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IL 37,4% NON ARRIVA AI 5 ANNI

Sono le iniziative imprenditoriali che non sono riuscite a brindare al sesto anno di vita. Una su due chiude dopo 48 mesi.

Le piccole imprese nate nel 2014 sono state 235.985 e di queste, a fine 2018, ne sono rimaste 147.801 (88.184 hanno chiuso, il 37,4%).

Ma attenzione alle facili considerazioni…

I mercati in tempesta hanno fatto solo emergere la preesistente debolezza di alcune aziende italiane, unita all’incapacità della politica nel dare risposte ai problemi degli imprenditori.

Pensare che il problema sia la crisi di mercato o la politica è fatale per la sopravvivenza imprenditoriale, perché puoi controllare solo ciò che dipende direttamente da te.

Le cause principali sono riconducibili a uno o più dei seguenti tre fattori chiave:

1. CONOSCENZA – A scuola non insegnano gestione aziendale e management d’impresa, ma senza la conoscenza giusta è complesso ottenere risultati giusti. La conoscenza è una tua responsabilità diretta.

2. COMPORTAMENTO – Sei l’ultimo a renderti conto dei tuoi atteggiamenti, perché sono l’effetto delle tue idee che non sono visibili. Alcune di esse saranno corrette, altre saranno idee virus che genereranno azioni fallimentari nonostante la conoscenza corretta. Conoscere quali tuoi comportamenti sono produttivi e quali sono distruttivi rispetto ai tuoi obiettivi è una tua responsabilità diretta.

3. CONTROLLO – Saper dirigere l’azienda tramite i numeri, significa anticipare il mercato così come un surfista anticipa l’onda per riuscire a cavalcarla. Avere un cruscotto di controllo aziendale e finanziario è una tua responsabilità diretta.

A questo punto, avrai compreso che far andar bene la tua azienda non dipende dal mercato o dalla politica (anche se potrebbero aiutare), ma è una tua responsabilità diretta!

RESPONSABILITÁ è prima di tutto non lamentarti e chiederti cosa puoi fare tu per far espandere la tua azienda: lavora su Conoscenza, Comportamento, Controllo.

L’azienda è lo specchio dell’imprenditore, non lasciare che accada il contrario!

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GIOCANDO E DIVERTENDOSI SI IMPARA MOLTO DI PIÚ

Emozioni e apprendimento sono strettamente legati in quanto entrambi hanno luogo nella nostra mente.

Apprendere significa acquisire nuove conoscenze o competenze. Per apprendere devi pensare ed i pensieri sono influenzati direttamente dai tuoi vissuti emotivi.

Poiché non si è in grado di vedere direttamente le emozioni provate, il gioco è il mezzo che utilizzo per evidenziarle attraverso il comportamento e renderle, quindi, visibili.

L’emozione agisce da guida nella presa di decisioni che poi si trasformano, più o meno rapidamente, in azioni e comportamenti.

Secondo lo psicologo statunitense Howard Gardner:

Se si vuole che certe conoscenze siano interiorizzate e successivamente usate, necessita immetterle in un contesto capace di suscitare emozioni. Al contrario, le esperienze prive di richiami emozionali saranno scarsamente coinvolgenti e ben presto cadranno nell’oblio, non lasciando dietro di sé nessuna rappresentazione mentale.”

Il collegamento tra emozioni ed apprendimento è ancor più chiaro se si considera che la forza dei ricordi dipende dal grado di attivazione emozionale indotto dall’apprendimento.

Quindi, esperienze vissute con un’intensa partecipazione emotiva, vengono catalogate nella mente come “importanti” e vengono così più facilmente ricordate anche successivamente nel tempo.

Giocare in gruppo, divertirsi, dover risolvere degli imprevisti insieme, farlo su un argomento specifico, trasformare l’esperienza in formazione è l’obiettivo principale dell’apprendimento emozionale.

Giocando e divertendosi, con il supporto di una guida esperta, si apprende molto di più!

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L’AUMENTO DEL FATTURATO NON SIGNIFICA FARE UTILI

La rincorsa all’incremento del fatturato tipica degli inizi degli anni 2000 (e giustificata da margini mediamente alti), ha creato nell’imprenditore una forte distorsione cognitiva: credere che l’aumento del fatturato corrisponda a un aumento degli utili.

C’è da dire che questo pensiero virus è stato ben alimentato dall’assenza di consulenza di circa l’80% dei commercialisti italiani che spesso si limitano a fare contabilità.

Osservare l’andamento mensile del fatturato è abbastanza semplice, qualsiasi attività riesce a farlo. Osservare l’andamento mensile dei profitti lo è meno, ecco perché l’imprenditore rischia di pensare di essere in utile e trovarsi realmente in perdita.

Strategicamente, la tua azienda deve essere improntata sui profitti. Tutto ciò che fai deve avere marginalità e generare soldi che restino nelle tue tasche o che vadano ad alimentare l’espansione del business. Per riuscirci, devi pretendere che il commercialista ti imposti una contabilità industriale e crei un cruscotto aziendale di sintesi che evidenzi i seguenti dati su base mensile:

  • Andamento del fatturato (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Andamento dei costi diretti e indiretti (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Andamento della marginalità (valore e percentuale di scostamento) di ogni singolo prodotto/servizio del mese in corso rispetto al mese precedente o al budget
  • Peso percentuale di ogni singolo prodotto/servizio sul totale del fatturato
  • Andamento complessivo dell’attività come fatturato, costi e marginalità

Nella mia attività di consulenza strategica volta alla creazione di business ad alte prestazioni, mi ritrovo molto spesso ad interagire con il cliente e il suo commercialista per riuscire ad avere un’impostazione del genere che è fondamentale per comprendere quali passi strategici fare e quali risultati le azioni stanno producendo nel breve periodo.

Il mio lavoro, in questi casi, consiste in due azioni ben specifiche:

  1. Cambiare il mindset dell’imprenditore
  2. Cambiare il mindset del commercialista (se non allineato)

 

CAMBIARE IL MINDSET DELL’IMPRENDITORE

L’abitudine di pensare in termini di incremento di fatturato, va sostituita con l’abitudine di ragionare in termini di profitto. In particolare, il mindset sarà focalizzato su centri di profitto e centri di costo.

Faccio comprendere all’imprenditore il reale significato di tre sue statistiche aziendali:

  • Il fatturato è un indicatore quantitativo che fa comprendere se ci stiamo espandendo o contraendo sul mercato
  • L’utile è un indicatore qualitativo della buone gestione dell’imprenditore
  • La liquidità è un indicatore di sopravvivenza nel tempo dell’azienda

Quindi, la prima cosa da tenere sotto controllo è l’andamento della liquidità. Circa il 90% delle aziende che chiudono, hanno problemi di liquidità. Per calcolare l’indice di sopravvivenza aziendale, occorre rispondere a questa domanda strategica: Se da oggi la tua azienda non incassasse più soldi, per quanto tempo potrebbe sopravvivere? 

La seconda cosa, in termini di priorità, da tenere sotto controllo è l’andamento dei profitti. Che lavori a fare se non produci utile? Le aziende sono tutte a scopo di lucro, altrimenti gestiresti una Onlus. Devi, devi, devi, lavorare per produrre alti profitti. Il rischio nel tempo è ritrovarti con problemi di liquidità, proprio perché non ti accorgi di star lavorando in perdita. Se è questa la realtà, più aumenti il fatturato e più avrai seri problemi di liquidità e di sopravvivenza.

La terza cosa da tenere sotto controllo è il fatturato. Nel mondo del business la stabilità non esiste, è solamente il preludio della discesa. Tuttavia, per motivi strategici, si può anche decidere a breve di avere una stabilità di fatturato o addirittura un calo. È il caso di una ristrutturazione del portafoglio clienti, in cui si eliminano o rivedono gli accordi con tutti quei clienti in cui siamo in perdita. Ma una volta sistemato l’utile e il portafoglio, il fatturato deve crescere… punto!

CAMBIARE IL MINDSET DEL COMMERCIALISTA

Come in molti altri settori, la professione del commercialista sta vivendo una rivoluzione che in pochi ancora vedono. Nei prossimi anni, tantissimi commercialisti vecchio stampo (quelli che fanno da data entry e zero consulenza) spariranno. La fatturazione elettronica non è che il primo segnale di allarme.

Quello che spiego ai commercialisti dei miei clienti, è che l’imprenditore oggi ha bisogno di pianificazione finanziaria e fiscale. La prima è necessaria per impostare e valutare una strategia, la seconda per evitare legalmente di ritrovarsi a novembre col conto corrente gonfio di soldi ed a gennaio in rosso a causa di acconti e tasse varie. Infatti, a fine maggio e fine novembre, l’imprenditore medio è abbastanza incazzato.

Le soluzioni del commercialista zero consulenza sono del tipo: “Compra qualcosa…” oppure “Ma puoi rateizzare…”. Non serve scrivere quale possa essere il pensiero di risposta dell’imprenditore, ti dico solo che inizia con la lettera “V” e non è un complimento.

Il commercialista medio, deve comprendere il suo lavoro è cambiato. Se lui non cambia, verrà sostituito.

Nel mio lavoro, ho l’atteggiamento da socio del mio cliente. È per questo motivo che chiedo subito di vedere i numeri o di parlare col commercialista per averli nel modo corretto, perché sono necessari per impostare una strategia efficace che porti alla creazione di alte prestazioni e non di risultati normali. Il commercialista, dovrebbe avere il mio stesso atteggiamento.

Io mi incavolo come una iena, quando scopro situazioni finanziarie negative di un cliente e mi ritrovo con un commercialista dall’atteggiamento Winnie the Pooh (l’orsetto dolce e carino, ma spesso casinista e inconcludente). Stiamo parlando della vita di un’azienda, dei sacrifici di un imprenditore, del futuro dei suoi collaboratori, ma come si fa a non pensare prima ad aiutarlo nel giusto modo?!?

Per fare un buon lavoro, serve creare una gestione per centrali di profitto e centrali di costo da tenere sotto controllo mensilmente. Poi serve una pianificazione fiscale almeno trimestrale.

Quando sono col mio cliente, questo lo pretendo, altrimenti cambiamo commercialista cercandone uno che sappia fare consulenza oppure che ne abbia realmente voglia. È questo il suo reale lavoro, non inserire dati e dirti quanto devi pagare, cazzo!

Per fortuna, un 20% di commercialisti sa esattamente di cosa sto parlando e un’altra parte si sta svegliando. Infatti, dalla partnership tra CGN (il 1° Caf dei professionisti) ed Evo Imprese (azienda specializzata in consulenza strategica e formazione imprenditoriale) è nata la prima Business School in Italia per commercialisti.

CONCLUSIONI

Scusami se a tratti hai letto qualche parolaccia, ma ho voluto lasciare la sottolineatura della mia emozionalità quando affronto certi argomenti. Credimi, difronte a certe cose mi incavolo veramente perché non tollero che un professionista lasci un cliente nei problemi quando potrebbe aiutarlo.

Detto questo, hai compreso che non puoi prescindere nella gestione della tua attività dall’avere controllo dei numeri. Oggi più che mai sono i punti di partenza per una strategia davvero efficace. Senza, stai guidando la tua azienda come un capitano bendato in mezzo alla tempesta. Non puoi fidarti solo del tuo istinto, devi verificarlo con i numeri e devi imparare a usarli nel modo corretto seguendo questa priorità:

  1. Incremento della Liquidità (che rappresenta la capacità di sopravvivenza dell’azienda)
  2. Incremento degli Utili (che rappresentano la qualità della gestione imprenditoriale)
  3. Aumento del Fatturato (che rappresenta la capacità di espansione della strategia aziendale)

 

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DAILY ROUTINE: ABITUDINI AD ALTE PRESTAZIONI

Uno dei segreti per realizzare alte prestazioni è costruire delle abitudini costruttive, una sorta di rituali della giornata che supportano le alte performance.

Se leggi le biografie dei più importanti imprenditori e manager di successo, noterai che ognuno di loro ha adottato delle routine giornaliere: dall’esercizio fisico al mattino, alla meditazione, dall’alimentazione sana allo stabilire il focus del giorno, e così via.

Se trasformiamo un’attività, per quanto faticosa possa essere, in un’abitudine, riusciremo a compierla più facilmente nel tempo.

Gli high performers, nella vita come nel business, scelgono e perfezionano nel tempo le proprie abitudini per ottenere il massimo rendimento da se stessi.

La ripetizione quotidiana, è il segreto per la costruzione di nuove e potenzianti abitudini che io chiamo “daily routine.

Circa il 90% delle persone subisce le proprie abitudini, in pochi le scelgono. Le abitudini sono l’applicazione pratica delle nostre convinzioni, di come crediamo che sia la realtà. Quindi, scegliere un’abitudine nuova significa mettere in discussione le nostre convinzioni e ciò non è per nulla semplice, ma è molto efficace se vuoi ottenere prestazioni oltre lo standard e che durino nel tempo.

Le daily routine sono dei facilitatori per il successo, sono un allenamento quotidiano per la costruzione di algoritmi comportamentali automatici di eccellenza.

Da dove partire?

Ci sono tre passaggi chiave che devi fare per costruire abitudini consistenti:

  1. Decidere quali nuove abitudini costruire
  2. Ripetere giornalmente
  3. Misurare come sta andando

MISURARE

Parto dalla fine, perché il terzo punto è dove in molti cascano. Si tratta di segnare giornalmente i progressi: all’inizio partono con slancio segnando tutto ma poi, quando arrivano dubbi e incertezze, smettono di registrare i progressi proprio perché smettono di fare ciò che avevano deciso di fare quotidianamente. In pratica, si smette di segnare per evitare di vedere che non stiamo mantenendo l’accordo fatto con noi stessi. É un esempio tipico di autosabotaggio: da un lato abbiamo il piacere del creare una nuova abitudine, dall’altro la fatica del dover sostituire un’abitudine che, anche se non efficace, è ben radicata da tempo.

Quindi, presta molta attenzione consapevole nella fase di misurazione. Se noti di essere discontinuo, allora alza le antenne e valuta se ti stai autosabotando oppure semplicemente hai scelto un’abitudine che non ti interessa fino in fondo. Sì, può capitare anche questo ed è uno dei vantaggi del misurare.

DECIDERE

All’inizio, se non hai mai fatto un lavoro di questo tipo, ti consiglio di decidere per una sola nuova abitudine o al massimo due di cui una più semplice dell’altra. Questo per evitare l’effetto abbandono dopo poche settimane. Già, perché per creare e consolidare una nuova abitudine ci vorranno all’incirca 90 giorni.

Quando sarai allenato al successo, allora potrai costruire una daily routine più strutturata (io consiglio al massimo 7 nuove abitudini da costruire giornalmente e settimanalmente).

Parti da qualcosa che per te è veramente importante e per cui valga la pena fare dei sacrifici. Ogni decisione comporta un prezzo da pagare: per un’abitudine che nasce, un’altra deve morire. Quindi, devi avere una grande motivazione per riuscire a ripetere giorno dopo giorno un’attività nuova.

RIPETERE

Emozione e ripetizione sono gli ingredienti fondamentali che danno vita a un’abitudine. Sai già come si fa, perché lo hai fatto fino ad oggi in modo inconsapevole ma puoi benissimo usare questa formula magica scegliendo quali abitudini creare.

Chiudi gli occhi e immagina di aver già raggiunto il tuo obiettivo e che la nuova abitudine è ormai tua. Cosa vedi? Quale emozione provi?

Ora immagina, sempre con gli occhi chiusi, di non raggiungere il tuo obiettivo e di restare con la vecchia abitudine. Cosa vedi? Quale emozione provi?

Devi associare piacere alla nuova abitudine e dolore alla vecchia abitudine, in questo modo darai una notevole spinta alla realizzazione di ciò che hai deciso.

Fatto questo importante passaggio, decidi la tabella di allenamento. Quali attività associate alla nuova abitudine vanno ripetute giornalmente? Quali settimanalmente?

Potresti avere attività quotidiane come ad esempio bere 2,5 litri di acqua, oppure attività settimanali come camminare per 30 minuti due volte a settimana. Ho fatto un esempio sulla parte salute, ma vale la stessa cosa per qualsiasi ambito della vita.

Quindi, segna giornalmente i progressi fatti. Questo passaggio ti aiuterà, come detto in precedenza, nell’essere costante e arrivare fino in fondo.

LA MIA DAILY ROUTINE

Credo possa essere utile condividere con te la mia daily routine che sto applicando in questo momento. Allenandomi nel tempo, sono arrivato ad avere 7 attività base legate a 7 nuove abitudini. Restano nel programma di allenamento fino a quando non sono diventate nuove abitudini automatiche potenzianti, poi vengono sostituite da altre attività e altre nuove abitudini di successo.

L’obiettivo della mia attuale daily routine è di potenziare la parte energetica lavorando su più livelli di mente, corpo e spirito.

DAILY ROUTINE ALESSANDRO

  1. Esercizio fisico: 5 Tibetani ogni mattina (QUI trovi come svolgerli)
  2. Meditazione ogni giorno
  3. Alimentazione vegetariana (colazione, spuntini, pranzo, cena, acqua)
  4. 1 Nuova cosa appresa al giorno
  5. 1 Esercizio di Yoga della risata al giorno
  6. Positive Thinking la sera prima di addormentarmi
  7. Ossigenazione quotidiana con saltelli

Alcune attività, come il punto 5 e 7, prevedono due step. Inizialmente le ripeto 3 volte a settimana, per poi passare a una ripetizione giornaliera. Questo mi consente di non avere troppe pressioni di cambiamento tutte insieme.

Il Positive Thinking (pensiero positivo) lo trovo molto utile per evocare più energia come conclusione della giornata e preparazione della successiva. In pratica, prima di addormentarmi, mi chiedo cosa di bello è successo oggi e immagino cosa di bello succederà domani.

APP UTILI

Ti consiglio di utilizzare delle app per misurare i progressi e per supportare alcune attività. Qui sotto, un elenco di quelle che uso io sul mio iPhone ma credo ci siano anche per dispositivi Android:

  • Habitty per la misurazione giornaliera
  • Insight Timer Buddhist Meditation per la meditazione
  • Oreegano Vegan Maps per le ricette e per trovare ristoranti quando sono fuori casa
  • Water Reminder per bere acqua nella giusta quantità e ripulire il corpo da tossine
  • Timer per impostare le sessioni di allenamento di ossigenazione con i saltelli (o comunque attività aerobiche)
  • Dieta Gruppo Sanguigno per verificare velocemente quali cibi sono per te più salutari (ti consiglio di fare anche un’approfondita ricerca su questo argomento o di andare da un esperto nutrizionista, evita il “fai da te”)

CONCLUSIONI

Avrai notato che nella mia daily routine non ci sono attività come la programmazione, lo svegliarmi presto, il leggere un libro, perché sono abitudini che ormai sono consolidate e non ho più bisogno di segnarle perché le svolgo in automatico.

Tuttavia, per comodità, ecco una lista di abitudini di successo che puoi implementare nella tua vita:

  1. Andare a letto presto e svegliarsi presto
  2. Fissare il task importante del giorno
  3. Curare la propria alimentazione
  4. Fare esercizio fisico
  5. Calmare la mente meditando
  6. Leggere almeno un libro al mese
  7. Ascoltare attivamente gli altri
  8. Focalizzarsi su una sola cosa per volta e portarla a termine
  9. Passare dal tenere a mente alla lista delle cose da fare, poi passare alla programmazione in agenda
  10. Non procrastinare
  11. Rispondere alla email solo due volte al giorno
  12. Imparare a dire di “no”
  13. Applicare la regola 80/20
  14. Delegare le attività operative e alcune responsabilità
  15. Equilibrare vita privata e lavoro

Ti ho scritto 15 abitudini su cui ho lavorato in passato fino a farle diventare mie abitudini di successo consolidate. Trovo siano veramente fondamentali e sono un suggerimento utile da cui partire se sei a corto di idee.

Se hai delle domande o vuoi dare un tuo contributo, puoi commentare e condividere il post sulla mia pagina Facebook QUI.

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ALTE PRESTAZIONI: I 5 FONDAMENTALI INSEGNAMENTI DEL SAMURAI MUSASHI SULLA STRATEGIA

Autore de “Il Libro dei 5 Anelli“, Myamoto Musashi è stato considerato il più grande spadaccino della storia del Giappone.

Chi mi conosce bene, sa che la mia caratteristica istintiva è il “Talento del Guerriero“, quindi Myamoto ha subito colpito il mio interesse più profondo e voglio condividere con te ciò che di fondamentale ho appreso da lui. (Scopri QUI i 3 Talenti Istintivi)

Dalla sua saggezza possiamo trarre 5 fondamentali insegnamenti per praticare la via della “Strategia ad Alte Prestazioni“.

1. PERCEPISCI QUELLO CHE NON PUOI VEDERE CON GLI OCCHI

Vai oltre la superficie delle percezioni visive, e vai oltre la percezione dei sensi. Sviluppa la tua capacità intuitiva.

2. RICONOSCI L’INTENZIONE DELL’ALTRO

Cerca di capire, negli altri, quali sono le vere ragioni, le vere motivazioni, le vere finalità che hanno.

3. CONOSCI IL TUO NEMICO, CONOSCI LA SUA SPADA

Oltre a riconoscere l’intenzione dell’altro, cerca di conoscere: i suoi punti forti, i suoi punti deboli, la sua storia, le sue esperienze, il suo stile di vita, i suoi valori, la sua psicologia.

4. FAI ATTENZIONE AI DETTAGLI

Non devi trascurare le sfumature, le domande che emergono, gli aspetti più sottili.

5. NON COLTIVARE CATTIVI PENSIERI

Mantieni un atteggiamento distaccato, non giudicante. Questo ti permette di valutare con obiettività le intenzioni delle altre persone.

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ALTE PRESTAZIONI: ATTENZIONE AI DETTAGLI CHE VENGONO DATI PER SCONTATI

Sam Walton, fondatore di Wal-Mart una delle più grandi reti al dettaglio del mondo, aprì la formazione per i suoi dipendenti con queste parole:

Io sono l’uomo che va in un ristorante, si siede a tavola e aspetta pazientemente, mentre il cameriere fa tutto, tranne annotare la mia richiesta.

Io sono l’uomo che va in un negozio e aspetta silenzio, mentre i venditori terminano le loro conversazioni private.

Io sono l’uomo che entra in un distributore di benzina e non usa mai il clacson, ma aspetta pazientemente che il benzinaio finisca la lettura del suo giornale.

Sono l’uomo che spiega la sua disperata urgenza per un pezzo, ma non si lamenta quando lo riceve solo dopo tre settimane di attesa.

Io sono l’uomo che, quando entra in un supermercato, spera solo di essere notato con un sorriso.

Stai pensando che sono una persona tranquilla, paziente, un tipo che non crea mai problemi… ti sbagli!

Sai chi sono? Sono il cliente che non torna mai più!

Esiste un solo capo: il cliente. E può licenziare tutte le persone dell’azienda, semplicemente prendendo i suoi soldi e spendendoli altrove.

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Fantastica App per Cambiare Abitudini

Cambiare abitudini è un duro lavoro!
 
Ma puoi usare dei piccoli trucchi per aumentare la tua spinta al cambiamento. Uno di questi è usare il sistema della ricompensa che inonda il tuo cervello con una forte botta motivazionale associata ad un’azione. Ora, senza che ti debba spiegare come funziona questo meccanismo neurale, sappi che è fondamentale per mantenere nel tempo un’azione di cambiamento e trasformarla in nuova e positiva abitudine.
 
Ogni volta che metti una spunta “Fatto!” ti senti meglio proprio perché hai ottenuto un piccolo successo e il tuo cervello ti premierà facendoti sentire più motivato. Inoltre, assocerà l’atto del completamento a un piacere e il non farlo a un dolore.
 
Avere lo strumento giusto, perché veloce e personalizzabile, ti consente di essere già un passo avanti. Personalmente, utilizzo l’app “Way of Life” che è gratuita e la trovi QUI.
 
Ti consiglio di iniziare con massimo due nuove abitudini. Poi di aggiungerne un’altra quando almeno una delle due è andata a regime diventando una nuova abitudine positiva. Ho fatto così per passare ad un’alimentazione prettamente vegetariana (segnavo il check per i pasti principali: colazione, spuntini, pranzo, cena). Oggi, la uso per il workout (allenamento su resistenza alla corsa) e meditazione trascendentale (per arrivare a farla ogni giorno).
 
Spero possa essere di notevole supporto come lo è per me e, se vuoi, chiedimi pure aiuto nei commenti di questo post.
 
PS: Leggi anche il post “Allenarsi a Vincere” che trovi QUI.
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ALLENARSI A VINCERE

Quando generi una nuova abitudine di successo in un’area della tua vita, tenderai ad applicarla automaticamente anche nelle altre aree. 

Maxwell Maltz, chirurgo plastico americano che deve la sua notorietà grazie al best-seller Psicocibernetica, conferma questo mio pensiero dicendo che:

L’immagine che abbiamo di noi stessi e le nostre abitudini tendono ad andare insieme. Cambia una e vedrai automaticamente cambiare anche l’altra.

Sono un profondo sostenitore, non fosse altro che per averlo sperimentato personalmente, che la tua energia vitale è fondamentale per creare risultati oltre la media, quelle che chiamo “alte prestazioni”. Ma devi avere una strategia e un metodo efficace.

Devi sapere che il nostro cervello innesca meccanismi di difesa tutte le volte in cui qualcosa è molto distante da ciò che conosce, è un atavico programma di sopravvivenza. Il trucco per superare questo bias cognitivo è applicare la “Tecnica dei Piccoli Passi”.

Consiste nel creare piccoli cambiamenti gradualmente crescenti. Così facendo, il cervello non attiverà le proprie resistenze perché il cambiamento minimo non viene considerato come pericoloso, e si adatterà alla nuova situazione in modo veloce e naturale.  Successivamente il nuovo cambiamento sarà sempre minimo e il cervello si adatterà nuovamente al nuovo livello. Nel tempo la nuova abitudine sarà entrata in circolo e produrrà i suoi effetti positivi. 

In pratica, si tratta di applicare a nostro favore la storia della “rana bollita”: piccoli e graduali cambiamenti produrranno grandi successi.

Puoi usare questa tecnica per qualsiasi ambito di cambiamento. Per darti un esempio pratico, io la sto utilizzando per superare due grandi resistenze che avevo su alimentazione e attività fisica.

Nel giro di pochi mesi, oltre a perdere peso, sono passato a un’alimentazione 85% (ci sto ancora lavorando per arrivare al 100%) vegetariana. Gli effetti sono eccezionali in termini di energia e benessere. Era una cambiamento che volevo fare da tempo ed ora è diventato un risultato.  Stessa cosa sto facendo per l’attività fisica con l’obiettivo di aumentare la mia resistenza nel running. Mi sono procurato una tabella di allenamento di un anno e, guarda caso, applica la mia stessa tecnica dei piccoli passi.

Il 90% dei fallimenti, in tema di cambiamento, deriva da una partenza a razzo sulla scia dell’entusiasmo per poi mollare inesorabilmente dopo poco tempo. In pratica è come se mettessi la “rana” nella pentola di acqua bollente, il tuo cervello schizzerà fuori dalla nuova abitudine proprio come lei.

Viceversa, se metti la “rana” nella pentola di acqua fredda che lentamente riscaldi, lei non si accorgerà di nulla rimanendo bollita. Allo stesso modo, il tuo cervello non si accorgerà dei piccoli cambiamenti e si ritroverà ad applicare automaticamente la nuova abitudine.

Il grande allenatore Vince Lombardi diceva:

Vincere non è un episodio sporadico, è una cosa di sempre. Non vinci una volta ogni tanto, non fai bene le cose una volta ogni tanto, le fai bene sempre. Vincere è un’abitudine. Sfortunatamente lo è anche perdere.

E ricorda che chiunque ti dica che non conta vincere o perdere, probabilmente è uno che ha perso!

Allora, hai già deciso su cosa ti allenerai a vincere?

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Delega Efficace: Guida Pratica in 5 Passi

Se vuoi realmente crescere in modo duraturo nel tempo, devi imparare a delegare efficacemente sapendo evitare l’effetto boomerang che probabilmente già conosci.

Usa la neocorteccia (uno dei tuoi tre cervelli) e rispondi logicamente a queste due domande:

  • Potrai far espandere il tuo business facendo sempre tutto da solo?
  • Vuoi veramente lavorare oltre 12 ore al giorno fino a scoppiare?

Se la risposta è “No” allora preparati a delegare.

La delega è una competenza vitale per imprenditori e manager, ma è anche l’attività dove si commettono più errori. Non è una questione di buona volontà, tu molto probabilmente non vedi l’ora di non doverti più occupare in prima persona di alcune questioni, il fatto è che ci hai provato tante volte per poi vederti sempre rimbalzare addosso gli stessi problemi.

Ottenere cose fatte dagli altri attraverso la delega è una delle Big Skills dell’imprenditore che guida un business ad alte prestazioni.

Questo articolo ti aiuta a comprendere quali sono gli errori tipici che commetti e non vedi (e che quindi ripeti a ogni tentativo di delega), e qual è la procedura in 5 passi per delegare in modo efficace e duraturo nel tempo.

3 ERRORI CHE GENERANO L’EFFETTO BOOMERANG

  1. Il confronto con te: nel passare compiti ad altri, ammesso che tu stia usando il metodo corretto, tenderai istintivamente a confrontare le azioni dell’altro con quello che avresti fatto tu. Questo impulso nasce dall’esigenza di avere controllo e scatta inesorabilmente quando i risultati non sono quelli che ti aspettavi, cosa che all’inizio della delega sarà molto probabile che accada. Non sapendo come gestire questa situazione, tenderai a dare indicazioni su indicazioni deresponsabilizzando la persona e relegandola a mera esecutrice di una mansione. In più, la tua iniziale fiducia tenderà a crollare. La persona avvertirà inconsciamente quanto sta accadendo e tenderà a non prendere più l’iniziativa, chiederà sempre a te conferma e tu resterai il vero responsabile di quella mansione. L’effetto boomerang ha fatto il suo gioco. Lo so anche io, sei il migliore in quel compito, ma delegare efficacemente ti consentirà di fare altro, ricordatelo.
  2. Aspettarti che arrivino volontari: difficilmente i collaboratori si faranno avanti nel chiederti di delegare loro attività e responsabilità che consentano di liberare il tuo tempo, dimentica una cosa del genere perché accade molto raramente. Se vivi con questa aspettativa, probabilmente resterai deluso e il rischio sarà quello di pensare di non avere persone capaci di prendersi delle responsabilità. Qui il boomerang non lo hai fatto neppure partire. Scegliere le persone a cui delegare è una tua responsabilità che fa parte del rischio imprenditoriale.
  3. Dare l’esempio negativo e non accorgertene: spesso l’imprenditore è l’eroe che dimostra che le cose si possono fare rimboccandosi le maniche e senza chiedere aiuto a nessuno, peccato che le persone più capaci ti osservano e ti imitano. Quindi, se hai responsabili potenzialmente capaci che però si comportano da super-collaboratori e non riescono a gestire efficacemente un gruppo, guardati allo specchio e chiediti tu che esempio stai dando loro. I tuoi collaboratori di maggior valore sono spesso lo specchio operativo di quello che fai tu. Il boomerang è partito, è tornato indietro, ma non te ne sei nemmeno accorto. Come gestisci tu la delega? Cosa fai quando le persone sbagliano? Le stai direzionando o le stai formando?

Ok, ti ho mostrato chiaramente dove stai commettendo errori, e adesso ti dirò quali sono i passi da seguire per risolvere una volta per tutte. Tuttavia, è corretto che ti dica che saperlo non basta. Infatti, la maggior parte degli imprenditori che si rivolgono a me per una consulenza strategica, è per essere aiutati nel personalizzare quanto ti sto per dire affinché possa essere messo in pratica in modo efficace e duraturo all’interno delle loro aziende. La parte difficile non è sapere cosa fare, ma riuscire a farlo.

5 PASSI DELLA DELEGA EFFICACE SENZA L’EFFETTO BOOMERANG

In oltre 26 anni di business, di cui 16 come business coach e business strategy specialist, ho letto e sentito di tutto e di più sul concetto di delega, ma i punti che realmente escono dalla teoria e funzionano sono i seguenti 5:

  1. Chiarezza
  2. Metodo
  3. Coinvolgimento
  4. Allenamento
  5. Standard 

Vediamoli nel dettaglio uno per uno.

1 CHIAREZZA

La delega va considerata come un mezzo che consente a te imprenditore di poterti dedicare a quelle attività di maggior valore che generano espansione e salti di livello del business. Stiamo parlando di avere chiara la strategia al cui interno si colloca lo strumento della delega.

Immagina di dover comporre un puzzle, quanto più hai chiara l’immagine finale tanto più efficaci saranno le tue mosse. L’immagine finale del puzzle è la tua visione imprenditoriale che determina la strategia, la delega è rappresentata da alcune tessere del puzzle che completano un’area dell’immagine finale.

Un ottimo lavoro sulla chiarezza, porta a scoprire anche il vero perché della delega. Mi spiego meglio, se hai rinunciato a delegare a causa dei fallimenti passati e ti trovi ad essere ancora in piena operatività piuttosto che su strategia, è dovuto al fatto che il tuo perché era debole e probabilmente falso. Quando hai un perché forte, non c’è fallimento che tenga: tu continuerai a cercare la strada del successo nella delega.

Il vero perché è quella forte spinta motivazionale che ti porta a superare qualsiasi difficoltà pur di arrivare a realizzare ciò che desideri. Pensaci un attimo, è ciò che spesso ti ha guidato inconsapevolmente nel centrare grandi obiettivi.

La chiarezza sul vero perché è il primo passo fondamentale per decidere di risolvere una volta per tutte, altrimenti ti arrenderai difronte alle prime difficoltà scambiandole per inizio di un ennesimo fallimento o difronte all’investimento economico necessario per essere aiutato.

  • Qual è il tuo progetto?
  • Quali attività e responsabilità devi delegare o far funzionare come delega?
  • Perché è così importante che tu riesca a rendere autonome le persone delegate?
  • Cosa accadrebbe se non riuscissi a delegare efficacemente?
  • Come questo rallenterebbe o bloccherebbe il tuo progetto?
  • Qual è il tuo vero perché nella delega?

Sappi che per esperienza, i primi perché non sono quelli veri ma di superficie e quindi deboli. Chiamo l’attività sul vero perché attività di scavo. È come scendere nella miniera del tuo significato interiore per scoprire la vena d’oro che ti farà realmente arricchire rendendoti inarrestabile.

2 METODO

Questo punto rappresenta altre tessere del tuo puzzle strategico. Per fare funzionare la delega, oltre a un vero perché, devi sapere esattamente come funziona il processo di delega. Ovvero, avere un piano d’azione specifico che ti conduca dal punto A (di affanno, probabilmente emozione in cui ti ritrovi spesso) al punto D (di delega, situazione in cui vorresti trovarti).

Il processo di delega è composto da 9 fasi che ho rappresentato nello schema che vedi qui sotto. Ti dirò in sintesi di cosa si tratta ed a quale fase fare maggiore attenzione perché è dove fallisce l’80% dei tentativi fai da te.

  1. Definire l’attività: è la fase in cui si crea la strategia di delega e il piano operativo. L’imprenditore o manager, deve aver chiaro lui per primo lo schema del ruolo (risultato finale di valore, macro azioni ad alto impatto sul risultato, profiling ideale di chi svolge il ruolo, competenze tecniche e comportamentali necessarie, benefici e difficoltà del ruolo, ecc.). Il fallimento su questo punto deriva dall’avere un’idea vaga o superficiale o incompleta di cosa serve per avere successo nel ruolo delegato. Come dire: chi mal comincia è a metà del fallimento!
  2. Selezionare un team o un singolo collaboratore: è la fase in cui si individuano i potenziali responsabili. Spesso l’errore tipico è scegliere il miglior giocatore e metterlo come allenatore credendo che sia la scelta migliore. A volte va bene, ma quando va male occorre gestire con molta delicatezza l’errore fatto per evitare di perdere con l’allenatore anche il miglior giocatore di un tempo.
  3. Valutare competenze tecniche e comportamentali: in questa fase si commettono due errori micidiali. Il primo è non considerare che il collaboratore capace dovrà svolgere un nuovo ruolo in cui, attualmente senza la giusta preparazione, probabilmente fallirà. La valutazione riguarda le nuove competenze che il collaboratore (giocatore) dovrà acquisire per svolgere efficacemente il nuovo ruolo di responsabile (allenatore), e qui in molti ci arrivano. Ma il secondo errore micidiale è non considerare la parte comportamentale che incide per l’80%  sul successo finale e non utilizzare gli strumenti di analisi attitudinale e del potenziale. Spesso si scopre l’errore a distanza di tempo quando la frittata è fatta.
  4. Spiegare il ruolo e le aspettative: anche questa fase, come la prima, è scientifica. Devi sapere esattamente quali corde emotive muovere per coinvolgere il collaboratore, devi informarlo di come funziona il ciclo del cambiamento (prima fase euforia, seconda fase scoraggiamento, come evitare il fallimento e guidare la ripresa che porta al successo), devi dichiarare le reciproche aspettative per evitare delusioni ad effetto boomerang.
  5. Specificare le azioni del piano di delega: se la fase 4 è ben svolta, avrai una persona motivata e consapevole del mazzo che l’aspetta ma sarà anche pronta al mettersi in azione. Qui è dove si concorda cosa fare e come farlo, quali sono le azioni ad alto impatto sui risultai, facile se hai fatto bene la fase 1.
  6. Concordare le risorse a disposizione: la persona a cui deleghi deve sapere cosa potrà utilizzare in termini di risorse (persone, spazi, mezzi, prodotti, ecc.) per avere successo nel suo ruolo. Anche qui, semplice se le fasi prima sono state svolte bene.
  7. Concordare i tempi e le scadenze: altra fase operativa dove non ci sono particolari difficoltà se si è fatta chiarezza in precedenza.
  8. Allenamento e verifiche: e qui abbiamo un’altro campo minato a rischio fallimento. Spesso l’imprenditore non ha un metodo chiaro e testato per allenare il futuro responsabile, fa in base a quello che crede sia giusto e spesso sbaglia (delegante fai da te, no metodo, ahi ahi ahi). Ok, non te la prendere, sei bravissimo in tante cose ma in altre toppi di brutto e la conferma è sempre nei risultati o meno che ottieni. Se non riesci a delegare senza l’effetto boomerang, significa che la maggior parte delle tue idee ed abitudini sulla delega non funzionano, il problema è che da solo non te ne accorgi perché sono ormai automatismi che metti in campo da anni. Anche questo è fare chiarezza.
  9. Fornire feedback oggettiviso and so (così così) direbbero i miei amici americani. Probabilmente hai messo degli indicatori numerici che consentano di misurare la performance, ma probabilmente l’hai messi solo sul risultato finale (ecco il motivo del mio so and so). Il risultato è l’effetto finale e, se non misuri anche le macro azioni (cause) necessarie per arrivarci, non saprai dove intervenire in caso di necessaria correzione. Quindi, farai fatica nel fornire feedback utili e realmente oggettivi. Potrai solo dire hai vito o hai perso, ma questo non è un buon feedback di crescita. Cosa lo ha fatto vincere e cosa lo ha fatto momentaneamente perdere? Quali azioni consolidare e quali migliorare? Su cosa deve allenarsi ancora?

3 COINVOLGIMENTO

In molti si chiedono perché il coinvolgimento delle persone a cui si è scelto di delegare arriva come terzo punto e non come secondo. Il motivo è semplice, l’80% del mio lavoro nel facilitare la delega efficace è con l’imprenditore perché dovrà essere lui il vero allenatore e formatore della sua azienda. Differentemente, creerei dipendenza e, quindi, avrei sbagliato mestiere.

Piccolo consiglio: se hai professionisti che si sostituiscono a te, per quanto piacevole possa essere perché implica un tuo minore sforzo, licenziali! Oppure restane dipendente a vita…

Se sei pronto a farti un gran mazzo per essere tu autonomo nel dirigere il management della tua azienda, allora possiamo lavorare insieme. In caso contrario, ci sono tanti consulenti zerbini a basso prezzo pronti a seguirti per anni in cambio di soldi sicuri.

Chiarito questo doveroso aspetto, andiamo avanti.

Probabilmente sai che sono un fautore del: tratta gli altri per come loro vogliono essere trattati.

Ciò significa che per coinvolgere le persone, devi conoscere profondamente le persone, parlare con loro e sapere come funzionano i comportamenti umani. La reale motivazione, il voglio invece che il devo, si accende quando la persona comprende che il tuo progetto abbraccia il suo. Il coinvolgimento scatta quando si convince profondamente che aiutare te significa aiutare anche se stesso.

La fase del coinvolgimento è una vera e propria negoziazione win win. Il collaboratore e futuro responsabile deve arrivare a desiderare lo stesso tuo obiettivo di delega. Questa è la fase cruciale in cui il tuo vero perché incontra il suo vero perché. Sbagliare questo passaggio di coinvolgimento, significa vedere la persona mollare difronte ai primi inesorabili fallimenti (per lui, essere allenatore, è un gioco nuovo con nuove regole) e virare inconsciamente verso quello che sa fare bene (il calciatore).

4 ALLENAMENTO

Hai mai sentito la frase: il vero leader è quello che crea altri leader?

Quello che devi fare in questa fase è insegnare come si fa a diventare allenatori dando l’esempio del come stai facendo tu con lui. L’unica differenza è che tu stai mettendo in campo una delega di responsabilità, mentre lui metterà in campo una delega di operatività. Ovvero, tu passi la funzione di gestire un’area mentre lui dovrà ottenere cose fatte da altri invece che farle in prima persona come ha sempre fatto.

L’ultima frase che hai letto, dovrebbe accenderti la lampadina del perché parto da te ed insisto nel tuo cambiamento come prima cosa. Il tuo collaboratore ha sempre fatto le cose in prima persona, così come tu le hai sempre gestite in prima persona. Se vuoi che le cose cambino, prima di tutti devi cambiare tu!

Anche per questa fase, c’è un metodo ben preciso per allenare una persona nel diventare autonoma in un nuovo ruolo. Si passa dall’affiancamento attivo (tu fai, lei osserva) all’affiancamento passivo (tu osservi, lei fa). Scoprirai che per alcune attività puoi partire direttamente dall’affiancamento passivo, mentre per altre ci sarà bisogno anche di allenare la persona con situazioni simulate per preparala al meglio.

Questo è un punto bellissimo, perché è dove crescete entrambi anche se su attività diverse. Insegnare è sempre un ottimo metodo per mettere alla prova ciò che sai fare e consolidarlo. Apprendere dal tuo esempio, sarà un modo per consolidare la tua leadership e far nascere la sua con gli altri collaboratori. Però è anche una fase in cui si fanno molti errori, soprattutto quando le cose non vanno come dovrebbero andare. La gestione dei momenti di difficoltà sono i veri punti di svolta che separano il successo dal fallimento.

5 STANDARD

Questa è una fase che spesso si salta, ma è fondamentale per i risultati a lungo termine. Quando arrivano i risultati e la delega funziona (finalmente), si tende a mollare la presa credendo che il peggio sia passato. Non è così, occorre fare in modo che i nuovi automatismi del ruolo delegato funzionino davvero bene come nuove abitudini, devono diventare uno standard esecutivo.

Se ciò non accade, alla lunga, i risultati tenderanno a peggiorare e tu ti ritroverai costretto a dover intervenire nuovamente in una delega che sembrava fatta. Sarebbe come mollare la presa alla prima pepita d’oro.

L’ultimo tassello del puzzle sta proprio qui: fare in modo che tutto il lavoro fatto nei punti da 1 a 4 diventi il nuovo standard esecutivo del ruolo delegato. Tutte le azioni di successo, andranno a creare quello che sarà il manuale operativo della funzione che hai appena creato. Sarà la versione definitiva della bozza creata da te nel punto 2, condivisa nel punto 3 ed utilizzata nel punto 4.

Solo quando i risultati diventano uno standard di valore (in termini qualitativi e quantitativi del ruolo) potrai dire di aver creato un responsabile. Il tempo? Almeno tre mesi di seguito di risultati all’altezza dello standard precedentemente definito in fase di aspettative.

Per standard intendo un modello di riferimento a cui ci si uniforma ed i risultati oggettivi (quantitativi e qualitativi) ci dicono se quello standard è attivo o meno. Inoltre, questo passaggio  è quello che ti consente di verificare a distanza il reale funzionamento dell’area o del ruolo delegato. Una volta che lo standard è definito ed applicato per almeno tre mesi di fila, allora potrai applicare quella che chiamo fiducia verificata: verifichi a distanza i numeri dell’area (obiettivi, sotto obiettivi e macro azioni ad alto impatto) e intervieni solo se ci sono problemi o per dare apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto.

Ricordati, che il tuo intervento servirà solamente per riportare il nuovo responsabili nella sua area di responsabilità facendo  trovare a lui (o al massimo insieme) le soluzioni per i numeri che sono sotto lo standard. A questo punto, il tuo ruolo sarà quello di continuare a far crescere le persone così da dedicare sempre più tempo alle attività importanti di espansione aziendale.

CONCLUSIONI

Hai compreso quali sono i classici errori, ma anche quelli meno conosciuti. Hai appreso i 5 passi per una delega efficace senza l’effetto boomerang, scoprendo molto probabilmente alcuni aspetti della delega che non conoscevi. Hai scoperto il tuo vero ruolo di allenatore che dà l’esempio e forma nuovi allenatori all’interno del suo team.

Tuttavia, la sola conoscenza di tutti questi passaggi non basta. È la personalizzazione al tuo sistema aziendale e l’applicazione la vera bestia nera di ogni imprenditore.

Scrivimi QUI se hai domande o vuoi comprendere come avere il mio supporto.

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Questo è il Problema Comune degli Imprenditori di Successo

Questo di cui ti sto per parlare, è il problema comune alla maggior parte degli imprenditori di successo. Molti di loro desiderano essere dei compagni o dei genitori migliori, ma si sentono oberati dagli impegni lavorativi.
 
C’è un momento cruciale nella vita dell’imprenditore di successo che è quello della crescita improvvisa. Normalmente il successo funziona così (ed è anche il motivo per cui in pochi ci arrivano): ti fai un gran mazzo, resisti quando ti vien voglia di mollare tutto, superi le delusioni, correggi la rotta, all’improvviso il business decolla come non mai.
 
Se l’imprenditore non ha una chiara strategia per il futuro, finisce col riempirsi di troppi impegni. Quando si hanno costantemente troppi impegni e ci si sente esausti, si smette di pensare al futuro. Se questa situazione permane per troppo tempo senza una soluzione concreta, l’imprenditore cercherà semplicemente di sopravvivere all’oggi. In questo modo, inizierà a perdere la direzione che voleva dare in futuro al suo business, si allontanerà dal suo sogno o lo sentirà bloccato.
 
Il senso di insoddisfazione, lo stress del quotidiano privo di senso futuro, potrebbe propagarsi anche alle relazioni familiari e con alcuni collaboratori che sentirà a volte come dei freni.
 
È così, passando da questi errori, che comprendono che il loro ruolo non è solo far crescere il business, ma far crescere le persone che hanno vicino per poter continuare a dedicarsi alla creazione di un futuro che vedono ancora con folle chiarezza.
Su questo argomento, ti consiglio il podcast “L’importanza di fare chiarezza” che puoi ascoltare QUI.