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Il Management che Funziona

Le persone più in gamba vanno via dalle aziende a causa di manager (spesso lo stesso titolare) incapaci. Uno degli errori maggiori è nell’impostazione strategica del team.

Esistono 3 tipi di gestione che definiscono anche la caratteristica del gruppo di appartenenza:

  1. GESTIONE ESCLUSIVA: va bene se sei come me (o noi nel caso di gruppi). Ammazza l’individualità ed il talento è visto come difetto (inteso come mancanza di adesione allo standard), quindi si esclude chi non assomiglia allo standard definito dal manager o leader.
  2. GESTIONE INCLUSIVA: va bene anche se sei diverso da me (noi), ma una volta dentro devi assomigliarci. Nel tempo l’individualità entra in conflitto con le regole troppo strette e messe poco in discussione. Il gruppo cresce a breve termine per poi spaccarsi e ricominciare il loop. I migliori o si adeguano o se ne vanno.
  3. GESTIONE INTEGRATIVA: la tua diversità mi (ci) completa. Integrare deriva da integro, quindi i talenti sono i miglior “difetti” dell’individuo e questo essere fuori standard viene visto e mantenuto come arricchimento. I migliori fioriscono e portano il loro contributo in modo esponenziale.

Quindi, il MANAGEMENT CHE FUNZIONA valorizza le differenze dell’individuo (come unico e particolare) osservandole e gestendole come talento. Le persone si sentono libere di essere diverse ed esprimono così il loro potenziale ancora inespresso. Il “devo” lascia il posto al “voglio”.

ESERCIZIO DI APPLICAZIONE IMMEDIATA
1. Chiediti che gruppo hai creato finora e come puoi renderlo maggiormente integrativo.

2. Dividi un foglio in tante aree quante sono le persone che gestisci direttamente e scrivi il talento di ognuno di loro. Quindi, rispondi a questa domanda: “Cosa posso fare per valorizzare e rendere produttivo il talento di …?”.

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Il Grande Errore di Management: “Tratta gli Altri Come Vuoi Essere Trattato Tu”

Avrai sentito migliaia di volte questa frase “Tratta gli altri come vuoi essere trattato tu“, ma nessuno ti ha mai detto che è una grande stupidaggine soprattutto nel mondo del business.

Mentre si applica benissimo a principi etici come ad esempio l’onestà, diventa un vero e proprio boomerang se parliamo di relazioni e management. Infatti, la diversa composizione dei tre cervelli (rettile, limbico e neocorteccia) fa sì che ognuno di noi osservi la realtà da prospettive e distorsioni diverse.

Ora, non conoscere e saper riconoscere queste differenti biostrutture è la causa della maggior parte dei contrasti tra persone.

Una dominanza rettile, ad esempio, è caratterizzata da una comunicazione veloce, pratica, assertiva, impulsiva. Mentre, una dominanza di neocorteccia, è caratterizzata da una comunicazione lenta, analitica, riflessiva, critica.

Immagina se queste due persone, con dominanze diverse e ignare di cosa ciò significa, siano due soci e debbano accordarsi per l’acquisto di un nuovo macchinario. Cosa potrebbe accadere?

Il socio “rettile” probabilmente, a seconda di determinate caratteristiche del prodotto e del venditore, deciderà immediatamente per un “sì” o  un “no” senza pensarci due volte. Al contrario, il socio “neocorteccia” vorrà valutare attentamente tutte le caratteristiche tecniche, visionare report del prodotto, raffrontare il prezzo con altre offerte, il che richiede tempo per decidere.

Senza consapevolezza dei meccanismi dei tre cervelli e del valore delle diversità, i due tenderanno a litigare.

Ora immagina un collaboratore con dominanza limbica, molto attento al mantenere ottime relazioni e che ama essere considerato prima di tutto come persona. Come si sentirà se gestito da un titolare o manager con dominanza neocorteccia, quindi con comunicazione fredda e distaccata? Oppure da un titolare o manager con dominanza rettile, quindi diretto e dominante?

Per fortuna, esistono anche le sotto-dominanze degli altri due cervelli che mitigano alcuni eccessi. Ma questo è vero soprattutto se si è consapevoli di come si è fatti, del proprio e altrui dna comportamentale: il BrainSet.

Circa il 90% della formazione imprenditoriale e manageriale non tiene conto di questi aspetti ed è per questo motivo che l’applicazione di concetti giusti, però ottiene risultati insoddisfacenti appena si rientra in azienda.

Tratta gli altri come vuoi essere trattato tu” è UNA STUPIDAGGINE!

Se vuoi veramente iniziare a fare la differenza e ottenere più risultati, devi imparare a:

“Trattare gli altri per come loro vogliono essere trattati”!

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La Ricerca della Sicurezza Ti Allontana dalla Straordinarietà

Il tuo cervello limbico, quello delle emozioni, quello legato al passato, ti guida istintivamente alla ricerca della sicurezza. È una questione di istinto di sopravvivenza, che non è stato aggiornato all’ultima versione disponibile.
 
Questa sicurezza, è ciò che ti tiene ancorato al porto e non ti consente di fare nuove conquiste affrontando le incognite del mare.
 
Così, ti potresti ritrovare a vivere di sogni, di speranze e di rimorsi. Oppure, di ricordi dei bei tempi che furono. In entrambi i casi, c’è un grande errore: hai smesso di osservare la realtà.
 
I grandi sogni possono essere realizzati se parti dall’accettare una realtà che potrebbe non piacerti, ma che ti mostrerebbe quanto la sicurezza sia solo un’illusione del tuo cervello.
 
Prenderti responsabilità della realtà attuale e della realizzazione dei tuoi sogni, sono i primi passi che ti consentono di andare in direzione della straordinarietà. Stai lasciando il porto e solcando i mari.
 
Perché il 95% fallisce e si arrende tornando indietro?
 
Perché ha grandi aspettative, ma non conosce i suoi istinti di base.
 
Questi istinti cambiano a seconda della biostruttura del cervello, quello che chiamo dna comportamentale o BrainSet.
 
Conoscere questo aspetto di te, significa conoscere la vera identità e comprendere su quali aspetti puntare e su quali cercare compagni di viaggio che abbiano caratteristiche diverse e complementari alle tue.
 
Quando ti guardi allo specchio per ciò che sei e agisci in modo allineato alla tua essenza comportamentale, scopri che la straordinarietà è già insita in te, come nelle altre persone.
 
Il resto è una questione di obiettivi e desideri!
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I 3 Cervelli & la Leadership

Come si comportano i tre cervelli in presenza di una gerarchia? Come influenzano la leadership in azienda?

In questo video (estratto dai miei webinar sul cervello trino) approfondisco proprio questo aspetto. Cervello Rettile, Cervello Limbico e Neocorteccia, hanno caratteristiche molto differenti che generano approcci diversi nell’organizzazione di un’azienda e nella gestione di un gruppo.

Ognuno dei tre approcci è fondamentale per la sopravvivenza e la crescita del gruppo, comprenderai come l’armonizzazione dei tre cervelli sia la chiave di volta che porta al successo.

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I Tre Cervelli (MacLean)

Le differenti combinazioni dei tre cervelli caratterizzano il nostro comportamento istintivo e la nostra individualità. C’è chi è più impulsivo, chi preferisce riflette e chi confrontarsi con le altre persone. Queste differenti modalità sono scritte nel nostro dna comportamentale: il BrainSet.

Questo è anche l’argomento del video che è un estratto dei miei webinar sul cervello trino.

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Evoluzione dei Tre Cervelli

Le neuroscienze ci dicono che il 95% delle nostre decisioni giornaliere sono istintive, quindi avvengono in modalità automatica e sono originate dal nostro dna comportamentale.

Paul Maclean è il medico statunitense specializzato in neuroscienze che ha dato un grande contributo nel comprendere come funziona il nostro cervello, elaborando il modello del “Cervello Trino” (Triune Brain in inglese).

In questo video (estratto dai miei webinar sul cervello trino) ti mostro l’evoluzione dei tre cervelli, a cosa servono e perché è così importante conoscerne i meccanismi di base.

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Ogni Quanto Tempo Metti in Discussione la Tua Rotta Aziendale?

Come forse saprai, la mente umana è abitudinaria e non ama i cambiamenti. Tuttavia, questi sono alla base del nostro percorso di crescita sia personale che business.

Circa l’80% delle persone continua a seguire di default sempre lo stesso percorso, che raramente mette in discussione se non per cause forzose.

Il fatto è che:

Quanto più velocemente sei capace di mettere in discussione la tua rotta, tanto più velocemente puoi trovare la strada corretta.

Ma come evitare di cadere nella trappola opposta della dispersione improduttiva?

Occorre imparare ad armonizzare l’istinto conservatore di sicurezza del cervello limbico (chi lascia la strada vecchia per la nuova…) con la pignoleria analitica della neocorteccia (occorre analizzare nel dettaglio tutti i pro e contro) e l’impulsività decisionale del cervello rettile (abbiamo già perso troppo tempo).

Tradotto in azioni pratiche:

  1. Stabilisci a priori un intervallo di tempo fisso di verifica (ogni settimana, ogni mese, ogni trimestre…)
  2. Valuta i risultati oggettivi (dati, fatti, numeri) ed emotivi (come ti senti) ottenuti fino a quel momento e confrontali rispetto al tuo obiettivo finale (la destinazione): ti stai avvicinando o allontanando?
  3. Stabilisci se è il caso di cambiare rotta, trovandone una più efficace, che ti consenta di velocizzare il raggiungimento della destinazione desiderata
  4. Non ascoltare chi ti dice di non cambiare, tu cambi in continuazione ed è solo viaggiando e solcando nuove strade che riuscirai a scoprire quella giusta per te
  5. Passato il nuovo intervallo di tempo fissato, ripeti questa routine costruttiva partendo dal punto 2

Ora ti sto per svelare un mio segreto

Quando parto con un progetto, so esattamente dove voglio arrivare (la mia visione è chiara, il perché è forte e la destinazione precisa e misurabile), ma non so mai come ci arriverò.

In passato avevo l’abitudine di pianificare l’impossibile, ma poi notavo che molte cose stabilite finivano per saltare per aria. Così facevo l’errore di pensare che il problema fosse la destinazione e mi ritrovavo a cambiarla appena le cose non funzionavano.

Sbagliando si impara e l’esperienza, quella fatta cicatrici, finisce per renderti più saggio. Così ho compreso la mia regola d’oro:

Cambia rotta, ma non destinazione!

Questa mia massima, porta a una seconda regola aurea:

Quando hai un perché forte, il come non è mai un problema!

Sappi, però, che c’è sempre un prezzo da pagare e te ne devi assumere la piena responsabilità.

Allora, quando farai la prossima verifica?

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Le Persone del Tuo Team sono Indaffarate o Produttive?

Ti capita mai di osservare persone che fanno tantissime cose ma con scarsi risultati tangibili?

Forse rientri anche tu in questa modalità, oppure hai persone intorno a te  che agiscono così e ti generano un gran nervoso.

Possiamo trattare questo argomento attraverso tre diverse modalità comportamentali che generano tre tipi di personalità:

  1. l’indaffarato
  2. il produttivo
  3. il nomade

L’indaffarato gira a vuoto, spende tantissime energie, si dà un gran da fare, ottenendo risultati scarsissimi rispetto allo sforzo messo in campo.

Il produttivo è focalizzato, sceglie per priorità ed ha imparato a dire di no quando serve. 

Indaffarato è fare tanto
Produttivo è fare le cose giuste

L’indaffarato è un “Maestro del Caos“: lotta con l’organizzazione, è dispersivo, si attiva in base a ciò che gli arriva da fare, va dietro alle urgenze degli altri.

Il produttivo è un “Maestro del Focus“: ama essere organizzato, efficiente e focalizzato. Si attiva in base alle priorità che ha scelto, agisce in base al valore piuttosto che alle urgenze.

Nel mezzo c’è il “Nomade“: si considera focalizzato ma vaga nell’organizzazione.

L’essere indaffarato è un autosabotaggio della mente che porta la persona a pensare di star facendo la cosa giusta, ecco perché persevera nella sua improduttività. Questo tipo di persona ha sempre una scusa pronta che giustifica il non essere riuscita a portare a termine un’attività

Se incalzi sui risultati, l’indaffarato tenderà ad innervosirsi attaccandoti o chiudendosi. Questo è il segnale che la mente è in azione e sta difendendo il proprio programma attivo, provocando una reazione emotiva che creerà un allontanamento dall’argomento risultati.

L’indaffarato ha la sensazione di essere nel giusto, ecco perché misurare è sempre una sana abitudine: i numeri non mentono mai

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Stai Facendo Ciò Che Ti Diverte?

Da imprenditore potresti ritrovarti a fare attività che non ti divertono più e questo è un grande problema che ti consiglio di risolvere velocemente… lascia che ti spieghi il perché.

Sai quando non riesci ad organizzare efficacemente il tuo business, quando non hai le persone giuste al posto giusto, oppure non riesci ad ottenere cose fatte bene?

Queste sono un esempio di situazioni che possono portare a doverti occupare di attività estremamente operative e, per te, poco divertenti.

Ale, ma la barca deve andare avanti…“. Questo è vero, ma solo nel brevissimo periodo.

Se “tamponi” l’emergenze e poi non “organizzi” affinché non debba occuparti tu di queste cose, cadi nella morsa dell’imprenditore schiavo della sua azienda.

Da cosa lo noti?

Ad esempio dal fatto che il tuo tempo non è determinato da te, ma dalle urgenze dall’attività. Tu sei diventato schiavo della tua stessa creatura.

Capita ed anche spesso.

Operativamente sono tutte cose risolvibili (in 25 anni ho aiutato molti imprenditori e manager nel farlo), ma non è di questo che ti voglio parlare, quanto dell’effetto del non fare cose che ti divertono.

Il tuo cervello ha una sua composizione ben specifica e fare cose che non ti divertono, alla lunga, crea il primo effetto emotivo che non a caso si chiama: “mal-essere“. Il tuo “essere“, la tua essenza comportamentale, inizia a star male perché si sta vedendo snaturata.

Il secondo effetto è che, se non comprendi e risolvi velocemente le cause del malessere, perdi progressivamente la tua carica creativa. La tua carica creativa è l’energia più potente che hai, è quella con cui hai risolto problemi paralizzanti e realizzato imprese impossibili.

Ti sentirai scarico, stanco, nervoso o rassegnato. Non è da te e, anche se forse non ci conosciamo, so che è così perché hai anche tu un’anima imprenditoriale.

Quindi, fai un primo check delle attività che stai svolgendo in prima persona. Chiediti se ti divertono o meno e se sono attività tue o che altri dovrebbero fare. Poi, alla fine, scegli… scegli di cambiare le cose, come hai sempre saputo fare.

Ricorda chi sei e vai in disaccordo con ciò che non ti rappresenta!

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Selezionare Persone Intelligenti Non Ti Fa Avere Collaboratori Capaci

Perché spesso le persone che sembrano le più indicate, si rivelano poi nella pratica incapaci?

L’idea di prendere il “primo della classe” così da avere il migliore in squadra è falsa!

In base al modo in cui sono strutturati i nostri cervelli, ciascuno di noi sperimenta una realtà diversa, così ogni percezione è essenzialmente distorta da una sorta di filtro con cui vediamo il mondo.

Questo è un dato di fatto con cui devi fare i conti.

Perciò, se vuoi conoscere se una persona è quella giusta per il ruolo giusto, devi conoscere la sua essenza comportamentale, chi è realmente.

Differenze tra temperamento e carattere, modelli di realtà e sistemi di vita, fanno una notevole differenza nella modalità di comportamento e, quindi, di risultati prodotti.

L’intelligenza analitica è solamente una delle caratteristiche strutturali del cervello, che si combina ad altre due di base.

La combinazione tra le tre componenti, determina il nostro “dna comportamentale” da cui dipendono i nostri risultati presenti e futuri.

Immagina di voler far entrare una persona in un ascensore: puoi spingerla per forzarla, oppure lei potrebbe desiderare di entrarci e farlo naturalmente.

Come si sentirà se la spingi? Come reagirà se si sentirà costretta? Cosa farà alla fine?

Ecco, non tener conto del dna comportamentale delle persone è come spingerle continuamente in un ascensore dove non vogliono entrare… e questo vale anche per te.

Il problema è che né tu né gli altri siete consapevoli di cosa sta accadendo.

Per questo motivo, se pur con tutta la buona volontà, quella persona che sembra essere la migliore potrebbe non produrre risultati. Il suo istinto comportamentale è forzato in attività non naturalmente allineate, per cui tenderà ad essere la persona giusta nel posto sbagliato o la persona sbagliata nel posto giusto.

Non sto dicendo che non è possibile migliorare, ma che è meglio puntare prima sui propri punti forti (le proprie dominanze comportamentali) piuttosto che ostinarsi a spingere su aree più deboli dove si può notevolmente migliorare, ma non naturalmente eccellere.

Per darti l’idea, è come se costringessi un collaboratore molto dinamico e con ottime relazioni interpersonali a stare seduto dietro una scrivania a far conti dalla mattina alla sera. Oppure, viceversa, se spingessi verso attività commerciali una persona molto riservata e con approccio analitico che invece ama avere a che fare con i numeri.

Conoscere le diverse strutture del cervello è essenziale, perché consente di ottenere risultati allineati al proprio essere… ed è qui che accade la magia del talento.

Ma Ale, non è sempre così… A volte ci ho azzeccato!

Sì, hai avuto fortuna!

E sai quanto ti può costare un errore del genere? Dai 35.000 ai 78.000 euro!

Questo è quanto emerso dalla stima di Page Personnel prendendo in esame diverse figure professionali.

È per questo che ti parlerò di come il cervello influenza il tuo business e di come creare strategie efficaci che partano dal tuo dna comportamentale.

Sì… ti dirò anche come scoprire la struttura dei tre cervelli.

PS: Pensavi di averne uno solo?!?