELEGA EFFICACE SENZA L’EFFETTO BOOMERANG

In oltre 26 anni di business, di cui 16 come business coach e business strategy specialist, ho letto e sentito di tutto e di più sul concetto di delega, ma i punti che realmente escono dalla teoria e funzionano sono i seguenti 5:

  1. Chiarezza
  2. Metodo
  3. Coinvolgimento
  4. Allenamento
  5. Standard 

Vediamoli nel dettaglio uno per uno.

1 CHIAREZZA

La delega va considerata come un mezzo che consente a te imprenditore di poterti dedicare a quelle attività di maggior valore che generano espansione e salti di livello del business. Stiamo parlando di avere chiara la strategia al cui interno si colloca lo strumento della delega.

Immagina di dover comporre un puzzle, quanto più hai chiara l’immagine finale tanto più efficaci saranno le tue mosse. L’immagine finale del puzzle è la tua visione imprenditoriale che determina la strategia, la delega è rappresentata da alcune tessere del puzzle che completano un’area dell’immagine finale.

Un ottimo lavoro sulla chiarezza, porta a scoprire anche il vero perché della delega. Mi spiego meglio, se hai rinunciato a delegare a causa dei fallimenti passati e ti trovi ad essere ancora in piena operatività piuttosto che su strategia, è dovuto al fatto che il tuo perché era debole e probabilmente falso. Quando hai un perché forte, non c’è fallimento che tenga: tu continuerai a cercare la strada del successo nella delega.

Il vero perché è quella forte spinta motivazionale che ti porta a superare qualsiasi difficoltà pur di arrivare a realizzare ciò che desideri. Pensaci un attimo, è ciò che spesso ti ha guidato inconsapevolmente nel centrare grandi obiettivi.

La chiarezza sul vero perché è il primo passo fondamentale per decidere di risolvere una volta per tutte, altrimenti ti arrenderai difronte alle prime difficoltà scambiandole per inizio di un ennesimo fallimento o difronte all’investimento economico necessario per essere aiutato.

  • Qual è il tuo progetto?
  • Quali attività e responsabilità devi delegare o far funzionare come delega?
  • Perché è così importante che tu riesca a rendere autonome le persone delegate?
  • Cosa accadrebbe se non riuscissi a delegare efficacemente?
  • Come questo rallenterebbe o bloccherebbe il tuo progetto?
  • Qual è il tuo vero perché nella delega?

Sappi che per esperienza, i primi perché non sono quelli veri ma di superficie e quindi deboli. Chiamo l’attività sul vero perché attività di scavo. È come scendere nella miniera del tuo significato interiore per scoprire la vena d’oro che ti farà realmente arricchire rendendoti inarrestabile.

2 METODO

Questo punto rappresenta altre tessere del tuo puzzle strategico. Per fare funzionare la delega, oltre a un vero perché, devi sapere esattamente come funziona il processo di delega. Ovvero, avere un piano d’azione specifico che ti conduca dal punto A (di affanno, probabilmente emozione in cui ti ritrovi spesso) al punto D (di delega, situazione in cui vorresti trovarti).

Il processo di delega è composto da 9 fasi che ho rappresentato nello schema che vedi qui sotto. Ti dirò in sintesi di cosa si tratta ed a quale fase fare maggiore attenzione perché è dove fallisce l’80% dei tentativi fai da te.

  1. Definire l’attività: è la fase in cui si crea la strategia di delega e il piano operativo. L’imprenditore o manager, deve aver chiaro lui per primo lo schema del ruolo (risultato finale di valore, macro azioni ad alto impatto sul risultato, profiling ideale di chi svolge il ruolo, competenze tecniche e comportamentali necessarie, benefici e difficoltà del ruolo, ecc.). Il fallimento su questo punto deriva dall’avere un’idea vaga o superficiale o incompleta di cosa serve per avere successo nel ruolo delegato. Come dire: chi mal comincia è a metà del fallimento!
  2. Selezionare un team o un singolo collaboratore: è la fase in cui si individuano i potenziali responsabili. Spesso l’errore tipico è scegliere il miglior giocatore e metterlo come allenatore credendo che sia la scelta migliore. A volte va bene, ma quando va male occorre gestire con molta delicatezza l’errore fatto per evitare di perdere con l’allenatore anche il miglior giocatore di un tempo.
  3. Valutare competenze tecniche e comportamentali: in questa fase si commettono due errori micidiali. Il primo è non considerare che il collaboratore capace dovrà svolgere un nuovo ruolo in cui, attualmente senza la giusta preparazione, probabilmente fallirà. La valutazione riguarda le nuove competenze che il collaboratore (giocatore) dovrà acquisire per svolgere efficacemente il nuovo ruolo di responsabile (allenatore), e qui in molti ci arrivano. Ma il secondo errore micidiale è non considerare la parte comportamentale che incide per l’80%  sul successo finale e non utilizzare gli strumenti di analisi attitudinale e del potenziale. Spesso si scopre l’errore a distanza di tempo quando la frittata è fatta.
  4. Spiegare il ruolo e le aspettative: anche questa fase, come la prima, è scientifica. Devi sapere esattamente quali corde emotive muovere per coinvolgere il collaboratore, devi informarlo di come funziona il ciclo del cambiamento (prima fase euforia, seconda fase scoraggiamento, come evitare il fallimento e guidare la ripresa che porta al successo), devi dichiarare le reciproche aspettative per evitare delusioni ad effetto boomerang.
  5. Specificare le azioni del piano di delega: se la fase 4 è ben svolta, avrai una persona motivata e consapevole del mazzo che l’aspetta ma sarà anche pronta al mettersi in azione. Qui è dove si concorda cosa fare e come farlo, quali sono le azioni ad alto impatto sui risultai, facile se hai fatto bene la fase 1.
  6. Concordare le risorse a disposizione: la persona a cui deleghi deve sapere cosa potrà utilizzare in termini di risorse (persone, spazi, mezzi, prodotti, ecc.) per avere successo nel suo ruolo. Anche qui, semplice se le fasi prima sono state svolte bene.
  7. Concordare i tempi e le scadenze: altra fase operativa dove non ci sono particolari difficoltà se si è fatta chiarezza in precedenza.
  8. Allenamento e verifiche: e qui abbiamo un’altro campo minato a rischio fallimento. Spesso l’imprenditore non ha un metodo chiaro e testato per allenare il futuro responsabile, fa in base a quello che crede sia giusto e spesso sbaglia (delegante fai da te, no metodo, ahi ahi ahi). Ok, non te la prendere, sei bravissimo in tante cose ma in altre toppi di brutto e la conferma è sempre nei risultati o meno che ottieni. Se non riesci a delegare senza l’effetto boomerang, significa che la maggior parte delle tue idee ed abitudini sulla delega non funzionano, il problema è che da solo non te ne accorgi perché sono ormai automatismi che metti in campo da anni. Anche questo è fare chiarezza.
  9. Fornire feedback oggettiviso and so (così così) direbbero i miei amici americani. Probabilmente hai messo degli indicatori numerici che consentano di misurare la performance, ma probabilmente l’hai messi solo sul risultato finale (ecco il motivo del mio so and so). Il risultato è l’effetto finale e, se non misuri anche le macro azioni (cause) necessarie per arrivarci, non saprai dove intervenire in caso di necessaria correzione. Quindi, farai fatica nel fornire feedback utili e realmente oggettivi. Potrai solo dire hai vito o hai perso, ma questo non è un buon feedback di crescita. Cosa lo ha fatto vincere e cosa lo ha fatto momentaneamente perdere? Quali azioni consolidare e quali migliorare? Su cosa deve allenarsi ancora?

3 COINVOLGIMENTO

In molti si chiedono perché il coinvolgimento delle persone a cui si è scelto di delegare arriva come terzo punto e non come secondo. Il motivo è semplice, l’80% del mio lavoro nel facilitare la delega efficace è con l’imprenditore perché dovrà essere lui il vero allenatore e formatore della sua azienda. Differentemente, creerei dipendenza e, quindi, avrei sbagliato mestiere.

Piccolo consiglio: se hai professionisti che si sostituiscono a te, per quanto piacevole possa essere perché implica un tuo minore sforzo, licenziali! Oppure restane dipendente a vita…

Se sei pronto a farti un gran mazzo per essere tu autonomo nel dirigere il management della tua azienda, allora possiamo lavorare insieme. In caso contrario, ci sono tanti consulenti zerbini a basso prezzo pronti a seguirti per anni in cambio di soldi sicuri.

Chiarito questo doveroso aspetto, andiamo avanti.

Probabilmente sai che sono un fautore del: tratta gli altri per come loro vogliono essere trattati.

Ciò significa che per coinvolgere le persone, devi conoscere profondamente le persone, parlare con loro e sapere come funzionano i comportamenti umani. La reale motivazione, il voglio invece che il devo, si accende quando la persona comprende che il tuo progetto abbraccia il suo. Il coinvolgimento scatta quando si convince profondamente che aiutare te significa aiutare anche se stesso.

La fase del coinvolgimento è una vera e propria negoziazione win win. Il collaboratore e futuro responsabile deve arrivare a desiderare lo stesso tuo obiettivo di delega. Questa è la fase cruciale in cui il tuo vero perché incontra il suo vero perché. Sbagliare questo passaggio di coinvolgimento, significa vedere la persona mollare difronte ai primi inesorabili fallimenti (per lui, essere allenatore, è un gioco nuovo con nuove regole) e virare inconsciamente verso quello che sa fare bene (il calciatore).

4 ALLENAMENTO

Hai mai sentito la frase: il vero leader è quello che crea altri leader?

Quello che devi fare in questa fase è insegnare come si fa a diventare allenatori dando l’esempio del come stai facendo tu con lui. L’unica differenza è che tu stai mettendo in campo una delega di responsabilità, mentre lui metterà in campo una delega di operatività. Ovvero, tu passi la funzione di gestire un’area mentre lui dovrà ottenere cose fatte da altri invece che farle in prima persona come ha sempre fatto.

L’ultima frase che hai letto, dovrebbe accenderti la lampadina del perché parto da te ed insisto nel tuo cambiamento come prima cosa. Il tuo collaboratore ha sempre fatto le cose in prima persona, così come tu le hai sempre gestite in prima persona. Se vuoi che le cose cambino, prima di tutti devi cambiare tu!

Anche per questa fase, c’è un metodo ben preciso per allenare una persona nel diventare autonoma in un nuovo ruolo. Si passa dall’affiancamento attivo (tu fai, lei osserva) all’affiancamento passivo (tu osservi, lei fa). Scoprirai che per alcune attività puoi partire direttamente dall’affiancamento passivo, mentre per altre ci sarà bisogno anche di allenare la persona con situazioni simulate per preparala al meglio.

Questo è un punto bellissimo, perché è dove crescete entrambi anche se su attività diverse. Insegnare è sempre un ottimo metodo per mettere alla prova ciò che sai fare e consolidarlo. Apprendere dal tuo esempio, sarà un modo per consolidare la tua leadership e far nascere la sua con gli altri collaboratori. Però è anche una fase in cui si fanno molti errori, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero andare. La gestione dei momenti di difficoltà sono i veri punti di svolta che separano il successo dal fallimento.

5 STANDARD

Questa è una fase che spesso si salta, ma è fondamentale per i risultati a lungo termine. Quando arrivano i risultati e la delega funziona (finalmente), si tende a mollare la presa credendo che il peggio sia passato. Non è così, occorre fare in modo che i nuovi automatismi del ruolo delegato funzionino davvero bene come nuove abitudini, devono diventare uno standard esecutivo.

Se ciò non accade, alla lunga, i risultati tenderanno a peggiorare e tu ti ritroverai costretto a dover intervenire nuovamente in una delega che sembrava fatta. Sarebbe come mollare la presa alla prima pepita d’oro.

L’ultimo tassello del puzzle sta proprio qui: fare in modo che tutto il lavoro fatto nei punti da 1 a 4 diventi il nuovo standard esecutivo del ruolo delegato. Tutte le azioni di successo, andranno a creare quello che sarà il manuale operativo della funzione che hai appena creato. Sarà la versione definitiva della bozza creata da te nel punto 2, condivisa nel punto 3 ed utilizzata nel punto 4.

Solo quando i risultati diventano uno standard di valore (in termini qualitativi e quantitativi del ruolo) potrai dire di aver creato un responsabile. Il tempo? Almeno tre mesi di seguito di risultati all’altezza dello standard precedentemente definito in fase di aspettative.

Per standard intendo un modello di riferimento a cui ci si uniforma ed i risultati oggettivi (quantitativi e qualitativi) ci dicono se quello standard è attivo o meno. Inoltre, questo passaggio  è quello che ti consente di verificare a distanza il reale funzionamento dell’area o del ruolo delegato. Una volta che lo standard è definito ed applicato per almeno tre mesi di fila, allora potrai applicare quella che chiamo fiducia verificata: verifichi a distanza i numeri dell’area (obiettivi, sotto obiettivi e macro azioni ad alto impatto) e intervieni solo se ci sono problemi o per dare apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto.

Ricordati, che il tuo intervento servirà solamente per riportare il nuovo responsabili nella sua area di responsabilità facendo  trovare a lui (o al massimo insieme) le soluzioni per i numeri che sono sotto lo standard. A questo punto, il tuo ruolo sarà quello di continuare a far crescere le persone così da dedicare sempre più tempo alle attività importanti di espansione aziendale.

CONCLUSIONI

Hai compreso quali sono i classici errori, ma anche quelli meno conosciuti. Hai appreso i 5 passi per una delega efficace senza l’effetto boomerang, scoprendo molto probabilmente alcuni aspetti della delega che non conoscevi. Hai scoperto il tuo vero ruolo di allenatore che dà l’esempio e forma nuovi allenatori all’interno del suo team.

Tuttavia, la sola conoscenza di tutti questi passaggi non basta. È la personalizzazione al tuo sistema aziendale e l’applicazione la vera bestia nera di ogni imprenditore.

Scrivimi QUI se hai domande o vuoi comprendere come avere il mio supporto.